IN ARRIVO DA BRUXELLES LA LETTERA AL GOVERNO CON UNA MULTA DA 3,5 MILIARDI
MANCATO RISPETTO DEI CONTI PUBBLICI E DEL MANCATO TAGLIO DEL DEBITO
Puntuale, arriva la lettera di Bruxelles. Puntuale, torna a salire lo spread. Al ministero dell’Economia sono in attesa nelle prossime ore della missiva, già largamente annunciata, da parte della Commissione Europea sui conti pubblici italiani.
Ancora non del tutto smaltita l’euforia per il successo elettorale che lo ha consacrato di fatto primo azionista del Governo, Matteo Salvini si è subito calato nella trincea della prossima sfida: quella che si apre ufficialmente il prossimo 5 giugno e si protrarrà fino all’autunno sul mancato rispetto della regola del debito da parte dell’Italia.
Da Bruxelles è filtrata, tramite Bloomberg, la possibilità di una multa da 3,5 miliardi di euro per l’Italia a causa del mancato taglio del debito pubblico nel 2018.
La lettera in arrivo a Roma non comporterà l’apertura di nessuna procedura ma sarà una sorta di memento delle regole Ue da rispettare e delle procedure in cui rischia di incorrere l’Italia.
È opinione diffusa che questa Commissione Ue non affonderà il colpo nei confronti del Governo e lascerà la patata bollente nelle mani dei prossimi Commissari.
Nè sorprende la cifra fatta trapelare da Bruxelles su una possibile multa a danno dell’Italia: la procedura per debito eccessivo – che l’Italia ha già schivato durante la stesura della scorsa legge di Bilancio – prevede, nel caso arrivi alla conclusione del suo iter, una sanzione che può oscillare tra lo 0,2 e lo 0,5% del suo Pil.
Tanto è bastato però a dare una spinta verso l’alto allo spread. L’impennata è avvenuta subito dopo le indiscrezioni di stampa secondo cui per l’Italia sarebbe pronto l’avvio della procedura per debito eccessivo.
In realtà con la lettera Bruxelles non adotterà alcun provvedimento. La Commissione chiederà al governo come pensa di giustificare il mancato taglio l’anno scorso in aperta violazione del patto di stabilità .
In particolare vorrà conoscere formalmente il punto di vista del governo sui ‘fattori rilevanti’ che la giustificherebbero. Dopodichè la Commissione deciderà se tali fattori (tra cui bassa crescita e bassa inflazione) esistono effettivamente e possono evitare all’Italia l’apertura di una procedura per violazione della regola del debito.
Una prima posizione sarà ufficializzata il 5 giugno prossimo, quando saranno rese pubbliche le raccomandazioni per i vari Paesi Ue. Ma la decisione definitiva dovrà essere presa dal Consiglio, a maggioranza qualificata. Passerebbero molti mesi, nel caso, prima che l’Italia arrivasse a quella fase, ma a quel punto – ragionano a Bruxelles – sarebbero già intervenuti i mercati finanziari, facendo lievitare i rendimenti dei titoli di Stato e schizzare gli spread.
Stime Ue alla mano, il debito italiano dovrebbe salire al 133,7% quest’anno e al 135,2% nel 2020. In rialzo anche il deficit: al 2,5% nel 2019 e al 3,5% nel 2020.
Peggiora poi anche il disavanzo strutturale (parametro di riferimento Ue perchè incide sul debito) che nel 2018-19 doveva essere tagliato almeno dello 0,4% e invece è peggiorato dello 0,3%. Sull’aggiustamento di questo parametro il Governo italiano era riuscito ad evitare l’apertura della procedura per debito eccessivo alla fine dell’estenuante negoziato con Bruxelles sulla manovra.
Molto dipenderà dall’impostazione del negoziato da parte della Commissione, anche alla luce del voto europeo.
Sarà una partita che si giocherà parallelamente a quella delle alleanze nel prossimo Europarlamento in vista delle nomine nelle istituzioni Ue. L’Italia a guida Lega ha già avanzato alcune richieste. Il Carroccio vorrà esprimere il rappresentante italiano nella prossima Commissione Ue e reclama per l’Italia anche un membro nel board della Banca Centrale Europea, quando il mandato del presidente Mario Draghi arriverà a scadenza a novembre. Partita complessa, perchè all’Italia è già andata la Vigilanza Bancaria con Andrea Enria. E la Francia sarà priva di membri nel Board quando lascerà Coeure. Se la presidenza di Francoforte non andrà nè alla Francia nè, soprattutto, alla Germania, le richieste italiane potrebbero uscirne indebolite.
Ma se dovesse saltare la nomina di Manfred Weber alla presidenza della Commissione, ipotesi per nulla peregrina, è noto che la Germania punterà alla carica oggi ricoperta da Draghi con il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. In quel caso i progetti italiani di riforma della mission della Bce avrebbero ancora meno chance di quante ne abbiano oggi.
(da agenzie)
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