Giugno 17th, 2025 Riccardo Fucile
LE CARTE DELL’INCHIESTA: I RAPPORTI DEL POLITICO CON QUATTRO IMPRENDITORI E L’ACCUSA DI CORRUZIONE IN CAMBIO DI APPALTI PUBBLICI NELLA GESTIONE DI MINORI STRANIERI
Un sistema consolidato di scambi di favori, soldi e utilità personali in cambio di appalti pubblici e atti contrari ai doveri d’ufficio: è questo il quadro che emerge dalle due indagini della procura di Genova che coinvolgono l’assessore comunale alla sicurezza e protezione civile, Sergio Gambino, accusato a vario titolo di corruzione, abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio.
Insieme a lui risultano indagati anche Luciano Alessi, Artan Taipi, Francesco Fracchiolla, Enrico Malagamba e Artur Marashi. I fatti contestati si estendono dal 2022 al 2025. Gli indagati di tutti i filoni di indagine sono difesi dagli avvocati Andrea Tonnarelli, Igor Dante, Rachele De Stefanis, Federico Cappellini e Mauro Casu.
I soldi alla moglie tramite la Dentaland
Al centro della vicenda, numerosi pagamenti sospetti a beneficio della moglie dell’assessore, Ioana Ilinca Gambino, titolare dello studio odontoiatrico Dentaland srl. Secondo le indagini, solo Luciano Alessi avrebbe versato oltre 35.000 euro tra aprile e settembre 2023 alla società Dentaland. Altri 20.000 euro sarebbero arrivati da Alessi e Taipi tramite le società Ponteggi Sadis srl e Atp Ponteggi srl.
Diverse di queste somme sono ritenute prive di reale giustificazione economica e legate a prestazioni inesistenti.
Ma i vantaggi non si sarebbero limitati al denaro. Gambino avrebbe ottenuto da Alessi anche il pagamento dell’affitto di due locali per eventi legati alla campagna elettorale – l’Estoril nel 2022 e il Makò nel 2024 – per un totale di quasi 10.000 euro.
Inoltre, Taipi avrebbe messo gratuitamente a disposizione dell’assessore e della sua famiglia un appartamento in via Torti per quattro mesi e una stanza nella struttura ricettiva Corvetto Rooms in diverse occasioni del 2024.
Appalti in cambio di favori
In cambio, Gambino avrebbe favorito l’assegnazione di contratti pubblici. In particolare, appalti per la gestione dei minori stranieri non accompagnati nella struttura di via Rolla 16/B, a favore di società riconducibili ad Alessi.
Gli affidamenti, secondo gli inquirenti, sarebbero stati ottenuti illegittimamente, in violazione del Codice degli appalti e del Terzo Settore. Il Comune di Genova avrebbe liquidato alla Cirneco srl, tra gennaio 2023 e marzo 2024, oltre 1,6 milioni di euro.
(da GenovaToday)
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Giugno 17th, 2025 Riccardo Fucile
“HO SUBITO LA MACCHINA DEL FANGO IN CAMPAGNA ELETTORALE, HO VISTO MIA MADRE E MIA NONNA PIANGERE PERCHE’ NON SI CAPACITAVANO DEL LIVELLO DI DIFFAMAZIONE NEI MIEI CONFRONTI, MA I MIEI AVVERSARI NON HANNO CAPITO CON CHI AVEVANO A CHE FARE, NON MI FERMANO”…. “COSA ASPETTANO MELONI E FDI A PRENDERE LE DISTANZE DAL LORO ASSESSORE? IL LORO SILENZIO E’ ASSORDANTE”
Per ora nessun provvedimento in attesa degli sviluppi giudiziari, ma il Comune di Genova è al lavoro per una “riorganizzazione” della polizia locale dopo l’inchiesta deflagrata stamattina per corruzione (nei confronti dell’ex assessore Sergio Gambino), rivelazione di segreto d’ufficio (contestata al comandante Gianluca Giurato) e diversi abusi che avrebbero commesso alcuni agenti nei confronti di persone arrestate. Lo ha annunciato la sindaca Silvia Salis nella conferenza stampa convocata a Tursi a fine giornata insieme al vicesindaco Alessandro Terrile e all’assessora alla Sicurezza Arianna Viscogliosi.
“Genova è stufa di finire sulle cronache per questo tipo di motivi, bisogna iniziare una storia nuova – ha esordito Salis -. Siamo qui proprio per difendere l’operato della polizia locale, al fianco della quale siamo in questo momento difficile. La polizia locale nella grandissima maggioranza opera nel totale rispetto delle regole e a sostegno di questa città. Siamo già al lavoro per una riorganizzazione necessaria dopo i fatti emersi. Abbiamo il massimo rispetto e la massima fiducia nella procura e nel suo operato. Non vogliamo essere giustizialisti, ma pretendiamo che venga fatta chiarezza”.Giurato, accusato di aver diffuso il dossier su un incidente stradale provocato da Silvia Salis nel 2024, fatto pubblicato dal quotidiano La Verità a ridosso delle elezioni, stamattina si è presentato regolarmente nel suo ufficio al Matitone e non ha rassegnato le dimissioni. “Non ha i telefoni da stamattina, non ho avuto modo di parlarci”, ha spiegato la sindaca, facendo riferimento al sequestro dei cellulari. Giurato ha comunque inviato un messaggio all’assessora Viscogliosi da un nuovo numero di telefono. Le attività di comando sono state assunte dal suo vice Fabio Manzo.
Salis studia la rivoluzione per la polizia locale
In ogni caso quella che ha in mente Salis è una rivoluzione all’interno del corpo: “Vanno ridefinite le competenze e riportate alle reali competenze della polizia locale che non devono essere contrapposte alle competenze delle altre forze di polizia. Questo genera confusione anche nelle indagini. È il momento per un cambio di passo. Un approccio repressivo al tema della sicurezza non funziona. È importante che si crei un clima diverso nella polizia locale, è importante che si avverta che è cambiata la guida. Ognuno deve fare il lavoro e deve sentirsi libero di esprimersi nei limiti della legge, ma chiunque vada fuori dai limiti deve essere sanzionato. Invito chiunque abbia notizia di comportamenti di questo tipo a denunciare”.
Poi un messaggio a tutti i dipendenti comunali: “Siamo grati per come stanno affrontando queste ore, per lo sforzo che stanno facendo, per essersi messi a disposizione delle indagini. Li prego di denunciare tempestivamente se dovessero assistere a fatti di questo genere. Se qualcuno li obbliga a fare qualcosa che non dovrebbero fare, li prego di denunciare. Questo Comune non lo accetta. Chiunque farà una cosa di questo genere verrà cacciato dal Comune di Genova e da questa giunta. Nessuno si dovrà trovare in questa condizione se fare quello che gli dicono o quello che ritiene giusto fare. Chi era nella posizione di chiedere una cosa che non poteva chiedere l’ha fatto facendo valere il suo potere: una responsabilità politica gravissima”.
“Da stamattina tutti gli uffici interessati hanno prestato la massima collaborazione agli inquirenti – ha aggiunto Terrile -. Le attività sono complesse e non sono ancora terminate, stanno ancora acquisendo atti. Noi confermiamo la piena fiducia e la massima collaborazione all’autorità giudiziaria”. “Gli uffici del Comune – ha aggiunto – non hanno nessun contezza dei fatti, ogni valutazione sarà rimessa all’attività informativa che gli
uffici comunali stanno compiendo con la collaborazione della Procura per capire i margini”.
“I fatti, ancorché non accertati, hanno gravità anche sul piano politico – ha rincarato Terrile -. Il fatto che forze di polizia locale utilizzino informazioni che devono detenere solo a fini di ufficio per fare propaganda politica è un fatto molto grave che non attiene solo al tema della democrazia e delle elezioni, perché abbiamo visto che a poco è servito, ma fanno intendere che la libertà di tutti i cittadini possa essere intaccata dal fatto che qualcuno, se vuole, possa usare informazioni che non dovrebbe usare. Su questo ci sarà da parte della giunta un’attività inflessibile per accertare cosa sia potuto succedere. Qualunque fosse il cittadino interessato è un fatto grave. Mi aspetto che le forze di minoranza prendano le distanze”.
Il dossieraggio e il caso dell’incidente stradale
Sul dossieraggio che ha portato alla pubblicazione di articoli in campagna elettorale (tra cui la notizia di un investimento col semaforo rosso, poi rivelatasi infondata), Salis non si dichiara stupita: “Questo è il modo in cui certa politica pensa di fare politica, attacchi personali sulla vita privata. Sono state seguite persone che vivono intorno a me, siamo arrivati a un livello imbarazzante. Pensare che questa sarebbe stata la grande bomba mediatica che avrebbe rovinato il mio percorso verso le elezioni la dice lunga sulla qualità di questa classe politica. Credo che il livello di aggressività della politica sia allarmante. Mi chiedo sia possibile arrivare a guardare nella spazzatura delle persone per vedere cosa mangiano. È una delle cause per cui le persone non vanno più a votare”.
“Non solo è stata fatta una campagna architettata per danneggiare un candidato, ma la cosa grottesca è che questa cosa sia stata fatta usando una posizione di potere su un dirigente – prosegue Salis -. Obbligare i sottoposti a fare qualcosa da usare contro qualcun altro è di una gravità enorme e incommentabile anche a livello umano e ideologico”.
Chiederà i danni per l’episodio che l’ha vista coinvolta in campagna elettorale? “È una cosa che valuterò, non ci ho pensato ancora, mi interessa che la procura faccia il suo lavoro. Il danno magari è stato temporaneo, il danno più grande è stato vedere soffrire persone che amo. Ho un ricordo di quei giorni, ricordo mia madre e mia nonna con le lacrime, non si facevano una ragione del fatto perché si arriva a fare questo. Io vedo la totale inefficacia di questo modo di fare politica, mi fa sorridere quando viene da destra, dove hanno come esempio Berlusconi che è stato attaccato in ogni forma senza alcun risultato: non hanno imparato nessuna lezione”.
Salis: “L’opposizione prenda le distanze da Gambino”
La sindaca chiede una presa di posizione da parte del centrodestra: “Mi chiedo se qualcuno dell’opposizione abbia detto qualcosa, al momento non mi risulta. Anche questo è strano. Hanno fatto dichiarazioni su dove vado in vacanza, come mi vesto, dove ho il box. Io prenderei le distanze”.
Quindi, riferendosi in particolare all’assessore Gambino accusato di corruzione in uno dei filoni d’indagine: “Questi fatti meriterebbero una fortissima presa di posizione del partito di appartenenza. Io sono sempre garantista, aspettiamo di vedere l’evoluzione di questa indagine. Se verificati, sono fatti molto gravi per i quali mi aspetto una fortissima presa di posizione di Fdi“.
(da Genova24)
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Giugno 17th, 2025 Riccardo Fucile
LA FOGNA SOVRANISTA SCOPERCHIATA GRAZIE A DUE AGENTI DONNA CHE HANNO DENUNCIATO I FATTI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DOPO ESSERSI RIVOLTE INUTILMENTE ALL’ASSESSORE GAMBINO (FDI) E AL COMANDANTE DELLA POLIZIA LOCALE
Sono 15 gli agenti del reparto sicurezza urbana della polizia locale indagati a vario titolo per
lesioni, peculato e falso ideologico nell’ambito di uno dei due filoni di inchiesta che ha portato questa mattina agenti della Squadra Mobile e Nucleo di Polizia giudiziaria della guardia di finanza a perquisire gli uffici comunali al Matitone.
L’indagine è coordinata dalla pm Sabrina Monteverde. Nelle carte dell’inchiesta anche alcune chat tra gli agenti il cui contenuto sarebbe stato allegato a un esposto fatto arrivare in Procura da due agenti della locale.
L’inchiesta partita dalla denuncia di due agenti donne
Sono loro che, indignate dal comportamento di alcuni colleghi, si erano rivolte lo scorso ottobre direttamente all’assessore alla polizia locale Sergio Gambino per segnalare la presenza di una chat parallela al reparto. “Quei bravi ragazzi” l’avevano chiamata e dentro ironizzavano sulle persone – soprattutto
straniere – fermate in modo violento, minacciate e prese a schiaffi. L’assessore, secondo quanto emerso dalla indagini, aveva chiesto al comandante della polizia locale Gianluca Giurato di verificare. E lui – sempre secondo quanto sostenuto dall’accusa – avrebbe concluso la sua ‘indagine interna’ sostenendo che le due agenti non dicevano il vero o comunque avrebbero esagerato. Per questo le due agenti si sarebbero rivolte in Procura.
Nella chat gli schiaffi ai fermati vengono definiti “cioccolatini” o “sberlari“. A un certo punto viene postata nel gruppo la foto di un reparto ospedaliero dopo che un giovane fermato era stato mandato a suon di calci in ospedale: “Evidentemente si era rotto le palle” scherza uno degli indagati.
Al centro del racconto dalle due donne ci sarebbero anche ‘metodi’ usati dagli agenti che costituiscono veri e propri reati, come quello di non sequestrare le piccole quantità di droga ma di tenerle lì per esigenze future, magari per un futuro arresto.
La ‘cassa comune’ con il denaro o i preziosi sottratti nelle perquisizioni
Oppure quello di prendere denaro o altri oggetti preziosi ai fermati per metterli poi in una sorta di cassa comune interna al gruppo. Per questo oltre alle lesioni viene contestato il peculato
Da quanto emerso dal decreto di perquisizione sono almeno tre le vittime di altrettanti pestaggi, di cui due lievi (tre e cinque giorni di prognosi) e uno più grave (21 giorni di prognosi), ai danni di altrettanti giovani stranieri portati negli uffici del reparto per le perquisizioni. Tra questi uno era minorenne.
In un caso alcuni agenti si sarebbero appropriati di 1200 euro trovati durante l’accesso a un appartamento occupato
abusivamente avvenuto il 25 giugno 2024, in un altro caso, il 5 ottobre sempre del 2024 un agente avrebbe preso una modestissima quantità di cannabis, pari 0,26 grammi a un giovane pusher per impossessarsene anziché sequestrarla.
Nel corso delle perquisizione i poliziotti della squadra mobile hanno trovato nell’armadietto di uno degli indagati anche un manganello di tipo ‘tonfa’, in uso solo ad alcuni reparti specializzati della polizia di Stato, ma non alla polizia locale.
Le indagini, con le perquisizioni di questa mattina, sono comunque in una fase molto iniziale. Tra le ipotesi investigative c’è anche quella di arresti dubbi per episodi di resistenza che sarebbero inesistenti.
(da Genova24)
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Giugno 17th, 2025 Riccardo Fucile
È CONVINTO CHE L’ABORTO SIA UN OMICIDIO E IN AUTO AVEVA UNA LISTA DI ALTRI 70 “BERSAGLI”
La cattura, la scorsa notte, in un bosco a sud di Minneapolis, di Vance Luther Boelter, l’attentatore che ha ucciso la leader democratica del Parlamento dello Stato, Melissa Hortman, e il marito Mark, ha ferito gravemente il senatore democratico John Hoffman e la moglie Yvette e puntava a fare altre vittime tra i politici progressisti, chiude una pagina drammatica al termine della più massiccia caccia all’uomo mai fatta in Minnesota.
Molti pensavano che Boelter, fuggito a piedi dopo uno scontro a fuoco con la polizia ma considerato capace di dileguarsi grazie all’esperienza fatta nel mondo dei servizi di sicurezza privati, avesse già lasciato lo Stato. Ma il killer, che dopo la sparatoria aveva dovuto abbandonare la sua vettura camuffata da auto della polizia con a bordo tre mitragliette AK-47, una pistola calibro e la lista di altri 70 bersagli (politici dem, medici, sedi di Planned Parenthood, l’organizzazione di riferimento per le donne che vogliono interrompere la gravidanza), non aveva preparato un piano «B».
Quando un altro suo veicolo è stato trovato abbandonato in una strada di campagna non lontano da casa, la caccia si è concentrata intorno a un bosco nel quale era stato visto un uomo in fuga. Venti squadre antiterrorismo hanno rastrellato la zona, sorvolata da elicotteri. Alla fine Boelter è stato intercettato da un drone e si è arreso. Il killer si è consegnato senza fare resistenza. Incriminato per omicidio, è comparso ieri sera per la prima volta davanti al tribunale.
Sostenitore di Trump, per il quale ha votato, integralista evangelico, predicatore in Africa dove ha pronunciato sermoni contro la comunità lgbtq, convinto che l’aborto sia un omicidio, Boelter ha forse deciso di trasformare la sua ossessione in una
sorta di tragico eroismo da giustiziere quando si è trovato con le spalle al muro dal punto di vista economico e lavorativo.
È quello che pensano i due amici con i quali divideva un appartamento a Minneapolis in cui passava una parte della settimana (gli altri giorni in campagna con la moglie e i cinque figli). Il lavoro nella sicurezza era svanito. Luther cercava impiego nell’industria alimentare e intanto faceva lavoretti: pare in un canile e presso una società di pompe funebri. I suoi amici dicono che aveva problemi finanziari.
Intanto, in attesa della confessione, emergono altri dettagli inquietanti: la notte del massacro, oltre alle case degli Hortman e degli Hoffman, il killer ha visitato le residenze di almeno altri due esponenti politici che sono vivi solo perché non erano in casa.
Ma il fatto che un incensurato che era stato per sei anni membro di una commissione economica dello Stato abbia potuto attuare un disegno così devastante fa venire i brividi a tutto il mondo politico: i progressisti ma anche i conservatori, tutti da tempo in allarme per il clima di violenza che si respira nella società e anche nei parlamentati – quello federale e quelli degli stati – con la moltiplicazione delle minacce.
La polizia del Congresso, alle prese con 8000 denunce, riesce a proteggere solo pochi leader. Oggi a Washington i primi vertici coi parlamentari che chiedono protezione per tutti e ovunque: a Washington, negli aeroporti e a casa, nei loro collegi elettorali. Un’America impaurita che tenta una blindatura forse impossibile.
(da agenzie)
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Giugno 17th, 2025 Riccardo Fucile
I TROMBETTIERI DEL CREMLINO GIOISCONO PER LO SPAZIO CHE WASHINGTON CONCEDE A MOSCA: “DOVENDO SCEGLIERE TRA GLI AIUTI ALL’UCRAINA E L’ASSISTENZA AD ISRAELE, GLI USA SI SCHIERERANNO DALLA PARTE DI QUEST’ULTIMO. E LA RUSSIA POTRA’ RAFFORZARE LE SUE POSIZIONI” – “TRUMP INTENDE COINVOLGERE PUTIN NELLA RISOLUZIONE DELL’ESCALATION MEDIORIENTALE, E IN CAMBIO GLI STATI UNITI PERMETTERANNO A MOSCA DI COMPLETARE L’OPERAZIONE SPECIALE ALLE NOSTRE CONDIZIONI”
«Kiev è stata dimenticata». L’esultanza del tabloid popolare Moskovskij Komsomolets vale
come un riassunto della situazione. Sotto al titolo, un articolo che mette insieme la telefonata di buon compleanno di Vladimir Putin a Donald Trump, gli auguri «a nome del popolo americano» dal segretario di Stato Marco Rubio per la Festa della Russia, messaggio che mancava dal 2021, e lo spostamento di sistemi anti droni dal fronte di casa a quello mediorientale. La morale è sempre quella. «È stato finalmente deciso di lasciare a noi il modo con il quale trattare con Kiev. E con l’Europa».
L’unico punto di caduta comune è quello dell’attuale calo dell’attenzione internazionale verso l’Operazione militare speciale. In particolare, di quella dell’America. Ormai tutto viene letto alla luce del nuovo rapporto con gli Usa. Il politologo Malek Dudakov è convinto che la guerra tra Israele Iran offra il potenziale per migliorare le relazioni tra Stati Uniti e Russia.
«Hanno bisogno di noi: sul piano militare gli Usa sostengono Israele, ma c’è una spaccatura nella loro società, e anche all’interno del Partito repubblicano. Molti chiedono al loro leader di non farsi coinvolgere. Per questo, la mediazione di Vladimir Putin non è un semplice aiuto, ma una necessità per evitare una escalation che obbligherebbe Trump ad agire».
L’eventuale intervento in un negoziato mediorientale non viene letto in alcun modo come un atto utile a ridare prestigio internazionale alla Russia, per la semplice ragione che i media di Stato sono sempre stati zelanti nel sottolineare la centralità di Putin in chiave antioccidentale. L’unica interpretazione di questo nuovo conflitto è il semplice do ut des .
Poco importa se l’Iran è uno storico alleato con il quale sei mesi fa era stato rinnovato un patto di collaborazione militare. E qui si torna al titolo iniziale. All’interesse russo, che consiste nell’avere mani libere in una Ucraina lontana dai pensieri di tutti. «In teoria, a seguito della guerra tra Iran e Israele, Volodymyr Zelensky potrebbe trovarsi da solo di fronte allo sguardo gelido di Putin e al volto distorto dalla rabbia del popolo ucraino» scrive un Sergey Markov lirico e cinico al tempo stesso
L’economista Mikhail Khazin, nome in sicura ascesa nelle scalette dei talk show di propaganda, pensa che questo conflitto inevitabilmente indebolirà e forse troncherà il sostegno occidentale all’Ucraina. «E la Russia non si lascerà sfuggire la chance utilizzando la situazione per rafforzare le sue posizioni. Dovendo scegliere tra gli aiuti all’Ucraina e l’assistenza ad
Israele, gli Usa senza esitazioni si schiereranno dalla parte di quest’ultimo».
Anche nella galassia ultranazionalista si torna sempre a Trump, e all’eventuale baratto tra due conflitti. «Oggi più che mai — scrive il sito Tsargrad — il presidente Usa potrebbe puntare a una conclusione accelerata della guerra ucraina, dal momento che la Casa Bianca non è in grado di gestire contemporaneamente due grandi scontri per procura. Trump intende coinvolgere Putin nella risoluzione dell’escalation mediorientale, e in cambio gli Stati Uniti permetteranno a Mosca di completare l’Operazione speciale alle nostre condizioni». Corrono voci sull’eventuale asilo politico già accordato all’ayatollah Khamenei e ai suoi più stretti collaboratori. Ma al momento il Cremlino tace.
(da Corriere della Sera)
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Giugno 17th, 2025 Riccardo Fucile
HA SOSTENUTO DI AVER RIPORTATO LA CALMA TRA INDIA E PAKISTAN OFFRENDO A ENTRAMBI I PAESI “INCENTIVI E FACILITAZIONI COMMERCIALI” MA E’ STATO SMENTITO SECCAMENTE DAL GOVERNO DI NUOVA DELHI… LA PROPOSTA DI TREGUA A GAZA NON E’ MAI ANDATA IN PORTO E MENTRE GLI STATI UNITI ANCORA TRATTAVANO CON GLI EMISSARI DI TEHERAN, ISRAELE HA ATTACCATO
Nell’intervista di domenica scorsa alla tv Abc, Donald Trump si è lamentato a lungo perché «nessuno gli ha riconosciuto il
merito di essere un grande mediatore». Il presidente americano ha ricordato i suoi «interventi pacificatori» già nel primo mandato alla Casa Bianca (2017-2021): le «dispute» tra Serbia e Kosovo nonché tra Egitto ed Etiopia.
Infine ha sostenuto di aver riportato la calma tra India e Pakistan offrendo a entrambi i Paesi «incentivi e facilitazioni commerciali». Una versione, però, smentita seccamente dal governo di Nuova Delhi.
Trump ha affidato i dossier politici più complicati non a diplomatici con grande esperienza, ma a un businessman scafato come lui e come lui appassionato di golf: Steve Witkoff. L’immobiliarista 68enne oggi tratta praticamente con tutti: Vladimir Putin, Volodymyr Zelensky, Benjamin Netanyahu, gli emissari di Ali Khamenei. […] Ma, dopo quasi 6 mesi, il bilancio della formula Trump è di fatto a zero.
Il caso più vistoso resta lo stallo sull’Ucraina. «The Donald» ha riallacciato il dialogo con Putin, lo ha blandito. Poi ha iniziato a vacillare, alternando aperture e scatti d’ira nei confronti del Cremlino. Tutto ciò, almeno per ora, non è servito a niente. […] Il vero negoziato non è neanche iniziato. L’essenza stessa del metodo trumpiano, il mix di incentivi e di minacce, non ha funzionato.
Dalla Russia a Israele e all’Iran. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, è evidente che il presidente americano si sia fatto sfilare da Netanyahu la gestione della crisi. Vero: la Casa Bianca aveva «concesso» 60 giorni a Teheran per siglare una nuova intesa sul nucleare e quel tempo era scaduto giovedì 12 giugno. Vero anche che, quello stesso giorno, Rafael Mariano Grossi, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia
atomica, aveva accusato il regime degli ayatollah di aver violato gli obblighi previsti dal Trattato di non proliferazione nucleare, in vigore dal 1970.
Tuttavia, il negoziato era ancora in corso. Il team americano si preparava a raggiungere l’Oman, per il sesto incontro con gli iraniani, previsto per domenica 15 giugno. Netanyahu non solo ha strappato la trama, ma ha ordinato di eliminare anche il capo delegazione di Teheran, Ali Shamkhani, stretto collaboratore della Guida suprema Ali Khamenei.
Secondo le indiscrezioni, Trump si è reso conto che non sarebbe riuscito a fermare Netanyahu. E, soprattutto, si è trovato a corto di alternative.
Alla fine non ha trovato di meglio che assumere una posizione ambigua: andate avanti, se volete, ma non coinvolgeteci. Gli Stati Uniti potrebbero trovarsi risucchiati in una guerra che volevano assolutamente evitare. Più o meno lo stesso discorso vale per Gaza. La tregua immaginata da Witkoff non si è mai materializzata. Netanyahu e i leader di Hamas si sono rimpallati la responsabilità del fallimento. Trump ha provato a rilanciare, ma senza esito.
(da Corriere della Sera)
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Giugno 17th, 2025 Riccardo Fucile
ANCHE IL PREZZO NETTO DELL’ELETTRICITÀ PAGATO DALLE FAMIGLIE DEL NOSTRO PAESE È DEL 14% SUPERIORE ALLA MEDIA DI EUROLANDIA. COLPA DEGLI ONERI E DELLE COMPONENTI FISCALI CHE “NEUTRALIZZANO” IL CALO DEI PREZZI LORDI
Nel 2024 il prezzo medio del gas naturale (comprensivo di imposte e oneri) per i
consumatori domestici in Italia è salito del 15,1% nel 2024 raggiungendo i 13,1 centesimi di euro al kWh, con tariffe superiori del 5,3% rispetto alla media dell’area euro (-8,3% nel 2023).
Lo rileva la relazione annuale dell’Arera secondo cui l’Italia è invece tra i Paesi con il maggior calo dei prezzi lordi dell’energia elettrica per i clienti domestici, scesi 38,64 a 35,7
centesimi di euro al /Wh: si è, quindi, ridotto al 15% (era il 24,7% nel 2023) il differenziale rispetto alla media Ue.
Ma gli oneri e la componente fiscale neutralizzano i risparmi possibili: in Italia infatti i prezzi netti finali pagati dalle famiglie sono del 14% superiori a quelli della media di Eurolandia (25,92 centesimi al kWh contro 22,73 centesimi), nonostante le riduzioni registrate sia dalla componente energia (-21%) sia dai costi di rete.
Rischi di rincaro delle bollette elettriche a causa degli oneri che i concessionari della distribuzione di energia elettrica dovranno versare allo Stato per il rinnovo delle concessioni stesse.
A lanciare l’allarme è stato il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, nel presentare al Parlamento la relazione annuale dell’autorità. “La legge di Bilancio 2025 – spiega Besseghini – ha previsto che, con decreto del Mase di concerto con Mef, su proposta dell’Autorità, siano definiti termini e modalità per la presentazione da parte dei concessionari del servizio di distribuzione dell’energia elettrica di piani straordinari di investimento pluriennale, dettagliando specifici obblighi minimi che gli investimenti devono perseguire e criteri per la determinazione degli ‘oneri che i concessionari del servizio di distribuzione dell’energia elettrica sono tenuti a versare in ragione della rimodulazione’ della durata delle concessioni.
In particolare, i concessionari del servizio di distribuzione sono tenuti a versare al governo degli oneri in ragione della rimodulazione della durata della concessione. “Questo rappresenta una sostanziale novità rispetto alla natura a titolo gratuito delle concessioni vigenti” sottolinea il presidente ricordando che “la norma prevede inoltre che l’onere d
rimodulazione venga trasferito in bolletta e che sia soggetto alla remunerazione propria degli investimenti infrastrutturali con ulteriore aggravio per i consumatori”.
L’Autorità, avverte Besseghini, “ritiene che questa previsione si ponga in contrasto con i principi generali di tariffazione basata sui costi efficienti del servizio e che, a tutela degli interessi di utenti e consumatori, risulti dunque opportuno minimizzare, se non annullare, l’impatto dell’onere di rimodulazione in bolletta”.
(da agenzie)
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Giugno 17th, 2025 Riccardo Fucile
“NON VOGLIAMO ESSERE CITTADINI PRIVILEGIATI, TUTTI SONO UGUALI DAVANTI ALLA LEGGE”… “I PROBLEMI SONO ALTRI: LE ASSUNZIONI E LA PREVIDENZA”
L’indagine per omicidio colposo nei confronti dei due poliziotti che hanno sparato all’assassino del brigadiere Carlo Legrottaglie, uccidendolo, ha riportato l’attenzione sullo ‘scudo penale’, vecchio cavallo di battaglia della Lega e di FdI, che sono tornati a chiedere forme di tutela processuale per gli agenti indagati. La proposta, che era stata già avanzata in fase di
stesura del dl Sicurezza e poi scartata, consiste nel superare l’automatismo dell’iscrizione nel registro degli indagati come ‘atto dovuto’.
Ma come spiega a Fanpage.it, Pietro Colapietro segretario generale di Silp, il sindacato di Polizia della Cgil, lo scudo penale è problematico, sia da un lato tecnico in quanto presenterebbe profili di incostituzionalità, che dal punto di vista del messaggio che rischia di far passare, ovvero il venir meno al principio secondo cui la legge è uguale per tutti.
Si parla nuovamente di scudo penale per gli agenti. Ci aiuta a capire meglio di cosa parliamo?
Lo scudo penale, così come la maggioranza lo aveva proposto in origine, consiste nella non iscrizione ‘automatica’ nel registro degli indagati. Ma l’eliminazione dell’atto dovuto, così come era stato formulato, presenta dei profili di incostituzionalità. Non è un caso che ci sia stata una levata di scudi trasversale. Noi non siamo cittadini diversi e lo scudo penale ci scollerebbe resto della cittadinanza rispetto all’obbligatorietà della legge penale. Perché noi dobbiamo essere diversi o non sottoponibili alle leggi come gli altri? Se c’è l’obbligatorietà della legge penale con tutto quello che ne comporta, vale per tutti. L’avviso di garanzia non dice nulla. Anzi va a garanzia perché consente di fare delle cose che tu in assenza di quella l’avviso non potresti fare: una perizia, una controperizia, la partecipazione a degli atti, a dei fatti. Quindi è a tutela, non è una condanna. Io interverrei su altro”
Altri sindacati però, parlano di “accuse obbligate” che possono provocare molto dolore per gli agenti indagati.
Sì, perché in quella misura uno si trova maledettamente solo e
questo è il vero problema, il fallimento della tutela legale come l’hanno concepita intervenendo soltanto sul quantum, ma non snellendo tutte le procedure. Per questo chi è indagato l’avviso di garanzia lo vive come un dramma, anche dal punto di vista economico. Se invece si intervenisse diversamente, garantendo già nell’immediato, la sofferenza sarebbe sicuramente minore.
La copertura delle spese legali per gli agenti indagati prevista dal dl sicurezza non è sufficiente?
Hanno aumentato il quantum, me l’hanno passata da 5mila a 10mila, ma mica la prendi subito. Pensi che gira voce che i colleghi stiano facendo una colletta. Se le cose stessero come le hanno narrate, cioè la tutela legale per gli agenti indagati, allora perché i colleghi dovrebbero fare la colletta? Perché evidentemente si ha difficoltà a chiedere l’anticipo e a ottenerlo subito. Invece chiediamo che quella tutela sia effettiva dall’inizio, in tutte le fasi. Poi se dovessero emergere responsabilità a titolo di colpa o di dolo, si restituisce naturalmente quello che si è avuto come anticipo.
Lo scudo penale quindi è pericoloso? Rischia di essere uno strumento di impunità?
Lo scudo penale ti pone al di fuori di un contesto costituzionale no, ma anche di specificità. Come lo poni? Noi siamo diversi dagli altri e non rispondiamo alla legge? È complicato, ripeto, dal punto di vista costituzionale ma anche come rapporto di fiducia con la gente perché poi rischia di privilegiare una determinata categoria. Le forme di tutela legale per me sono altre: intervenire per dare supporto economico, sul piano del regolamento di servizio, sul piano della disciplina. Noi abbiamo un regolamento di disciplina che precede addirittura il
regolamento di servizio: vuol dire che hanno previsto prima la sanzione e poi il precetto. Norme medievali che vanno assolutamente riviste. Quello vuol dire dare tutele.
Il governo sin dal suo insediamento si è posto come molto vicino alle forze dell’ordine, pronto ad assicurargli le giuste tutele. Secondo voi invece non è stato fatto abbastanza?
Assolutamente no. L’abbiamo ritenuto spesso propaganda. D’altronde se l’ultimo decreto legge, da loro prospettato come la panacea e la soluzione di tutti i mali, lascia sul terreno molti quesiti, tra cui quello legato alla tutela legale effettiva, c’è qualcosa che non torna. Poi non c’è nulla sul piano previdenziale. Noi abbiamo un sistema previdenziale molto molto delicato, io dico perverso, per cui l’ultimo anno devi lavorare di più per guadagnare una misera somma in più sul piano della pensione. Noi chiediamoci perché a 60 anni si è costretto ancora a stare sulla macchina esattamente per due ragioni: la prima esigenza di portare venti o trenta euro in più sulla pensione e la seconda perché c’è una carenza di organico ormai insostenibile. E non si copre nemmeno il turnover. Su questi due temi, previdenziale e assunzioni, non è stato fatto nulla e sono le cose che servono. Non è mai stata avviata la previdenza complementare. Sono stati stanziati anche dai governi precedenti delle somme per partire con quella dedicata e non siamo mai partiti. Di questo abbiamo bisogno.
(da Fanpage)
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Giugno 17th, 2025 Riccardo Fucile
I LEADER UE AL G7 IN CANADA SPIAZZATI DAL COMPORTAMENTO DEL TYCOON, CHE HA LASCIATO IL VERTICE IN ANTICIPO: L’UNICA LINEA ROSSA CHE MACRON, STARMER, MERZ E MELONI HANNO POTUTO METTERE (POCO CONVINTI) È CHE PUTIN NON VA RIABILITATO
Qualche minuto prima del G7, in un angolo del Pomeroy Kananaskis Mountain Lodge.
Donald Trump si ferma per qualche minuto con Emmanuel Macron, Keir Starmer e Giorgia Meloni. Gli europei ci mettono un attimo a capire quello che già sentono di aver intuito: Israele non si fermerà, non subito. Non lo farà perché il presidente americano sostiene l’azzeramento del regime. Si tratta di uno scenario che i big continentali non possono – e neanche davvero vogliono – fermare. E dunque lo accettano, di fatto.
Cercheranno di non parlare troppo di de-escalation, limitandosi al più blando concetto di «negoziato». Proveranno però almeno a sollecitare un’eventuale transizione ordinata a Teheran. Vogliono evitare il caos politico e la guerriglia etnica, un vuoto di potere che infiammi la regione e sfoghi i suoi effetti sul vecchio continente.
Ma soprattutto, lavoreranno per disturbare un’opzione geopolitica che sentono approssimarsi: un patto tra il tycoon e Putin. Che includa non solo il Medio Oriente, ma anche Kiev. Sulla pelle degli ucraini. Scaricando l’Europa. Ne avevano discusso anche domenica sera, al bar del resort dei Sette.
Da alcune ore, l’intelligence e la diplomazia delle principali cancellerie Ue, Roma compresa, hanno ricevuto infatti un altro messaggio degli iraniani: siamo pronti a negoziare, se gli Usa
restano fuori dal conflitto.
Letto in controluce, è un segnale di debolezza, indizio di imminenti rivolgimenti. […Il tedesco Friedrich Merz è il più netto a sostegno della campagna d’Israele: l’Iran – si espone – non può avere l’atomica, e Tel Aviv ha diritto a difendersi, fermo restando la necessità di uno «spazio diplomatico» per il negoziato.
Sanno che l’indomani il tycoon traccerà la nuova mappa del mondo. E temono la sponda tra Washington e Mosca per scambiare il nuovo corso a Teheran con la sostanziale sottomissione degli ucraini alle condizioni del Cremlino.
La strategia europea, se davvero di strategia in questo caos di può parlare, è tentare di reagire fissando almeno una linea rossa che l’Europa «non può accettare»: nessuna riabilitazione di Putin. Prima ancora del principio, prevale una valutazione pratica: ne va della sicurezza del continente.
Chi l’ha detto in chiaro è Macron: «Non credo a una sua mediazione». Anche Merz non vede lo Zar in «quel ruolo». Lo lascia intendere Starmer, chiedendo nuove sanzioni alla Russia per fermare una «guerra illegale». Meloni si espone meno, fedele alla necessità di non strappare con Trump. Ma siede al tavolo europeo, condivide le stesse angosce. Su X le condensa in poche parole, un invito all’unità: «Costruire pace, stabilità e crescita. Per un Occidente più forte. Insieme».
Pubblicamente sceglie però di impegnarsi su un altro dossier, in queste ore meno centrale: Gaza. Studia una proposta per il cessate il fuoco, la sottopone ai big europei ricevendo – dice Palazzo Chigi – alcune «aperture». Certo è che l’italiana continua a coltivare anche il nuovo rapporto di necessità con
Macron. Le telecamere rubano un colloquio fitto, con il francese che siede al suo fianco. A un certo punto la leader si mostra stupita e fa segno di approvazione con il pollice.
(da La Repubblica)
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