IL TAR RESPINGE LA REVOCA DI ACCOGLIENZA DEL VIMINALE PER UNA DONNA NIGERIANA INCINTA E CON BAMBINO
PUO’ RIMANERE IN ITALIA, IL DECRETO SICUREZZA NON PUO’ ESSERE RETROATTIVO
La giovane nigeriana incinta e con una bimba piccola nata in Italia, residente in provincia di Matera, potrà restare al centro di accoglienza nel quale è attualmente ospite.
Lo ha stabilito il Tar di Basilicata a cui aveva fatto ricorso la donna, M., tramite l’avvocato Angela Maria Bitonti con il sostegno della campagna “Lasciateci entrare”, a seguito del provvedimento di revoca dell’accoglienza della prefettura di Matera in recepimento del decreto sicurezza, ora annullato dal Tar.
Nella sentenza, ancora una volta, si ribadisce l’irretroattività del decreto Salvini, in quanto “non trova applicazione — si legge nel documento – in relazione alle domande di riconoscimento di un permesso di soggiorno per motivi umanitari proposte prima dell’entrata in vigore (5/10/2018) della nuova legge, le quali saranno pertanto scrutinate sulla base della normativa esistente al momento della loro presentazione”. Come il caso della giovane nigeriana, la cui richiesta di protezione umanitaria — poi accolta – risale al 23 novembre del 2016.
Inoltre, nel dispositivo, viene esplicitato che “la situazione giuridica soggettiva dello straniero ha natura di diritto soggettivo, da annoverarsi tra i diritti umani fondamentali garantiti dagli artt.2 della Costituzione e 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, e, pertanto, non degradabile ad interesse legittimo per effetto di valutazioni discrezionali affidate al potere amministrativo”.
“Il decreto Sicurezza — commentano la referente della Basilicata della campagna Lasciateci entrare, Paola Andrisani e l’avvocato Bitonti – da quando è entrato in vigore ha comportato spesso il proliferare di numerosi provvedimenti amministrativi illegittimi perchè in palese contrasto con norme di legge già in vigore prima dello stesso, comportando la necessità , quindi, di rivolgersi all’autorità giudiziaria amministrativa per ottenerne l’annullamento, con notevole dispendio di ulteriore denaro pubblico.
L’esercizio dei diritti — aggiungono – non è un gioco d’azzardo e noi come avvocati ed attivisti siamo chiamati ad un’azione puntuale e ferma contro chi vuole minarne le sue basi. M. ha avuto il coraggio di denunciare e lo ha fatto soprattutto per la sua bambina e per quello o quella che porta in grembo. Loro hanno diritto a un futuro migliore. E grazie a lei si è portata avanti una battaglia che vale per chiunque si trovi nella stessa sua situazione. La lotta e la resistenza, soprattutto in questo momento, pagano”.
(da agenzie)
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