IL VERO DEGRADO DELL’ITALIA, PROFESSORE BULLIZZATO E FILMATO DALLO STUDENTE: “DAMMI IL 6, NON FARMI INCAZZARE”
IN UN ISTITUTO TECNICO DI LUCCA TEPPISTELLO MINACCIA INSEGNANTE, NESSUNO REAGISCE IN DIFESA DEL DOCENTE… IN UNO STATO CHE SI RISPETTI TUTTI ESPULSI E CAMPI DI RIEDUCAZIONE DA FARTI RIMPIANGERE DI ESSERE VENUTO AL MONDO
Un ragazzo, davanti a un brutto voto, inizia a urlare contro il professore. È alla cattedra, in piedi. Lo minaccia: «Prof, non mi faccia incazzare, non mi faccia incazzare». Grida. In un’aula dell’Istituto tecnico commerciale “F. Carrara”, a due passi dalle Mura di Lucca, l’ennesimo attacco a un insegnante.
Una scena ripresa dai compagni di classe, tra risate e consensi: nel giro di poche ore diventerà un video, venti secondi choc, che prima percorrono i canali dei gruppi WhatsApp, e in serata approdano su Facebook.
È una classe del primo biennio. Il docente è seduto, lo sguardo basso: sceglie il silenzio, nella speranza che la tempesta si plachi. Lo studente, jeans scuri e maglione lungo, tenta di strappargli dalle mani il registro elettronico e alza di nuovo la voce: «Mi metta sei».
A quel punto il prof si alza: ha resistito, trattenendo il tablet nelle proprie mani. Sulla scrivania i suoi occhiali, i fogli sparsi. C’è tensione.
Mentre l’insegnante continua a non rispondere alla provocazione, il ragazzo lo apostrofa: «Chi è che comanda, eh?». Glielo ripete: «Chi è che comanda? Si inginocchi». Una colonna sonora di risatine. In sottofondo i compagni di classe ridono: il professore è impotente, forse per scelta. Qui la registrazione si interrompe.
L’indomani è il giorno della tensione, delle stanze chiuse e delle reazioni dure.
«Ora rischiano tutti. È stato un gesto molto grave che merita una punizione esemplare», commenta il dirigente del “Carrara”, Cesare Lazzari.
«Ho guardato il video e credo che il gesto di obbligare l’insegnante a cambiare il voto fosse funzionale alla registrazione. Se avessero registrato per avere una prova e denunciare questa storia, avrei capito. Ma la loro priorità era quella di girare immagini da mostrare, da esibire. Si sono scambiati quell’episodio indegno di cellulare in cellulare; io l’ho saputo solo da persone esterne».
Venerdì pomeriggio intanto si riunirà il consiglio di classe poi sarà la volta di un incontro con la provveditora agli studi di Lucca, Donatella Buonriposi.
È la liturgia delle burocrazie e dei percorsi formali, dovuti, necessari, così inconciliabili con i tempi forsennati delle divulgazioni sui social, della viralità . Un passaparola che diventa irrisione.
E nessuno, tra le nuvolette dei gruppi chiusi di conversazione, spende una parola in difesa del professore.
Sempre a Lucca, circa due mesi fa una professoressa di un’altra scuola superiore, l’istituto di Scienze Umane “Paladini” era stata aggredita da un alunno: il ragazzo le aveva messo le mani al collo, per cinque giorni di prognosi. Secondo i sindacati la portata del fenomeno rischia di raggiungere livelli preoccupanti se non si interverrà per tutelare i docenti.
(da “La Stampa”)
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