Destra di Popolo.net

MATTEO RENZI: “MELONI E MANTOVANO HANNO PERSO IL SENSO DEL LIMITE, MA SIETE IMPAZZITI? AVETE LETTO CIÒ CHE C’È SCRITTO? SE I SERVIZI VOGLIONO COMPIERE UN COLPO DI STATO ORA POSSONO FARLO! LA VERGOGNA DI QUELLO CHE AVETE FATTO RESTERÀ NEGLI ANNI”

Giugno 4th, 2025 Riccardo Fucile

RENZI SI RIFERISCE AGLI ARTICOLI 30 E 31 DEL PROVVEDIMENTO SULLE INTERCETTAZIONI E SUGLI AGENTI DEI SERVIZI NON PUNIBILI ANCHE IN CASO DI DIREZIONE DI ORGANIZZAZIONI TERRORISTICHE

“Quello che sta succedendo in Parlamento è assurdo. In nome della sicurezza stanno dando ai servizi segreti la possibilità di organizzare colpi di Stato e associazioni terroristiche. Meloni e Mantovano hanno perso il senso del limite.”, lo ha detto Renzi in aula al Senato durante la discussione sul Dl Sicurezza.
“Questo decreto è quanto di più lontano dalla nostra cultura, non sono sceso con un cartello nell’emiciclo” ma “la mia indignazione è a un punto senza ritorno”. Lo ha detto il leader di Iv Matteo Renzi nel suo intervento. Renzi è andato all’attacco, in particolare degli articoli 30 e 31 del provvedimento sulle intercettazioni e sugli agenti dei servizi non punibili anche in caso di direzione di organizzazioni terroristiche, “ma siete impazziti?”.
“Avete letto ciò che c’è scritto? Se i servizi vogliono compiere un colpo di Stato possono farlo!”. “La vergogna di quello che avete fatto resterà negli anni”, ha concluso.
“Vi stanno rendendo degli schiaccia-tasti: tra di voi ci sono professionisti, sindaci e la statista della Garbatella avrebbe potuto imparare qualcosa da amministratori che, come voi, conoscono i problemi sul territorio
Forse sarebbe stato interessante ascoltarsi su questi temi, quello della sicurezza è il primo problema in questo momento nel Paese” ma “il vostro vostro decreto non tocca i problemi” veri: “pensate che se Martina fosse stata uccisa in una stazione o vicino alla metro sarebbe cambiati qualcosa? Questo decreto cambia il codice penale per cambiare i vostri sondaggi”. Lo ha detto il senatore e leader di Iv Matteo Renzi intervenendo in Aula al Senato nell’ambito dell’esame del decreto sicurezza.
(da agenzie)

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I VESCOVI SONO SUL PIEDE DI GUERRA CONTRO IL GOVERNO: IL PRESIDENTE DELLA CEI, MATTEO ZUPPI, CRITICA PALAZZO CHIGI PER “LA SCELTA DI MODIFICARE IN MODO UNILATERALE LE FINALITÀ E LE MODALITÀ DI ATTRIBUZIONE DELL’8X1000 DI PERTINENZA DELLO STATO”

Giugno 4th, 2025 Riccardo Fucile

“SI TRATTA DI UNA SCELTA UNILATERALE CHE CREA DISPARITÀ E DANNEGGIA SIA LA CHIESA CATTOLICA CHE LE ALTRE CONFESSIONI RELIGIOSE FIRMATARIE DELLE INTESE CON LO STATO. NON CI INTERESSANO I SOLDI MA I POVERI

«Non ci interessano i soldi, ci interessano i poveri». È così che il cardinale e presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi (nonché arcivescovo di Bologna) esprime la sua delusione per «la scelta del governo di modificare in modo unilaterale le finalità e le modalità di attribuzione dell’8×1000 di pertinenza dello Stato».
È una scelta che «va contro la realtà pattizia dell’accordo stesso, che ne sfalsa oggettivamente la logica e il funzionamento, creando una disparità che danneggia sia la Chiesa cattolica che le altre confessioni religiose firmatarie delle intese con lo Stato».
Parole pronunciate a Bologna al convegno nazionale “1985-2025 – Quarant’anni di sostentamento del clero: ieri, oggi e domani”, promosso dall’Istituto centrale per il Sostentamento del clero a quarant’anni dalla legge n. 222/1985 che ha riformato i rapporti tra Stato e Chiesa, superando il sistema della congrua e dei benefici ecclesiastici.
Il presidente della Cei ha inoltre ricordato che l’8×1000 «ci permette di essere vicini alle esigenze delle persone e a coloro che sentiamo più vicini alle nostre preoccupazioni: la lotta alla povertà, l’educazione, le tante emergenze in Italia e nel mondo».
Quest’anno per l’utilizzo della quota dell’8 per mille sono state introdotte alcune novità sulla ripartizione delle risorse. La quota dovrà essere ripartita in misura proporzionale alle scelte dei contribuenti rispetto alle tipologie d’intervento ammesse al contributo.
Per quelle residue, che derivano dalle scelte non espresse, il Consiglio dei ministri può deliberare, entro il 30 novembre di ogni anno, la destinazione degli importi a specifiche tipologie d’intervento. In assenza della delibera, la distribuzione dovrà rispecchiare nuovamente, in misura proporzionale, la volontà dei cittadini.
Zuppi si dice comunque «fiducioso nella composizione del contenzioso, nel rispetto delle finalità proprie per le quali il meccanismo dell’8×1000 è stato istituito e che non possono essere modificate, se non di comune accordo». I soldi «non ci interessano – ha ribadito il presidente della Cei –, ma ci interessano i poveri».
Il venir meno di certe risorse significa «fare meno cose. Poi la Chiesa è una madre e come certe madri è capace di tirar fuori qualunque cosa pur di dare ciò che serve ai propri figli. Faremo così anche noi».
(da agenzie)

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RINVIATO A GIUDIZIO IL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO DELLE BALEARI, GABRIELLE LA SENNE, DEL PARTITO DI ESTREMA DESTRA VOX, CON L’ACCUSA DI REATO D’ODIO

Giugno 4th, 2025 Riccardo Fucile

IL 47ENNE HA STRAPPATO DELLE IMMAGINI DI UNA DONNA REPUBBLICANA UCCISA DAI FRANCHISTI NELLA GUERRA CIVILE, DURANTE UNA SEDUTA DELL’ASSEMBLEA REGIONALE NEL GIUGNO SCORSO

Il tribunale di Palma ha rinviato a giudizio il presidente del parlamento delle Baleari, Gabriel Le Senne, del partito di estrema destra Vox, come presunto autore di un reato di odio, per aver strappato immagini di donne repubblicane vittime del franchismo, fucilate durante una seduta dell’assemblea regionale nel giugno scorso. Il tribunale, riferisce l’emittente pubblica Tve, ha respinto il ricorso della difesa di La Senna all’imputazione e confermato il rinvio a giudizio.
Il gesto dell’esponente di Vox avvenne durante il dibattito sulla
proposta legislativa per la soppressione della legge regionale di Memoria Storica, avanzata dal partito dell’ultradestra. Secondo la Procura, la distruzione della fotografia “rivela un odio evidente non solo nei confronti delle vittime del franchismo, ma anche dei loro familiari”.
Le Senne, da tempo al centro delle polemiche per la controversa proposta di legge così detta di Concordia, poi bocciata dal Parlamento delle Baleari, ha ripetuto oggi di non avere intenzione di dimettersi, dopo il rinvio a giudizio.
I gruppi di opposizione hanno annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti di Le Senne, che per essere approvata avrebbe bisogno dell’appoggio del gruppo del Partito Popolare, che ancora non si è pronunciato al riguardo.
(da agenzie)
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MENTRE PUTIN FA IL GIOCO DELLE QUATTRO CARTE SUI NEGOZIATI, KIEV PASSA AL CONTRATTACCO:NEGLI ULTIMI GIORNI L’UCRAINA HA SFERRATO UN’OPERAZIONE MICIDIALE DIETRO L’ALTRA

Giugno 4th, 2025 Riccardo Fucile

PRIMA I SABOTAGGI AI TRENI, POI IL MAXI RAID CON I DRONI E INFINE L’ESPLOSIONE AL PONTE DI KERCH… IL POSSIBILE UTILIZZO DEI MARICHKA, I DRONI DI ULTIMA GENERAZIONE CON UN RAGGIO D’AZIONE DI MILLE CHILOMETRI: SE FOSSE CONFERMATO, VORREBBE DIRE CHE GLI UCRAINI SONO RIUSCITI A VIOLARE LA “RETE” O A SFRUTTARE UN VARCO PER CENTRARE UN PILONE ESTERNO

Kiev, in attesa di un possibile assalto russo alle proprie trincee, ha lanciato una fase di operazioni speciali. Su ogni fronte. Prima i possibili sabotaggi ai treni, prendendo di mira uno strumento logistico fondamentale per la macchina bellica del Cremlino. Poi il raid multiplo di droni contro le quattro basi dei bombardieri strategici con molti velivoli in fiamme.
Ieri l’attacco al ponte di Kerch, simbolo «politico» e linea di collegamento importante per la Crimea. Vista la cadenza è possibile che i servizi segreti dell’Sbu abbiano pronte nuove mosse per alimentare una campagna che da un lato dimostra l’efficacia dei propri uomini e dall’altro evidenzia debolezze della superpotenza che mantiene però l’iniziativa sul terreno tradizionale.
Gli ucraini hanno inserito il ponte al punto più alto della lista dei target di alto valore e per questo motivo hanno cercato di metterlo fuori uso in ogni modo e con qualsiasi mezzo.
L’8 ottobre del 2022 hanno provato da «sopra», affidandosi a un camion-bomba fatto detonare in mezzo alla carreggiata: esplosione documentata dai video, «botto» messo a segno dopo una paziente manovra di intelligence. Il secondo tentativo il 17 luglio del 2023, questa volta con il ricorso alla versione marittima di un drone-kamikaze lanciato a tutta velocità contro i piloni.
Anche in questo caso il «lampo» è stato registrato dalle telecamere di sorveglianza. La struttura ha dovuto essere riparata ma è tornata in
seguito operativa con grande sforzo di operai e ingegneri.
Contromosse
L’insistenza dell’Ucraina ha spinto Mosca a un crescendo di misure di protezione. I militari hanno piazzato delle chiatte per creare una barriera, hanno aggiunto difese più robuste, hanno intensificato i pattugliamenti con gli elicotteri e i controlli in profondità con l’aggiunta di «blocchi». In certi periodi hanno posto limiti al transito di barche da diporto e persino surfisti.
Tutti tasselli che dovevano (e devono) formare uno scudo contro minacce diverse.
L’Armata teme nuovi sabotaggi con l’uso di veicoli, possibili atti sul percorso ma soprattutto è preoccupata dall’insidia «navale» in quanto Kiev ha proseguito nello sviluppo di battelli guidati da remoto, dotati di cariche esplosive, veloci.
Mezzi che procedono a pelo d’acqua manovrando per sottrarsi al tiro delle mitragliere fino ad arrivare sul target: ne hanno diversi modelli, aggiornati nel tempo tenendo conto del nemico. Proprio uno di questi scafi è riuscito ad affondare la Moskva nel Mar Nero, l’ammiraglia della flotta militare russa, primo segnale dell’abilità ucraina su questo fronte.
L’altro pericolo è rappresentato da droni subacquei — di nuova concezione — con testata bellica. E in queste ore c’è chi ha ipotizzato l’impiego del Marichka, con un raggio d’azione di circa mille chilometri e lungo sei metri. Se così fosse vuole dire che gli ucraini sono riusciti a violare la «rete» oppure a sfruttare un varco che ha permesso di centrare un pilone esterno.
La deflagrazione è stata potente ma non sufficiente a paralizzare il traffico. In un comunicato l’Sbu ha precisato l’impiego di una carica da 1.100 chilogrammi, dettaglio fornito da Vasyl Malyuk, il comandante dell’intelligence considerato il regista delle azioni iserie di questi giorni.
(da agenzie)
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CHI HA SPIATO I GIORNALISTI DI “FANPAGE”? AISI E AISE NEGANO DI AVERE MAI RICHIESTO AI GIUDICI L’AUTORIZZAZIONE PER SPIARE IL DIRETTORE DI “FANPAGE”, FRANCESCO CANCELLATO, E IL GIORNALISTA CIRO PELLEGRINO. QUINDI CHI LO HA FATTO SI È MOSSO ILLECITAMENTE

Giugno 4th, 2025 Riccardo Fucile

MOTIVO PER CUI LE PROCURE DI NAPOLI E ROMA HANNO ISCRITTO UN FASCICOLO, CONTRO IGNOTI, PER INTERCETTAZIONI ABUSIVE

Le intercettazioni sulla Ong erano, almeno sulla carta, regolari. Non erano state disposte per la prima volta dal governo Meloni ma dal Conte I. Francesco Cancellato e i giornalisti di Fanpage non sono stati invece intercettati dai nostri servizi di intelligence: non ce n’è traccia nelle autorizzazioni chieste alla procura generale di Roma. E nemmeno nei database di Aise e Aisi.
Dunque chi lo ha fatto si è mosso illecitamente. Motivo per cui le Procure di Napoli e Roma hanno iscritto un fascicolo, al momento contro ignoti, proprio per intercettazioni abusive.
Chi è stato lo ha fatto utilizzando abusivamente il software Graphite, che secondo la società israeliana Paragon, è venduto soltanto a governi. Oppure, in astratto, potrebbero essere stati dei servizi esteri visto che a loro è concesso – agli italiani no – di intercettare anche utenze estere.
Infine, ma non per ultimo: questa storia dimostra una volta pertutte quanto la legislazione sulle intercettazioni preventive sia complessa e non sempre lineare, e quanto sia urgente un intervento legislativo del Parlamento.
Dopo più di due mesi di indagini il Copasir – il Comitato parlamentare per la sicurezza – chiude il caso Paragon. Forse già oggi, al più tardi la prossima settimana, consegnerà al Parlamento la relazione finale sull’attività ispettiva effettuata per capire perché attivisti e giornalisti in Italia siano stati spiati attraverso l’invasivo software israeliano che, però, è stato pensato proprio per non spiare “profili” sensibili.
Dopo diverse audizioni, davanti al presidente Lorenzo Guerini, il comitato è arrivato ad alcune conclusioni, evidentemente non definitive, visto che comunque l’organismo non dispone degli stessi poteri dell’autorità giudiziaria, sebbene permettano di segnare un filo.
Primo punto: i Servizi hanno ammesso di aver intercettato gli attivisti di Mediterranea. Di farlo dai tempi del governo Conte, sempre autorizzati dalla procura generale. In nome della sicurezza nazionale, nell’ambito di diverse indagini per capire i movimenti degli scafisti che si muovono nel Mediterraneo.
Secondo: mai nessuno, almeno ufficialmente, ha spiato il direttore diFanpage .
Si è provato a dire che quello nel telefono del giornalista potrebbe non essere il software Graphite, circostanza però confermata dai tecnici di Citizen Lab che hanno fatto scoppiare il caso.
Il contratto di Paragon con l’Italia non permette – hanno spiegato al Copasir – ai nostri Servizi di intercettare utenze estere. Fuori dall’Italia invece alcuni governi hanno questa possibilità. Non è chiaro perché mai, dall’estero, avrebbero dovuto intercettare un giornalista italiano.
(da agenzie)

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LO SCORSO ANNO L’11% DEGLI ADOLESCENTI ITALIANI HA FATTO RICORSO A FARMACI SENZA PRESCRIZIONE, IN PARTICOLARE TRANQUILLANTI E SEDATIVI IL CUI UTILIZZO È SALITO DAL 4,3% DEL 2019 AL 6,3% DEL 2024

Giugno 4th, 2025 Riccardo Fucile

E IL 5,4% HA ASSUNTO PILLOLE PER L’ATTENZIONE E L’IPERATTIVITÀ… SI ABBASSA L’ETÀ DEL PRIMO CONSUMO DI SOSTANZE STUPEFACENTI, SCESA A 14 ANNI… NEL NOSTRO PAESE IL 45% DEI 15-16ENNE HA GIOCATO D’AZZARDO ALMENO UNA VOLTA

Sempre più piccoli e sempre più esposti a una molteplicità di sostanze in grado di scatenare dipendenza. È la mappa dei giovani a rischio che sta mutando pelle velocemente evidenziando molteplici fronti di pericolo.
A cominciare dall’abbassamento dell’età e da un’emergenza che dagli anni del Covid sta progressivamente crescendo: il ricorso a farmaci senza avere una prescrizione medica, come attesta il Rapporto Espad 2024 (European school survey project on alcohol and other drugs) pubblicato il 20 maggio scorso, aumenta in tutti i Paesi europei, compresa l’Italia.
FARMACI SENZA PRESCRIZIONE
Si tratta soprattutto di tranquillanti, sedativi, antidolorifici e farmaci per l’attenzione e l’iperattività. Servono a ridurre ansia e senso di inadeguatezza o per aumentare lo sballo. Le maggiori utilizzatrici sono le ragazze che li assumono anche per dimagrire.
Secondo il Rapporto Espad 2024, in Italia, l’11% degli adolescenti ha fatto ricorso a farmaci senza prescrizione (in Europa il 14%), in particolare tranquillanti e sedativi il cui utilizzo è salito dal 4,3% del 2019 al 6,3% del 2024 (7,9% femmine e 4,2% maschi).
Lo studio coordinato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr in collaborazione con l’Agenzia Ue sulle droghe (Euda) e basato sulle risposte fornite da 113.882 studenti di 15-16 anni di 37 Paesi europei (tra i quali 25 Ue), rivela che ad aumentare è anche l’assunzione di antidolorifici per lo “sballo”, passati dallo 0,8% del 2019 al 2,9% del 2024.
L’anno scorso, il 5,4% degli adolescenti ha utilizzato farmaci per l’attenzione e l’iperattività
GIOCO D’AZZARDO E CANNABIS
Ma a destare preoccupazione, secondo l’Espad è anche l’impennata del gioco d’azzardo in cui gli adolescenti italiani guidano la classifica di chi lo ha praticato durante il 2024. Nel nostro Paese lo ha fatto il 44,8% dei ragazzi (nel 2015 era il 28% e nel 2029 il 32%) ossia quasi la metà degli studenti di 15-16 anni.
È invece in calo l’uso di cannabis, che rimane la sostanza più utilizzata. In Italia ha dichiarato di averla consumata il 18% degli adolescenti (nel 2019 era il 27%) ma la riduzione ha riguardato l’utilizzo occasionale mentre rimane stabile la percentuale (il 5,2%) che rischia di sviluppare dipendenza in quanto non riesce a smettere o ha già cominciato a manifestare problemi legati all’uso della sostanza.
L’INIZIO PRECOCE
Ma torniamo alla questione età: «Sicuramente – dice Luciano Schillaci, presidente della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche (FICT) – c’è stato un abbassamento dell’età di primo uso tanto delle sostanze illegali che di quelle legali», cioè l’alcol.
Secondo i dati dell’ultima relazione al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze (la prossima è attesa per la fine di giugno) «quasi un milione di giovani (960mila) tra i 15 e i 19 anni, pari al 39% della popolazione studentesca, ha fatto uso di una sostanza psicoattiva illegale almeno una volta nella vita, con oltre 680mila (28%) che hanno consumato droghe nell’ultimo anno.
MARIJUANA
Ma aumenta anche la percentuale di studenti che hanno utilizzato una sostanza prima dei 14 anni. «I 14 anni infatti – prosegue Virgilio Albertini, responsabile d’accoglienza della comunità di San Patrignano – sono l’età in cui molti si approcciano alle sostanze.
Sicuramente la cannabis e le droghe sintetiche, ma a essere assai diffusa è la cocaina che secondo quello che registriamo noi è la sostanza più usata».
Dall’altra parte quasi 54mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni riferiscono di aver fatto uso di cocaina nel 2023, raggiungendo valori superiori a quelli pre-pandemia.
«La penetrazione sul territorio è confermata dall’aumento nell’ultimo decennio delle segnalazioni per possesso di cocaina/crack a uso personale, che nel 2023 rappresentano il 19% del totale e coinvolgono principalmente consumatori over-30. Inoltre, le denunce per reati legati a cocaina/crack sono aumentate dell’8,6% rispetto al 2022, raggiungendo la percentuale più alta mai registrata (46%) per reati di produzione, traffico e detenzione», si legge nella relazione parlamentare. «Ci sono casi – dice Albertini – in cui la cocaina viene consumata subito come prima sostanza. Mentre si è ridotto il consumo di eroina, che viene per lo più fumata. Diciamo che lo stereotipo del tossico con la siringa al braccio è scomparso».
«La verità – aggiunge Schillaci – è che oggi avvicinarsi alle sostanze viene considerato un comportamento normale, sdoganato. Nella percezione dei nostri ragazzi l’uso di sostanze non rappresenta un comportamento a rischio. In altre parole, i ragazzi non si sentono minimamente in pericolo. E questo è anche il motivo per cui i nostri ragazzi non accedono al sistema dei servizi».

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UN FIGLIO? VORREI, MA NON POSSO. IL 70% DEI RAGAZZI TRA GLI 11 E I 19 ANNI DESIDERA AVERE FIGLI: TRA QUESTI L’80% NE DESIDERA DUE O PIÙ

Giugno 4th, 2025 Riccardo Fucile

E ALLORA COME MAI L’ITALIA SI STA SPOPOLANDO (NEL 2024 LE NASCITE SONO CROLLATE: – 370 MILA)? FACILE, I GIOVANI NON HANNO UNA LIRA – E, NON RIUSCENDO A TROVARE UN LAVORO CON UNO STIPENDIO DECENTE, RINUNCIANO A METTERE SU FAMIGLIA

Nel 2024 le nascite sono scese a 370.000, toccando il minimo storico dall’Unità d’Italia. Eppure, il 69,4% dei giovani adulti – uomini e donne tra i 11 e i 19 anni – dichiara di volere figli e tra questi l’80% ne desidera due o più. È la prova di un divario crescente tra ciò che le persone desiderano e ciò che riescono a realizzare. Emerge da “Cambiare Paese o cambiare il Paese. Dossier 2025: dai numeri alla realtà”, presentato oggi alla Luiss e realizzato dalla Fondazione per la Natalità in collaborazione con Istat.
“Gli italiani vogliono figli, ma lo Stato, il mercato del lavoro e il contesto sociale non li aiutano a realizzare questo desiderio – ha sostenuto Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità -. Finché diventare genitori rappresenterà la seconda causa di povertà in Italia, dopo la perdita del lavoro, continueremo a vedere calare le nascite e crescere la frustrazione.
Servono politiche serie, strutturate, di lungo periodo, capaci di costruire fiducia. La natalità non è un tema ideologico, ma una questione di giustizia e di visione. Se non agiamo ora, il futuro dell’Italia sarà già scritto”. Dai dati si evidenzia, dicono i promotori, “un paradosso drammatico”. A fronte di un desiderio diffuso di costruire una famiglia, solo una donna su tre riesce ad avere tutti i figli che vorrebbe. La fecondità reale è ferma a 1,18 figli, ben al di sotto della soglia di sostituzione
Il divario tra progetti familiari e realtà è spiegato da ostacoli concreti e sistemici: motivi economici, precarietà lavorativa, carenza di servizi per l’infanzia e difficoltà abitative costringono molte coppie a rimandare o addirittura rinunciare. “Non si tratta di una semplice evoluzione culturale – è stato sottolineato – ma di una scelta spesso obbligata, dettata dall’instabilità occupazionale e dall’assenza di condizioni favorevoli per conciliare famiglia e lavoro”. Sul piano economico, si manifesta un altro “paradosso preoccupante”: le imprese cercano giovani, ma loro se ne vanno.
Dal 2012 al 2023 si sono persi, infatti, quasi un milione di italiani, soprattutto laureati, con una percentuale di giovani Neet del 19%, quasi il doppio della media Ue. La crescita del Pil dal 2000 è stata appena del +9,3%, contro il +30% della Francia e il +45% della Spagna. Per la Fondazione per la Natalità “le misure finora adottate si sono rivelate frammentarie e insufficienti.
Occorre una risposta strutturale, che comprenda un sostegno economico stabile alle famiglie, un sistema educativo per la prima infanzia realmente accessibile, congedi parentali più equi tra madri e padri, una maggiore stabilità contrattuale per i giovani e una visione politica condivisa che rimetta la natalità al centro delle priorità del Paese”.
(da agenzie)

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UN PIANETA FONDATO ORMAI SUL CONFLITTO D’INTERESSI

Giugno 4th, 2025 Riccardo Fucile

CON UN RUOLO POLITICO DIVENTI RICCO NEL PRIVATO (O UN ASSASSINO)

Annuncio i dazi, le Borse scendono, compro azioni. Annullo i dazi, le Borse salgono, vendo azioni. Bel colpo. Riunisco i miei amici miliardari nello Studio Ovale, tartine e pacche sulle spalle: “Ehi, Jack, ti ho fatto guadagnare 700 milioni!”. Risate. Un film di gangster degli anni Cinquanta. Si ricomincia. Annuncio i dazi, compro, sospendo i dazi, vendo. Se tutti noi potessimo fare il giochetto in voga alla Casa Bianca saremmo ricchi sfondati, il che ci autorizzerebbe a rompere il cazzo ai poveri, con deportazioni indiscriminate, retate per le strade, nelle scuole, nelle chiese, che manco il decreto Sicurezza di Meloni e Piantedosi, quello per cui se blocchi una strada rischi più anni di galera che se ammazzi la moglie.
Domanda per chi passa di qui: quanti anni abbiamo sudato, strepitato, scritto e argomentato contro il conflitto di interessi di Silvio Berlusconi che aveva tre tv (private), nominava i vertici di altre tre tv (pubbliche)? Bene, ora ci sono tre o quattro persone che gestiscono l’informazione mondiale, decidono cosa si può scrivere e cosa no, oscurano qui e là con provvedimenti mirati, decidono chi può urlare e chi deve sussurrare. Il conflitto d’interessi è diventato il motore del mondo, una specie di stravolgimento di quel che si diceva secoli fa, negli anni Settanta: “Il privato è politico”. E come no: con un ruolo politico diventi ricco nel privato. O assassino.
Il capo del governo di Israele, per dirne uno, circondato da tagliagole che teorizzano la soluzione finale per l’intero popolo palestinese
(fanno i ministri, perlopiù), si adopera quotidianamente per assassinare donne e bambini a Gaza pur di restare in sella al suo governo, perché se non restasse in sella a gestire un genocidio andrebbe dritto in galera (e non per genocidio, questa è la cosa più grave). È un altro conflitto di interessi, vite (palestinesi) in cambio del destino di Netanyahu e dei suoi complici. Visto che si parla tanto dei valori dell’Occidente (che l’Occidente difende strenuamente assassinando bambini a Khan Younis), direi che il valore principale, sotto gli occhi di tutti, decisamente consistente, è proprio il conflitto d’interessi. Giusto l’altro giorno, festa della Repubblica, il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, avvertiva tutti che la pace non è scontata, che bisogna armarsi, che spendere soldi in armi è giusto e doveroso. Fino a poco prima di diventare il ministro che compra armamenti, faceva il presidente di chi vendeva armamenti, un po’ come mettere il lupo a guardia del pollaio, diciamo. Il tutto mentre si discute allegramente se e come destinare soldi del welfare e della sanità a… bravi, indovinato: armamenti.
Dire che sono saltati tutti i parametri è poco, la verità è che finalmente sono caduti quei pochi veli di vergogna e ora è tutto lecito: chi solleva il dubbio che esista un conflitto di interessi è diventato un vecchio barbogio noioso. Così, all’ombra di alcuni dei più enormi conflitti d’interessi del pianeta, possono fiorire schifezze d’ogni tipo, il cui fine è la conservazione e il potenziamento delle classi dirigenti. Si abolisce l’abuso d’ufficio, reato che proteggeva da migliaia di “piccoli” conflitti d’interessi, ma si può andare in galera per una manifestazione pacifica contro le grandi opere, cioè si assolve chi comanda e si colpisce chi protesta, si premia il consenso e si criminalizza il dissenso. In sostanza si fascistizza il mondo a suon di missili e milioni di dollari al minuto. Come si diceva: un film di gangster.
(da Il fatto Quortidiano)
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L’ANSIA DEL MONDO ABBATTE I GIOVANI

Giugno 4th, 2025 Riccardo Fucile

DROGHE, ALCOL, FARMACI, CELLULARI PER CONTRASTARE LO STRESS… MANCANO I VALORI FORTI DEL PASSATO

I giovani si dividono in due categorie. Quelli che si drogano e quelli che si drogano.Quelli che si intossicano della droga propriamente detta il cui uso è in costante espansione (tracce di Fentanyl, la potente droga di moda, sono state trovate nei delfini del Golfo del Messico) e quelli che si intossicano di smartphone il cui uso è anch’esso in aumento, non solo nei giovani naturalmente ma è arrivato a riguardare bambini di 5 anni.
A quest’orgia vanno aggiunti gli psicofarmaci, il cui uso non riguarda però specialmente i giovani, ma tutti. In un’inchiesta che feci quando pubblicai La Ragione aveva torto? (1985) risultava che 502 americani su 1000 facevano uso abituale di psicofarmaci. Cioè più di un americano su due non stava bene nella propria pelle. E vedendo ciò che accade oggi in America non c’è ragione di pensare che le cose siano cambiate se non in peggio.
Il fenomeno delle droghe, quelle propriamente dette e le altre, si inserisce in un alveo più grande vale a dire nelle nevrosi e nelle depressioni che sono malattie tipiche della Modernità. Appaiono all’inizio della Rivoluzione industriale per poi dilagare (Freud docet). Non esistevano nei tempi passati. C’era solo il malato psichiatrico, il ‘pazzo’ che però i nostri progenitori medievali erano riusciti a metabolizzare credendo che il pazzo, come il mendico, aveva un suo rapporto privilegiato con Dio
.La droga di massa, che coinvolge tutti i ceti, è un fenomeno oabbastanza recente in Europa. E c’è chi, come Walter Veltroni (Corriere, 3.5) che come sociologo a me pare valga molto di più di quando faceva il politico, insinua che l’immissione massiccia della droga in Europa riflette un calcolo politico: distruggere alcune generazioni di cittadini europei.
Prima la droga nella forma della cocaina o dell’oppio era una cosa di artisti (Rimbaud, Baudelaire e compagnia). Mika Waltari poté scrivere il suo bellissimo Sinuhe l’egiziano (1945) perché era sotto l’effetto della droga, solo così poté immaginare il mondo tenebroso, misterioso, inquietante, affascinante di cui stava scrivendo. Oppure era una prerogativa dei grandi ricchi che poi potevano andarsi a disintossicare in qualche clinica specializzata. Gianni Agnelli era soprannominato anche “narice d’oro”, perché aveva sniffato tanto da compromettere l’uso del naso.
Il primo morto per droga, anzi morta, in Italia avviene a Milano, nel 1974. Io facendo l’inchiesta sull’episodio per l’Europeo ne conobbi l’amica più cara, Rosanna C. Era figlia di un famoso avvocato, istruita, colta, curiosa, e sarà questo, forse, a fregarla. Si era ridotta a un punto tale che non poteva più leggere perché le righe le si accavallavano, si doveva accontentare dei fumetti o dei fotoromanzi. Io e mia moglie facemmo l’errore di ospitarla in casa nostra. L’unico limite era che non si drogasse in casa. Io feci l’ulteriore errore di consegnarle la mia macchina, una modesta Simca 1000. Con cui Rosanna si fiondò per la città alla ricerca naturalmente della ‘roba’ ed ebbe un incidente. Per timore della mia reazione non rientrò a casa. A me del danno importava relativamente, avevo l’assicurazione. Denunciai la cosa in Questura e al magistrato di sorveglianza, che mi pare, anche se non sono sicuro, fosse Leonardo Guarnotta e Guarnotta o chi per lui mi disse, giustamente, che potevo andare a processo per ‘incauto affidamento’. Rosanna C.
morirà ugualmente per droga qualche anno dopo. Questo per dire che è pericoloso improvvisarsi specialisti. Credere di poter fare quello che meritoriamente, e sia pur in mezzo a grandi polemiche, fece Vincenzo Muccioli con la sua comunità di San Patrignano.
Nello stesso periodo incontrai nei pressi della Stazione Centrale una ragazzina giovanissima, avrà avuto sì e no 18 anni, che chiedeva l’elemosina, per drogarsi naturalmente. Era veramente un gioiello, non solo per bellezza ma per grazia e modi. In questi casi non sai mai come comportarti. Darle i soldi per alleviare nell’immediato la sua sofferenza, spingendola però così sempre più a fondo?
La mia generazione, quella del Dopoguerra, non è stata coinvolta in droga. Allora bisognava fare un’iniezione, di eroina, della potentissima eroina, e per noi ragazzini l’iniezione ricordava una dolorosa puntura sul sedere. Adesso che ci sono le pillole calarsi un acido, poniamo un yellow sunshine o similare, è cosa di un momento. C’è la stessa differenza che esiste, per chi abbia tentazioni suicidarie, fra il buttarsi dal quarto piano e tirarsi un colpo di pistola. Non alla tempia perché resti vivo ma cieco, ma in gola dove il risultato è sicuro.
A rendere ancora più difficile il già difficile rapporto tra i sessi è arrivato, per i maschi, MeToo (“L’amore? L’eterno odio tra i sessi”, Nietzsche). L’uomo, per ragioni antropologiche che sarebbe troppo complicato chiarire qui, diventate poi culturali, è dalla parte peggiore: quella della domanda. A rigore oggi non è più possibile fare il filo a una ragazza perché basta un niente per essere accusati di ‘molestie sessuali’ o di ‘comportamenti inopportuni’ (queste storie vengono a galla soprattutto quando ci sono di mezzo personaggi famosi del mondo artistico, Depardieu) e il maschio, il maschio normale intendo, che è sostanzialmente un timido, non osa fare un atto che dimostri il suo interessamento per lei (è il tema de Le
passanti, di De André, 1974). Inoltre in un incrocio di paradossi il maschio soffre dell’aggressività di lei che, diventata in buona sostanza libera, è spesso la prima a proporsi. È proprio l’aggressività della donna che spaventa il maschio. E qui si entra nel tema, molto attuale, dell’infertilità. L’infertilità come scrive Gismondo (Fatto, 20.5) in Italia colpisce 2 coppie su 5. Molto spesso è dovuta a malformazioni fisiche dell’uno e dell’altra. Ma più spesso ancora si deve a questioni psicologiche. Insomma i giovani non scopano o scopano troppo poco. Uno psichiatra, che faceva la scrematura per i candidati Cinque Stelle, direi con risultati non ottimali, mi ha raccontato che spesso venivano da lui giovani che si consideravano impotenti. Naturalmente li faceva visitare da uno specialista. Fisicamente erano perfetti. Evidentemente era una questione psicologica. Conosco almeno tre o quattro dei miei amici sulla trentina, bei ragazzi, che a quell’età sono ancora più o meno vergini (“Osa” dico loro “vedrai che lei ci sta, e se non ci sta avrai fatto solo una brutta figura per cui valeva la pena tentare”).
I giovani, ragazzi e ragazze, soffrono oggi di anoressia, di bulimia e in genere di disturbi alimentari che, al limite, possono portare al suicidio. Ogni anno, nel mondo occidentale, ci sono 46.000 suicidi. Non ho mai visto un talebano suicidarsi. Cosa vuol dire? Che ai nostri ragazzi mancano valori forti, condivisi, quelli che io chiamo i valori “pre-ideologici, pre-politici” che corrispondono alla dignitas latina (difesa del più debole, lealtà, una morte dignitosa che, allora, era quella che avveniva in battaglia o per mano propria) sostituiti dallo stress cui ci costringe l’attuale modello di sviluppo. Salito un gradino devi salirne immediatamente un altro e poi un altro ancora in una corsa senza fine senza poter mai avere un momento di pausa e di riflessione, privo di ansia. Perché è proprio l’ansia che domina il nostro mondo.
(da ilfattoquotidiano.it)

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