MENTRE PUTIN FA IL GIOCO DELLE QUATTRO CARTE SUI NEGOZIATI, KIEV PASSA AL CONTRATTACCO:NEGLI ULTIMI GIORNI L’UCRAINA HA SFERRATO UN’OPERAZIONE MICIDIALE DIETRO L’ALTRA
PRIMA I SABOTAGGI AI TRENI, POI IL MAXI RAID CON I DRONI E INFINE L’ESPLOSIONE AL PONTE DI KERCH… IL POSSIBILE UTILIZZO DEI MARICHKA, I DRONI DI ULTIMA GENERAZIONE CON UN RAGGIO D’AZIONE DI MILLE CHILOMETRI: SE FOSSE CONFERMATO, VORREBBE DIRE CHE GLI UCRAINI SONO RIUSCITI A VIOLARE LA “RETE” O A SFRUTTARE UN VARCO PER CENTRARE UN PILONE ESTERNO
Kiev, in attesa di un possibile assalto russo alle proprie trincee, ha lanciato una fase di operazioni speciali. Su ogni fronte. Prima i possibili sabotaggi ai treni, prendendo di mira uno strumento logistico fondamentale per la macchina bellica del Cremlino. Poi il raid multiplo di droni contro le quattro basi dei bombardieri strategici con molti velivoli in fiamme.
Ieri l’attacco al ponte di Kerch, simbolo «politico» e linea di collegamento importante per la Crimea. Vista la cadenza è possibile che i servizi segreti dell’Sbu abbiano pronte nuove mosse per alimentare una campagna che da un lato dimostra l’efficacia dei propri uomini e dall’altro evidenzia debolezze della superpotenza che mantiene però l’iniziativa sul terreno tradizionale.
Gli ucraini hanno inserito il ponte al punto più alto della lista dei target di alto valore e per questo motivo hanno cercato di metterlo fuori uso in ogni modo e con qualsiasi mezzo.
L’8 ottobre del 2022 hanno provato da «sopra», affidandosi a un camion-bomba fatto detonare in mezzo alla carreggiata: esplosione documentata dai video, «botto» messo a segno dopo una paziente manovra di intelligence. Il secondo tentativo il 17 luglio del 2023, questa volta con il ricorso alla versione marittima di un drone-kamikaze lanciato a tutta velocità contro i piloni.
Anche in questo caso il «lampo» è stato registrato dalle telecamere di sorveglianza. La struttura ha dovuto essere riparata ma è tornata in
seguito operativa con grande sforzo di operai e ingegneri.
Contromosse
L’insistenza dell’Ucraina ha spinto Mosca a un crescendo di misure di protezione. I militari hanno piazzato delle chiatte per creare una barriera, hanno aggiunto difese più robuste, hanno intensificato i pattugliamenti con gli elicotteri e i controlli in profondità con l’aggiunta di «blocchi». In certi periodi hanno posto limiti al transito di barche da diporto e persino surfisti.
Tutti tasselli che dovevano (e devono) formare uno scudo contro minacce diverse.
L’Armata teme nuovi sabotaggi con l’uso di veicoli, possibili atti sul percorso ma soprattutto è preoccupata dall’insidia «navale» in quanto Kiev ha proseguito nello sviluppo di battelli guidati da remoto, dotati di cariche esplosive, veloci.
Mezzi che procedono a pelo d’acqua manovrando per sottrarsi al tiro delle mitragliere fino ad arrivare sul target: ne hanno diversi modelli, aggiornati nel tempo tenendo conto del nemico. Proprio uno di questi scafi è riuscito ad affondare la Moskva nel Mar Nero, l’ammiraglia della flotta militare russa, primo segnale dell’abilità ucraina su questo fronte.
L’altro pericolo è rappresentato da droni subacquei — di nuova concezione — con testata bellica. E in queste ore c’è chi ha ipotizzato l’impiego del Marichka, con un raggio d’azione di circa mille chilometri e lungo sei metri. Se così fosse vuole dire che gli ucraini sono riusciti a violare la «rete» oppure a sfruttare un varco che ha permesso di centrare un pilone esterno.
La deflagrazione è stata potente ma non sufficiente a paralizzare il traffico. In un comunicato l’Sbu ha precisato l’impiego di una carica da 1.100 chilogrammi, dettaglio fornito da Vasyl Malyuk, il comandante dell’intelligence considerato il regista delle azioni iserie di questi giorni.
(da agenzie)
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