MEGLIO UN VENETO OGGI O UNA LOMBARDIA DOMANI? È IL DILEMMA SPECULARE DI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
L’EX TRUCE DEL PAPEETE È DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE A FRATELLI D’ITALIA (SI VOTA TRA TRE ANNI), MA LA SORA GIORGIA RIFLETTE: SOTTO LA MADUNINA COMANDA LA RUSSA, E SAREBBE DIFFICILE SCALZARE LA SUA PERVASIVA RETE DI RELAZIONI
L’apertura sul terzo mandato per le Regionali d’autunno, del nasuto Donzelletto toscano, responsabile organizzazione di Fdi, è un ramoscello di ulivo lanciato da Lady Giorgia a Salvini.
Il segretario della Lega è stretto tra l’incudine dei tre governatori del Carroccio, Zaia, Fedriga e Fontana, che tuttora presiedono almeno il 6% del consenso elettorale, e il martello del fascistoide generale Vannacci che col suo 2% ha costretto il Capitone a nominarlo tra i vice-segretari.
Se per il fragile presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, l’apertura di Donzelli sul terzo mandato è “un’espressione di buon senso politico”, per il governatore lombardo Attilio Fontana è un’occasione per infilzare le scelte demenziali di Salvini per riacchiappare il consenso padano perduto. “Ponte sullo Stretto? Io penso a quelli lombardi”, così ha risposto seccamente il governatore della Lombardia in un’intervista su “La Stampa”.
E a proposito dell’eurodeputato Roberto Vannacci, un tipino che non nasconde ai suoi accoliti la voglia di spodestare il bollito Salvini e di togliere voti a Meloni, il governatore della Lombardia ha aggiunto un pizzino velenoso: “Io sono dell’idea che se qualcuno vuole cambiare pelle lo deve comunicare anche a noi”.
La Lega resta un partito autonomista – ha proseguito Fontana – che difende i territori, e da questi valori non possiamo e non vogliamo prescindere. Se qualcuno vuole cambiare pelle alla Lega ce lo dica: Vannacci dimostri di essere un autonomista”.
L’oggetto del contendere tra i due galletti di Palazzo Chigi è la Lombardia, la regione-motore del Belpaese: il segretario della Lega, resosi conto di non poter governare tutto il Nord con l’8%, sarebbe disposto a cedere il Pirellone nel 2028, pur di non perdere con un colpo solo Zaia e il Veneto.
Per l’ex “Truce del Papeete”, rinunciare al Pirellone sarebbe sì un “sacrificio”, ma da consumarsi nel lungo periodo. E fra tre anni può succedere di tutto. Anche per questo, Giorgia Meloni sta riflettendo se sia la scelta più saggia pretendere la Lombardia per Fratelli d’Italia.
Anche perché dalle parti della “Madunina” i suoi fedelissimi, gli europarlamentari Carlo Fidanza e Nicola Procaccini, sono deboli rispetto ai veri ras lombardi di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa e suo fratello Romano.
Il presidente del Senato nel corso degli anni ha intessuto una imponente rete di contatti e potere, ha aiutato e fatto nominare molte persone, ha ottimi rapporti con il deep state locale (polizia, magistrati, funzionari, avvocati, imprenditori), è inserito nei gangli della vita pubblica di Milano e i suoi parenti, figli in testa, sono tutti ben introdotti nel potere meneghino.
Un simile sistema di potere è difficile da scardinare e un pezzo da novanta come ‘Gnazio che, dall’alto del Duce se ne è sempre fottuto della Ducetta, non si farebbe certo scavalcare da un Fidanza qualsiasi, anche se emissario di Giorgia Meloni.
In Lombardia, in buona sostanza, comanda e comanderà lui. E se la Regione, all’interno della trattativa tra alleati, venisse offerta a Fratelli d’Italia, il deus ex machina su scelte e nomine del potere non
sarebbe il Fidanza della Meloni ma il presidente del Senato.
Amorale della fava: oggi, alla Sora Giorgia vale la pena scambiare le figurine delle Regionali con Salvini? Magari è mejo accontentarsi subito della gallina veneta (Zaia permettendo) che attendere tre anni il superpollo lombardo (per la gioia di La Russa)
Ps. L’uscita di Roberto Vannacci sul terzo mandato, da Treviso, sta dando molto da pensare agli “addetti ai livori”: può un vicesegretario andare nella terra di Zaia a piazzare una mina sotto il sedere del “Doge” senza il placet del suo diretto superiore Salvini?
Il generale al contrario, invece, potrebbe comportarsi come una specie di guastatore per “conto terzi”: grazie alle sciabolate di Vannacci, Salvini potrebbe liberarsi una volta per tutte dei governatori, che di certo non lo amano più come un tempo.
Ma è una strategia vincente, dal punto di vista elettorale, mollare due acchiappavoti moderati come Zaia e Fedriga, per consegnarsi al mal-destro e ambizioso Vannacci? Non sembra la migliore delle mosse, a meno che l’ex Capitone non stia ormai pensando al suo futuro in una Lega ridimensionata ma zeppa di fedelissimi, o addirittura a un suo partitino esterno al Carroccio
(da Dagoreport)
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