IL SOCIOLOGO MARCO REVELLI: “E’ UNA DESTRA AUTORITARIA, ERODE I DIRITTI E PRATICA UN SADISMO BRUTALE SU DEBOLI E LAVORATORI”
“NESSUN GOVERNO PRECEDENTE ERA GIUNTO A TALE LIVELLO DI SQUADRISMO”
Revelli, si torna a leggere la parola “precettazione” vicino a “sciopero generale”. Che stagione viviamo?
Questa orribile destra continua a erodere diritti sociali, democrazia, principi costituzionali: è una lunga marcia dentro e contro le istituzioni.
Ricorda precedenti simili, nella storia dell’Italia repubblicana
Nessuno con questo livello di rozzezza un po’ squadrista. Con questo gioco tra mandante ed esecutore. Con il ministro delle Infrastrutture – delle Infrastrutture – che ordina la liquidazione dello sciopero e la Commissione di garanzia che si allinea. Come per il coinvolgimento del Cnel sulla questione del salario minimo, è un uso spregiudicato e aggressivo di istituzioni al servizio addirittura dei singoli ministri.
Vede uno scarto in senso vagamente autoritario?
Neanche tanto vagamente. Questa maggioranza, soprattutto l’asse Lega-FdI, ha un’idea di società e di politica fondamentalmente autoritaria, lo mostra nella gestualità, nel linguaggio, nelle proposte politiche sia sul fronte sociale – l’attacco al diritto di sciopero e al reddito dei cittadini – sia sul piano politico: l’attacco agli equilibri costituzionali in nome della personalizzazione del potere, in Italia ha una tradizione autoritaria e dittatoriale.
La manovra giustifica lo sciopero?
Va inserita nel contesto socioeconomico in cui è stata costruita. La mobilitazione era un evento necessario: da troppo tempo le condizioni del mondo del lavoro erano logorate senza che si battesse un colpo. La maggioranza in questo primo scorcio di legislatura ha praticato una forma vera e propria di sadismo sociale: la cancellazione brutale del reddito di cittadinanza, il rifiuto del salario minimo, i favori agli evasori fiscali. Aggiungiamo l’inflazione, che erode i salari. Questa è una manovra totalmente assente nei confronti delle questioni sociali, frutto di chi è forte coi deboli e debole coi forti. È totalmente priva di qualsiasi visione, di qualsiasi politica industriale, tanto è vero che anche Bonomi se ne lamenta: serve solo a far galleggiare la signora Meloni e il suo complesso di amici, parenti, camerati.
Schlein ha preso le parti del sindacato. È la fine del “riformismo” nel Pd?
Gli ultimi giorni hanno dato dei segnali: intanto la piazza di sabato scorso ha restituito l’immagine di un corpo a un partito che sembrava un’astrazione. Ma bisogna essere consapevoli che questi segnali di vita non sono acquisiti e che il Pd deve emendarsi da colpe recenti e meno recenti pesantissime: sulla sua credibilità come partito vicino ai lavoratori, il renzismo ha lasciato dei segni pesantissimi (si pensi al Jobs Act). La strada della legittimazione come forza vicina ai bisogni della parte più svantaggiata di questo Paese, è ancora lunga.
(ds Il Fatto Quotidiano)
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