Destra di Popolo.net

IL POST MISTERIOSO DI ENRICO MENTANA: “DEVI CAPIRE TU QUANDO E’ IL MOMENTO DI STACCARE”

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

SONO 15 ANNI CHE IL GIORNALISTA E’ DIRETTORE DEL TG DI LA7: SEMPLICE BILANCIO O ADDIO?

Un criptico post su Instagram di Enrico Mentana agita il pubblico che lo segue da anni. “Il 2 luglio saranno 15 anni da quando presi la guida del tg di La7. Un grande viaggio anche per me che avevo vissuto i primi 12 anni del Tg5 e da redattore ne avevo trascorsi 9 al Tg1. Tutti intensissimi ed esaltanti. Tutti affrontati come fosse ‘per sempre’, senza mai pensare a un altrove, a cosa fare dopo – scrive il direttore su Instagram – Ma il più grande insegnamento è un altro: devi capire tu quando è il momento di staccare, senza che siano gli altri, o il pubblico, a dirtelo”.
Semplice bilancio legato all’anniversario del suo ingresso da direttore al tg di La 7 o addio per il giornalista che nel gennaio scorso ha compiuto 70 anni? Intanto i telespettatori del suo tg commentano allarmati con grande confidenza: “Chicco qua va tutto una merda, non puoi abbandonarci alla vigilia della terza guerra mondiale” scrive uno di loro

(da agenzie)

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DIETRO LA FUGA DI ARTEM USS C’E’ VICTOR ZUBAREV, PARLAMENTARE RUSSO CHE HA SOTTOSCRITTO UN PATTO TRA IL PARTITO DI PUTIN (RUSSIA UNITA) E LA LEGA DI SALVINI

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

SECONDO IL TRIBUNALE DI MILANO, OLTRE A ZUBAREV, DIETRO L’ESFILTRAZIONE DAI DOMICILIARI DI USS C’E’ ANCHE DMITRY CHIRAKADZE, CONDANNATO A 3 ANNI 2 MESI … PER I GIUDICI, GLI UOMINI CHE HANNO FATTO FUGGIRE IL RUSSO NON ERANO “UN’ARMATA BRANCALEONE, MA UN ERA UN COMMANDO COORDINATO

Dietro la fuga di Artem Uss dall’Italia non c’è stata alcuna “compagnia” di “scalzacani” ma “è verosimile che abbia svolto un ruolo chiave” anche “Victor Zubarev, politico di spicco, componente della Duma della Federazione russa, noto alle cronache internazionali per aver contribuito a sottoscrivere un patto tra il partito del presidente Putin e il partito politico della Lega Nord nell’anno 2017”.
Così la giudice del Tribunale di Milano, Ombretta Malatesta, nelle motivazioni della condanna a 3 anni e 2 mesi di reclusione per Dmitry Chirakadze, l’oligarca russo ritenuto la ‘mente’ organizzatrice di secondo livello dietro l’evasione di Artem Uss il 22 marzo 2023 mentre era recluso ai domiciliari a Basiglio, nel Milanese, in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti.
Zubarev, morto lo stesso anno della fuga, è originario del Krasnoyarsk, la stessa regione di cui all’epoca era governatore il padre di Uss, Alexander. Proprio su questa figura e i suoi rapporti con Chirakadze, cittadino svizzero di un’aristocratica famiglia russa, si concentra la sentenza per procurata evasione (è stata esclusa l’aggravante della transnazionalità) nel processo in cui l’accusa è stata sostenuta dal pm Giovanni Tarzia.
Fra il padre di Uss e Chirakadze è emerso un “rapporto di ‘sovraordinazione'” in cui il primo esercita “condizionamento nella vita” e negli “affari” del 54enne, che inizia a interessarsi all’arresto di Artem Uss già il 17 ottobre 2022 (giorno in cui è stato fermato a Malpensa), andando a trovare i suoi avvocati milanesi il 18 ottobre.
È lo stesso imputato che definisce Alexander Uss come un “grande capo”. Di certo – per la giudice – al contrario di quanto hanno cercato di sostenere le “difese”, “l’operazione di esfiltrazione” non è stata una “miracolosa impresa” da parte di un gruppo di “improvvisati soggetti” provenienti dai Balcani
(serbi e sloveni).
Nessuna armata “Brancaleone” ma un “commando coordinato” che ha portato a termine una “operazione delicatissima”. A dispetto degli “imprevisti” sono stati in grado di trasportare “dall’Italia alla Serbia” un “ricercato internazionale” superando “con successo svariati valichi di frontiera”. Chirakadze è stato “l’emissario” della famiglia Uss in Italia, l’uomo su cui riporre la “massima fiducia”, di fatto gli “occhi” e la “bocca” del padre dell’operazione.

(da agenzie)

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TRUMP, RIDACCI L’ORO

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

245 MILIARDI DI DOLLARI IN ORO TRA GERMANIA E ITALIA SONO CUSTODITI NEGLI STATI UNITI

Lingotti d’oro per un valore complessivo di 245 miliardi di dollari potrebbero presto essere trasferiti da New York a Berlino e Roma. Secondo il Financial Times, Germania e Italia starebbero valutando di prelevare il loro oro, conservato dalla Federal Reserve americana, per riportarlo sotto il loro diretto controllo.

Il timore sempre più diffuso, infatti, è che le scintille causate dallo scontro periodico tra il presidente americano Donald Trump e la banca centrale statunitense possano causare un incendio. E che, con un colpo di mano, il tycoon possa guadagnare una sempre maggiore influenza sulle politiche della Fed. Andando a limitare la capacità di accedere ai lingotti in caso di crisi.
Stati Uniti, Germania e Italia: i tre fulcri del triangolo dorato, essendo i Paesi che hanno a loro disposizione la maggiore riserva aurea al mondo. Secondo i dati del World Gold Council, Berlino segue a distanza Washington con 3.352 tonnellate mentre Roma occupa l’ultimo gradino del podio con 2.452 tonnellate. Le due capitali europee, però, hanno affidato una buona fetta delle loro riserve proprio a New York. Rispettivamente il 37% dell’oro tedesco e il 43% di quello italiano, per un valore complessivo di 245 miliardi.
Una ricchezza che non è mai stata in discussione, perché sotto il diretto controllo della banca più potente e influente al mondo, ma che adesso rischia di traballare. Soprattutto di fronte alle minacce di Trump nei confronti della decisione della Fed di non abbassare i tassi: «Forzerò qualcosa».
Si tratta di una semplice eredità storica, in particolare di quegli accordi di Bretton Woods che nel 1944 avevano inchiodato i cambi delle valute di tutto il mondo al valore del dollaro, a sua volta fissato al valore dell’oro. In quegli anni, insomma, avere i lingotti negli Stati Uniti era una sicurezza.
E il collasso degli accordi nel 1971, con l’uscita degli Usa ordinata dall’allora presidente Richard Nixon, non ha intaccato la decisione di Germania e Italia. Parigi, al contrario, aveva anticipato la decisione di Washington ritirando tutti i suoi lingotti per paura dell’implosione del sistema monetario internazionale.
Nel 2013, in realtà, la Bundesbank tedesca aveva deciso di depositare metà delle sue riserve a Berlino, trasferendo 674 tonnellate di lingotti da Parigi e New York a Francoforte. Una mossa per salvaguardare una parte delle proprie riserve,
Il rischio, si mormora nel Bundestag, è che «Trump possa manomettere l’indipendenza della Fed, limitando il controllo dell’oro da parte delle banche centrali europee».
Anche perché, in caso di crisi, «quello che conta davvero è il controllo fisico delle riserve».
È lo stesso Financial Times a ricordare come uno dei cavalli di battaglia della premier Giorgia Meloni, prima della vittoria elettorale, fosse proprio il rimpatrio della riserva. Ora, invece, dal suo partito filtra una linea opposta: «La posizione geografica dell’oro ha solo un’importanza relativa», ha detto Fabio Rampelli di FdI. «È in custodia di uno storico amico e alleato».

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IL SACERDOTE DI PIANO SORRENTO A MESSA INDOSSA LA TUNICA CON I COLORI DELLA PALESTINA: “DOBBIAMO SCHIERARCI, PER DIFENDERE CHI NON SI PUO’ DIFENDERE”

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

“NON RISPONDIAMO AL MALE COL MALE”

Si chiama don Rito Maresca e sta diventando virale sui social perché domenica scorsa, durante la celebrazione del Corpus Domini a Mortora, frazione di Piano di Sorrento, nel Napoletano, ha deciso di indossare l’abito talare con i colori della bandiera palestinese.
Il bianco stavolta è stato accompagnato dai colori rosso, verde, nero. «Dobbiamo schierarci», ha scritto il prete su Facebook, «per difendere la vita e per difendere chi non può difendersi». «A Gaza si spezzano corpi innocenti. E noi, mentre adoriamo il Corpo di Cristo non possiamo restare in silenzio», ha dichiarato domenica il prete ai suoi fedeli. «Mi domando quando mai Gesù è stato opportuno nel Vangelo. Chiediamo – spiega – grazie e luce per non cadere nella spirale dell’odio, per non rispondere al male col male, ma portando luce nel buio, speranza in questo mondo, nelle nostre vite, nei nostri occhi, nelle nostre comunità, fino a raggiungere il mondo intero. E per questo abbiamo bisogno di aiuto, di chiedere misericordia e perdono per tutte le volte in cui anche noi abbiamo contribuito alle divisioni, a spezzare l’unità. Per questo chiediamo misericordia e perdono».
«Ho scelto di non fare carriera, ma sono contento perché libero»
Il prete ha ringraziato la parrocchia di Mortora e «a chi crede che ciascuno di noi può fare la differenza nel proprio ambito di vita. A volte qualcuno mi ha detto ‘presto andrai via da qui perché ti faranno vescovo’, tranquilli. Con oggi (domenica, ndr.) ho scelto di non fare carriera, ma sono contento perché libero».

(da Open)

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SONO STATI ARRESTATI A ROMA DUE POLIZIOTTI ACCUSATI DI AVERE VENDUTO HASHISH, SEQUESTRATO DURANTE LE OPERAZIONI ANTIDROGA, A UNA BANDA DI NARCOTRAFFICANTI MAROCCHINI

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

NEI LORO VERBALI, GLI AGENTI DIMINUIVANO LE QUANTITÀ CONFISCATE: SAREBBERO ALMENO 60 I CHILI DI DROGA “SPARITI”… LA FINANZA HA ARRESTATO 14 MEMBRI DELLA GANG, MENTRE ALTRI CINQUE POLIZIOTTI SONO INDAGATI

Sedici arresti per traffico di droga. Fra loro anche due poliziotti del commissariato San Lorenzo, mentre cinque colleghi – di cui uno in pensione – sono indagati.
L’operazione è stata condotta a termine lunedì mattina dai finanzieri del Gico della Guardia di Finanza coordinati dalla Dda. In particolare ai poliziotti viene contestato il fatto di essersi appropriati e di aver ceduto droga (hashish) ai componenti della banda di marocchini tagliando i quantitativi sequestrati sui verbali.
Al momento sono stati accertati circa 60 chili di stupefacente spariti durante le operazioni antidroga. […] Le misure cautelari sono state emesse dal gip Emanuela Attura su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
La banda era guidata per chi indaga dai fratelli Mourad e Mohamed Rafia, detti «Khachba» e «Combat». I proventi del traffico di droga venivano trasferiti all’estero. Gli episodi contestati risalgono al 2022.
In particolare agli agenti sono contestati di aver omesso di sequestrare chili di hashish durante le perquisizioni e l’arresto di uno dei componenti della banda, e di aver restituito quasi 60 chili di stupefacente nel parcheggio del centro commerciale alla Rustica a un informatore, sempre del gruppo, per aver consentito di arrestare un altro trafficante.
COME AGIVA LA BANDA: I TELEFONINI CRIPTATI
Dagli accertamenti investigativi è emerso che un complice della banda agiva da Spagna e Marocco organizzando trasporti di droga su strada per oltre 1,4 tonnellate in Italia. Ognuno aveva il suo compito: contatto con i fornitori, trasporto, custodia e distribuzione dello stupefacente, riscossione dei proventi e loro riciclaggio tramite canali di trasferimento.
In più c’era una cassa comune per stipendiare i complici, ma anche fornire assistenza legale in caso di arresto, compresa quella economica, e reperire armi da fuoco nonché i veicoli con doppifondi.

(da agenzie)

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LE IMMAGINI SATELLITARI METTONO IN DUBBIO LE AFFERMAZIONI DI TRUMP SUL SUCCESSO DEGLI ATTACCHI ALL’IRAN

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

VI SONO DANNI SIGNIFICATIVI MA NON NELLA MISURA SOSTENUTA DA TRUMP

Le immagini satellitari scattate dopo il tentativo dell’esercito statunitense di distruggere le strutture nucleari iraniane mostrano danni significativi ai siti nucleari di Teheran, ma non necessariamente nella misura sostenuta da Donald Trump.
Le immagini indicano danni al suolo – tra cui nuovi cratebuchi sulle creste delle montagne e tunnel crollati – ma non forniscono la prova definitiva che le strutture sotterranee pesantemente fortificate siano state violate.
Il Presidente degli Stati Uniti si era vantato che le strutture nucleari erano state “completamente e totalmente cancellate” nell’attacco. “Il danno maggiore è avvenuto molto al di sotto del livello del suolo”, ha affermato. “Centro!!!”
Le immagini satellitari pubblicate da Maxar Technologies hanno mostrato diversi crateri e nuovi fori in cima al crinale del complesso sotterraneo di Fordow, nonché gli ingressi dei tunnel bloccati dalla sporcizia. Secondo le immagini, un grande edificio di supporto è rimasto intatto.
Il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Mariano Grossi, ha dichiarato che nessuno “è in grado di valutare i danni sotterranei di Fordow”.
E ha aggiunto: “Per quanto riguarda la valutazione del grado di danno nel sottosuolo, su questo non possiamo pronunciarci. Potrebbe essere importante, potrebbe essere significativo, ma nessuno… né noi né nessun altro è in grado di dire quanto sia stato danneggiato”.
L’agenzia ha dichiarato che non c’è stato alcun rilascio di radiazioni nucleari dall’impianto.
Il generale Dan Caine, presidente dei capi di stato maggiore congiunti degli Stati Uniti, ha affermato che la valutazione dei danni della battaglia è ancora in corso. “Sarebbe troppo presto per me commentare ciò che potrebbe o meno essere ancora lì”, ha detto.
Fordow è il secondo impianto di arricchimento nucleare dell’Iran dopo il complesso principale di Natanz. È sepolto in profondità, pesantemente fortificato e si stima che contenga 2.700 centrifughe per l’arricchimento dell’uranio.
Un’immagine satellitare di Natanz ha mostrato un nuovo cratere di circa 5,5 metri di diametro. Sebbene il cratere fosse chiaramente visibile nella sporcizia, ha dichiarato Maxar in un comunicato, le immagini non hanno fornito prove conclusive che l’attacco statunitense sia penetrato nella struttura sotterranea a circa 40 metri sotto la superficie e protetta da uno strato di cemento e acciaio spesso 8 metri.
L’attacco al Centro di tecnologia e ricerca nucleare di Isfahan sembra aver colpito alcune strutture legate alla conversione dell’uranio e “ingressi a tunnel utilizzati per lo stoccaggio di materiale arricchito”, ha dichiarato l’osservatorio nucleare delle Nazioni Unite.
L’impianto era stato precedentemente bombardato da Israele.
Si ritiene che l’Iran abbia riempito i tunnel dei suoi siti nucleari prima degli attacchi statunitensi, in modo da smorzare l’effetto dell’operazione americana di domenica.
Un’analisi delle immagini satellitari effettuata dall’Istituto per la scienza e la sicurezza internazionale ha indicato che i tunnel del sito di Isfahan sono stati probabilmente riempiti prima dell’attacco.
Le immagini scattate da Airbus e valutate dall’organizzazione no-profit di Washington hanno mostrato camion che scaricavano terreno nei tunnel del sito venerdì.
Diversi esperti hanno anche avvertito che l’Iran ha probabilmente spostato da Fordow, prima dell’attacco, una scorta di uranio altamente arricchito di grado prossimo alle armi. Questo potrebbe essere nascosto in posizioni sconosciute a Israele, agli Stati Uniti e agli ispettori nucleari delle Nazioni Unite.

(da independent.co.uk)

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GLI AMERICANI POSSONO DORMIRE SONNI TRANQUILLI: TRUMP HA NOMINATO UN 22ENNE, SENZA ALCUNA ESPERIENZA E CON UNA FACCIA NON PARTICOLARMENTE SVEGLIA, ALL’AGENZIA INCARICATA DI PREVENIRE IL TERRORISMO

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

SI CHIAMA THOMAS FUGATE E IN PASSATO HA LAVORATO COME PAESAGGISTA, GIARDINIERE E IMPIEGATO IN UNA DROGHERIA. MA ESSENDO UN GRANDE FAN DI DONALD, HA OTTENUTO L’IMPIEGO

Tra le minacce di punizione da parte dell’Iran in seguito all’attacco militare statunitense a tre siti nucleari iraniani, i critici hanno intensificato l’esame del ventiduenne a cui il presidente Donald Trump ha assegnato un importante incarico di prevenzione del terrorismo.
In un post pubblicato domenica mattina su X, il senatore Chris Murphy ha criticato Trump per aver nominato il ventiduenne Thomas Fugate a un ruolo presso il Dipartimento di Sicurezza
Nazionale (DHS) in cui supervisiona il Centro per i programmi di prevenzione e i partenariati (CP3), una divisione dell’agenzia incaricata della prevenzione del terrorismo.
“Mentre la nostra nazione si prepara a possibili attacchi terroristici iraniani, questa è la persona che Trump ha messo a capo della prevenzione del terrorismo”, ha scritto Murphy, riferendosi a Fugate. “22 anni. Esperienze lavorative recenti: paesaggista/impiegato di drogheria. Mai lavorato un giorno nell’antiterrorismo. Ma è un grande fan di Trump. Così ha ottenuto il lavoro”.
Un’inchiesta di Pro Publica del 4 giugno sul background di Fugate ha rivelato un curriculum incredibilmente scarno. Fugate ha ottenuto il lavoro a maggio dopo che William Braniff – un veterano dell’esercito con oltre due decenni di esperienza nella sicurezza nazionale – si è dimesso per protesta contro i tagli al CP3.
Sulla sua pagina Linkedin, Fugate ha dichiarato di aver trascorso diversi mesi a svolgere “lavori di cura del prato nel mio quartiere” e di aver lavorato part-time come commesso presso un supermercato H-E-B.
“Forse è un ragazzo prodigio. Forse è Doogie Howser e a 21 anni, o qualunque cosa sia, ha tutte le carte in regola per guidare l’ufficio. Ma è improbabile che sia così”, ha dichiarato a ProPublica un ricercatore dell’antiterrorismo che ha lavorato per anni con i funzionari del CP3. “Sembra come mettere il tirocinante al comando”.

(da agenzie)

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“SE DA DAGOSPIA SI PASSA A GIORGIASPIA È LA FINE DELLO STATO DI DIRITTO”: MATTEO RENZI È L’UNICO POLITICO DELL’OPPOSIZIONE CHE CONTINUA A INCALZARE GIORGIA MELONI E ALFREDO MANTOVANO PER IL CASO DEI GIORNALISTI SPIATI ILLEGALMENTE CON LO SPYWARE DI PARAGON

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

“IL GIORNALISMO PUÒ E DEVE CONTROLLARE IL GOVERNO. IL GOVERNO INVECE NON PUÒ CONTROLLARE I GIORNALISTI” … “SE FANNO QUESTO AL TELEFONINO DI UN GIORNALISTA FAMOSO, POTETE IMMAGINARE CHE COSA SONO IN CONDIZIONI DI FARE A UN CITTADINO COMUNE?”

“La vicenda dello spionaggio ai danni dei giornalisti è sempre più incredibile. E il bello è che tocca a me difendere giornalisti contro cui ho sempre discusso o litigato. Ma una cosa è discutere con i giornalisti e una cosa è spiare i giornalisti. Mi fa ridere chi mi dice: ma proprio tu che hai querelato decine di persone ti metti a fare il paladino della libertà di stampa?
È il sintomo che ormai il populismo annebbia definitivamente le menti. È ovvio che io querelo chi dice il falso su di me. Se uno scrive che io sono un ladro, ho il dovere – non solo il diritto – di agire in sede giudiziaria per difendere il mio onore. Ma se accetto che le Istituzioni comprino software che spiano i giornalisti non è più problema di onore o di querele: è un problema di Stato di diritto. Chi non lo capisce è in malafede!”. A scriverlo nella sua e-news è il senatore di IV Matteo Renzi.
“Il fatto che ci sia anche Dagospia tra le testate intercettate è un salto di qualità – aggiunge – Dagospia è un sito irriverente e fuori dagli schemi, una testata che dà molte notizie: non tutte vere, per me, e infatti siamo andati in causa in più di una circostanza. Ma attenzione: il giornalismo può e deve controllare il Governo. Il Governo invece non può controllare i giornalisti”.
“Se da Dagospia si passa a Giorgiaspia è la fine dello Stato di diritto. Mi sconvolge che su questo tema combatto in solitudine. Sarà che mi hanno pubblicato intercettazioni, conti correnti, lettere private a mio padre, atti giuridici privati e dunque ci sono passato e so quanto male fa essere messo alla berlina pur non avendo fatto nulla di male. Ma ho giurato a me stesso che non avrei mai accettato che facessero ad altri ciò che ha fatto male a me!”, prosegue Renzi.
“Ripeto quello che ho detto dalla Gruber: se fanno questo al telefonino di un giornalista famoso, potete immaginare che cosa sono in condizioni di fare a un cittadino comune?”, conclude il parlamentare.
(da agenzie)

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L’ATOMO FUGGENTE: IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO NON SI PUÒ DISTRUGGERE CON LE BOMBE: L’URANIO ARRICCHITO ERA STATO PROBABILMENTE SPOSTATO DAL SITO NUCLEARE DI FORDOW. GLI IMPIANTI HANNO SUBITO DANNI INGENTI, MA NON DEFINITIVI

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

IN TRE DECENNI L’IRAN HA ACQUISITO GRAN PARTE DELLE CONOSCENZE PER COSTRUIRE UNA BOMBA, CHE NON POSSONO ESSERE ELIMINATE CON CAMPAGNE MILITARI. AL MASSIMO, I RAID POSSONO RITARDARE LA COSTRUZIONE DELLA BOMBA

Il giorno dopo che il presidente Donald Trump ha dichiarato che il programma nucleare iraniano era stato “completamente e totalmente
annientato” dalle bombe americane anti-bunker e da una raffica di missili, lo stato effettivo del programma sembrava molto più confuso, con alti funzionari che ammettono di non conoscere il destino delle riserve di uranio iraniano arricchito ad un livello vicino a quello necessario per una bomba. Riserve che gli iraniani potrebbero aver messo in salvo in tempo.
I dubbi rimbalzano sui media Usa.
“Lavoreremo nelle prossime settimane per assicurarci di fare qualcosa con quel combustibile e questo è uno degli argomenti su cui parleremo con gli iraniani”, ha detto lo stesso vicepresidente J.D. Vance ad Abc, riferendosi ad una quantità di uranio sufficiente a produrre nove o dieci armi atomiche.
Ciononostante, ha sostenuto che il potenziale del paese per trasformare quel combustibile in armi e’ stato sostanzialmente ridimensionato perché non ha più le attrezzature per trasformarlo in armi operative.
Nel briefing con i giornalisti, is Segretario alla Difesa Pete Hegseth e il capo di stato maggiore congiunto, Dan Caine, hanno evitato le affermazioni massimaliste di Trump sul successo dell’operazione. E hanno affermato che una valutazione iniziale dei danni subiti in battaglia in tutti e tre i siti colpiti dai bombardieri B-2 dell’Aeronautica Militare e dai missili Tomahawk della Marina ha mostrato “gravi danni e distruzione”. Ma gli esperti dicono che serviranno settimane per capire quanto l’attacco e’ stato devastante ed efficace.
Gli Stati Uniti indagano su quanto sia stato distrutto il programma nucleare iraniano e su quanto rimanga ancora da far
I funzionari dell’amministrazione Trump hanno dichiarato domenica che gli attacchi aerei e missilistici contro le infrastrutture nucleari
iraniane sono stati un colpo devastante che ha probabilmente fatto regredire il programma nucleare iraniano per anni.
Ma Israele e gli Stati Uniti potrebbero comunque scoprire che la battaglia pluridecennale condotta contro le attività nucleari di Teheran potrebbe continuare all’infinito se gli iraniani riuscissero a trasferire alcune delle loro scorte di uranio altamente arricchito e altre attrezzature prima dell’attacco dell’esercito americano.
Il generale dell’aeronautica Dan Caine, presidente degli Stati Maggiori Riuniti, ha dichiarato domenica ai giornalisti che l’operazione è stata “progettata per degradare gravemente” l’infrastruttura nucleare iraniana. Ma ha detto che sono necessarie ulteriori valutazioni dei danni prima che il Pentagono possa escludere la possibilità che una parte della capacità nucleare iraniana sia rimasta.
L’attacco a sorpresa degli Stati Uniti è stato lanciato un minuto dopo la mezzanotte di sabato mattina, quando sette bombardieri B-2 stealth sono decollati dalla base aerea di Whiteman, nel Missouri, trasportando 14 bombe bunker da 30.000 libbre.
I bombardieri hanno volato per 18 ore, rifornendosi più volte in volo e collegandosi con una serie di caccia americani avanzati.
In totale, i bombardieri hanno sganciato 14 bombe pesanti, note come Massive Ordnance Penetrators, contro gli impianti nucleari di Fordow e Natanz tra le 18:40 e le 19:05, ora orientale.
Il vicepresidente JD Vance ha dichiarato che gli attacchi aerei e missilistici sono stati così decisivi da aver bloccato l’unica opzione nota di Teheran per sviluppare armi nucleari.
“Penso che ci vorranno molti, molti anni prima che gli iraniani siano in grado di sviluppare un’arma nucleare”, ha dichiarato Vance a “Meet the Press” della NBC
Ma alcuni esperti hanno sottolineato le incertezze sullo stato del programma iraniano, sollevando la possibilità che gli Stati Uniti e Israele debbano ancora tenere sotto controllo l’Iran per gli anni a venire, per essere sicuri che non stia cercando di ricostruire il suo programma nucleare – e persino usare di nuovo la forza per impedirlo.
“Possiamo ragionevolmente supporre che le centrifughe di Fordow e Natanz siano state distrutte”, ha dichiarato in un’intervista Richard Nephew, ex negoziatore con l’Iran durante le amministrazioni Biden e Obama. “Ma non sappiamo ancora se si tratta di tutte le centrifughe. E non sappiamo cosa potrebbero aver portato via prima dell’attacco, soprattutto le scorte di uranio arricchito dell’Iran”.
L’Iran ha sempre insistito sul fatto che il suo programma nucleare è puramente pacifico, destinato a scopi civili. I funzionari dell’amministrazione Trump non hanno abbandonato l’obiettivo di raggiungere un accordo con l’Iran che possa risolvere le questioni relative alle capacità residue e al lavoro futuro dell’Iran.
Vance ha alluso a questa possibilità in un’apparizione televisiva di domenica a “This Week” della ABC. Alla domanda se l’Iran potrebbe ancora conservare una scorta di uranio già arricchito, ha sostenuto che sarebbe inutile senza gli altri componenti del programma iraniano, ma ha aggiunto che si tratta comunque di una capacità che gli Stati Uniti vogliono eliminare.
“Nelle prossime settimane lavoreremo per garantire che si faccia qualcosa con quel combustibile e questa è una delle cose di cui parleremo con gli iraniani”, ha detto Vance.
Grossi ha dichiarato che Fordow, che è stata bersagliata da una dozzina di bombe bunker che gli Stati Uniti hanno sganciato, ognuna delle quali trasportava l’equivalente di circa quattro tonnellate di
TNT, è stata colpita direttamente. Tuttavia, ha avvertito che “il grado di danno all’interno dei capannoni di uranio non può essere determinato con certezza”.
Le immagini satellitari raccolte dalla Maxar Technologies dopo l’attacco di sabato mostrano diversi grandi buchi in una cresta sopra l’installazione sotterranea. Alcuni dei colpi sono apparsi vicini al sistema di ventilazione, un potenziale punto debole nella progettazione del sito. Gli attacchi hanno lasciato il sito coperto da uno strato di cenere grigio-blu.
Natanz è stata colpita da due bunker buster, mentre Isfahan è stata colpita da più di due dozzine di missili da crociera lanciati dal mare, anche se non è chiaro se tutti i depositi sotterranei di uranio arricchito dell’impianto siano sepolti sotto cumuli di macerie o siano stati spostati prima dell’attacco.
In tre decenni l’Iran ha acquisito gran parte delle conoscenze per costruire una bomba, che non possono essere eliminate con campagne militari, hanno detto gli analisti.
“Non esiste una soluzione militare che possa eliminare completamente questo programma”, ha dichiarato Dana Stroul, ex vice segretario alla Difesa per il Medio Oriente nell’amministrazione Biden.
Allo stesso tempo, alcuni esperti ed ex funzionari ritengono che i danni causati dalle forze statunitensi e israeliane complicherebbero enormemente qualsiasi tentativo dell’Iran di sviluppare segretamente una bomba nucleare.
Oltre agli attacchi statunitensi e israeliani potenzialmente paralizzanti contro i siti di arricchimento noti dell’Iran, Israele ha attaccato altri luoghi chiave. Tra questi, l’impianto di conversione per la produzione di uranio che può essere arricchito e un sito per la
conversione dell’uranio arricchito nel metallo necessario per la bomba.
Israele ha anche attaccato gli impianti di produzione di centrifughe in tutto il Paese, necessari per realizzare le macchine necessarie all’arricchimento.
Sebbene molti dei componenti di cui l’Iran avrebbe bisogno per un programma nucleare possano essere ricostruiti, ricreare in segreto questa catena di approvvigionamento di attrezzature per un’arma sarebbe difficile, anche a causa dell’efficacia con cui l’intelligence israeliana ha spiato il lavoro nucleare dell’Iran.
Gary Samore, esperto di non proliferazione e direttore del Crown Center for Middle East Studies della Brandeis University, ha dichiarato: “Sebbene l’Iran conservi scienziati nucleari, conoscenze e uranio arricchito e forse qualche residuo del suo programma di arricchimento, la ricostruzione sarà molto difficile e richiederà molto tempo e sarà vulnerabile a ulteriori sabotaggi e persino ad attacchi militari”.
(da agenzie)

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