IL MESSAGGIO DI VISCO E BONOMI: LA POLITICA PUO’ FARE PIU’ DANNI DEL COVID
I MILIARDI EUROPEI VANNO SPESI BENE, NON PER AMENITA’ COME TAGLIO TASSE E FLAT TAX
Se si vanno ad analizzare i discorsi e quindi i messaggi che il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, e il nuovo capo degli industriali, Carlo Bonomi, hanno lanciato al governo e alla politica in generale, viene fuori una somiglianza impressionante.
Quasi come se l’appello dell’intero mondo produttivo e finanziario fosse uno e uno solo. Ed è questo, sintetizzando: il Covid ha cambiato tutto, c’è il serio rischio che il paese non tenga nei prossimi mesi, la bomba sociale è innescata, quindi ormai non c’è più tempo da perdere, è l’ora di ribaltare i vecchi schemi, bisogna avere una visione di come portare fuori l’Italia dalla crisi e soprattutto spendere bene la pioggia di miliardi in arrivo dall’Europa e dai mercati.
Insomma, banchieri e imprenditori che da sempre hanno vestito i panni dei pompieri, ecco che si trasformano in rivoluzionari. Visco parla oggi nelle sue Considerazioni finali di “rottura rispetto all’esperienza storica più recente”. Bonomi nella sua prima relazione da presidente, un paio di settimane fa, ha chiesto una totale rifondazione delle regole del nostro paese. Rottura, rifondazione. Se le parole hanno ancora un senso, queste assomigliano a macigni gettati nella palude.
Purtroppo però le prime schermaglie di dibattito pubblico su come traghettare il paese fuori dalla crisi sono tutt’altro che incoraggianti.
Con i 5 stelle e Luigi di Maio che ripetono il mantra “usiamo i soldi del recovery fund per tagliare le tasse”, con la Lega di Salvini che ha rispolverato per l’occasione la balzana idea della flat tax. Tanto che il ministro dem agli Affari europei, Enzo Amendola, ha dovuto ricordare a tutti che no, non si può fare, che i 172 miliardi che arriveranno l’anno prossimo vanno investiti in progetti mirati e verificabili, altro che taglio delle aliquote, altrimenti bye bye soldi.
Ma anche qui il livello del discorso pubblico per ora gira a vuoto sul tema annoso e noioso delle “riforme”, che da almeno 50 anni tutti le vogliono ma nessuno le fa.
E chissà se questo governo riuscirà mai a mettere un po’ di sostanza sotto i titoli – che poi sono sempre quelli – semplificazione, riforma fiscale, sblocco cantieri, investimenti pubblici, digitalizzazione e via cantando.
L’esecutivo si trova, in altri termini, davanti a una sfida epocale, ben più grande di lui su cui già altri governi ben più attrezzati hanno fallito in passato (senza l’aggravante Covid). Non c’è quindi da essere ottimisti.
Visco però oggi nella sala più bella di palazzo Koch – in uno scenario surreale di sole 40 alte cariche istituzionali sedute, distanziate e con mascherine – ha suonato idealmente una campanella. E l’ha suonata forte.
Perchè se si andasse avanti così, per inerzia, solo due cose sarebbero certe: l’aumento imponente del debito pubblico e quello corrispondente delle diseguaglianze sociali.
Il primo è una specie di bomba pronta ad esplodere sotto i nostri conti pubblici, che ci può trascinare verso poco auspicabili scenari argentini.
Il secondo è una bomba messa lì sotto il tessuto sociale del paese, che se esplode rischia di portarci a situazioni inimmaginabili, poveri contro poveri, poveri contro ricchi, in generale italiani contro italiani. E il problema è che sono due ordigni che potrebbero anche deflagrare contemporaneamente con conseguenze devastanti. Proprio per questo bisogna che la politica si muova, che abbia una visione, che programmi e guidi la ricostruzione.
Non andrà tutto bene se non si affronta la crisi con serietà e competenza. La parte più bella ed efficacia della relazione di Visco è quella in cui non snocciola numeri e non parla di economia. “Oggi da più parti si dice: “insieme ce la faremo”. Lo diciamo anche noi: ma purchè non sia detto solo con ottimismo retorico, bensì per assumere collettivamente un impegno concreto. Ce la faremo con scelte mature, consapevoli, guardando lontano. Ce la faremo partendo dai punti di forza di cui qualche volta ci scordiamo; affrontando finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere. Molti hanno perso la vita, molti piangono i loro cari, molti temono per il proprio lavoro. Nessuno deve perdere la speranza”.
(da “Huffingtonpost”)
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