IN ISRAELE È FINITO IL TEMPO DEI PARASSITI: LA CORTE SUPREMA HA DECISO CHE GLI EBREI ULTRAORTODOSSI SI DEVONO ARRUOLARE, COME TUTTI
IL GOVERNO DI “BIBI” SI REGGE SUL SOSTEGNO DI DUE SVALVOLONI SUPER-RELIGIOSI, SMOTRICH E BEN GVIR, MA L’OPINIONE PUBBLICA È FAVOREVOLE…: PERCHÉ I GIOVANI UOMINI “NORMALI” DEVONO ANDARE A MORIRE A GAZA MENTRE LORO STUDIANO LA TORAH? TRA QUALCHE ANNO, GLI “HAREDIM” SARANNO QUASI IL 20% DELLA POPOLAZIONE
Che vadano in guerra anche loro. Sei ore di consiglio, l’unanimità dei nove giudici, una sentenza a suo modo storica: anche gli ebrei ultraortodossi, d’ora in poi, dovranno indossare la divisa.
Tutti a combattere. A Gaza, sul fronte del Libano, in Cisgiordania. Perché vale il principio d’eguaglianza e per la Corte Suprema israeliana, che conferma un’ingiunzione provvisoria emessa tre settimane fa, «non c’è più una base giuridica per concedere l’esenzione totale dal servizio militare agli studenti delle yeshivot», le scuole religiose.
Non c’è soprattutto adesso, «al culmine d’una guerra difficile», in cui «il peso della diseguaglianza è più che mai acuto». L’Alta Corte mette una pezza negli strappi della politica israeliana, ancora una volta, e un bastone nelle ruote di Bibi Netanyahu. Il premier per ora fa parlare il suo partito: «Siamo perplessi — reagiscono al Likud —, proprio in questi giorni stavamo discutendo in Parlamento la legge su questo tema».
In realtà, sono anni che mezzo Paese aspetta questa sentenza. E otto mesi che le strade s’affollano di proteste contro il privilegio dei 67 mila giovani haredim, idonei alla leva eppure esentati. «È una vittoria storica», dicono i leader del Mqg, il movimento che più s’opponeva al salva-ortodossi: «Ora il governo applichi senza indugio la decisione della Corte».
Yair Lapid, leader dell’opposizione, chiede che i reclutamenti partano subito: «Le esenzioni sono illegali, il ministro della Difesa obbedisca ai giudici». La procuratrice generale Gahaliv Baharav-Miara ha già pronti dei numeri: 3 mila ultraortodossi possono già essere arruolati. Lunedì, fiutando l’aria, il governo aveva approvato un aumento dei giorni di servizio per i riservisti, escludendo come al solito gli haredim. E il rabbino capo Yitzhak Yosef aveva avvertito: se ci fosse imposta la leva, i nostri ragazzi lascerebbero Israele
Bello schiaffo. I due partiti religiosi si dichiarano «delusi» ma al momento escludono d’uscire dal governo. Considerano essenziale l’esenzione delle yeshivot e temono la corruzione dei costumi. Molti ragazzi delle scuole ebraiche, ricordano, non studiano né le scienze, né l’inglese, solo la Torah, e sono perciò impreparati alla naja
Bibi ha già dato mandato a Yoav Kish, il ministro dell’Istruzione, di studiare un compromesso fra la sentenza e la legge in discussione alla Knesset: «Evitiamo una lotta intestina — dice il ministro — che ci laceri nel mezzo d’ una dura guerra».
Ma nemmeno i falchi della destra, come Avigdor Lieberman, sono molto disponibili: «Non c’è nulla d’ebraico nell’eludere il servizio militare».
Domanda: fin dove sarà possibile, per Bibi, ignorare le parole dell’Alta Corte? Alla Knesset, proprio per questa tecnica del rinvio e per non scontentare i micropartiti religiosi, langue da anni una legge formale che distingua fra chi prega e chi combatte, fra gli studiosi della Torah e i cittadini arruolati.
Ora basta, dicono i giudici: senza quella legge, Netanyahu non può più dare sostegno finanziario a chi s’evita Gaza per leggere il Libro. E non può più ignorare lo scontro fra laici e religiosi, le due più grandi tribù d’Israele.
(da agenzie)
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