LA GIORGIA FOTTUTA VALUTA IL PIANO C: L’ASTENSIONE AL CONSIGLIO EUROPEO
LA DUCETTA INFURIATA POTREBBE NON VOTARE URSULA AL CONSIGLIO EUROPEO DI DOMANI…NEL FRATTEMPO, SPERA DI “VENDERE A PESO D’ORO” IL VOTO DEI SUOI PARLAMENTARI. MA IN OGNI CASO, IL BLUFF SARÀ SVELATO: IN ECR SONO GIÀ PRONTI A SFIDUCIARLA
Tutto adesso è possibile. Anche che domani Meloni possa astenersi, a Bruxelles, durante il Consiglio europeo dove i leader dei singoli Paesi saranno chiamati a votare per il pacchetto di nomine già deciso tra Emmanuel Macron e Mark Rutte per i liberali, Olaf Scholz e Pedro Sanchez per i socialisti, e Donald Tusk per i popolari. I conservatori di Ecr sono fuori, Meloni è fuori. Come previsto.
Le destre stanno crescendo, e l’ipotesi di un coordinamento tra gruppi nazionalisti e populisti è un’arma politica che Meloni tiene in serbo per il futuro.
La svolta dell’ultima settimana è frutto di questo strappo e di queste riflessioni: astenersi potrebbe rivelarsi una scelta che consente di non sostenere un patto negoziato da altri, il che sarebbe uno smacco, e quindi di salvarsi la faccia internamente, a destra – con la Lega, e con Marine Le Pen – ; ma al tempo stesso darebbe più potere negoziale alla premier nella trattativa bilaterale con Von der Leyen.
Il voto di Meloni al Consiglio europeo non è determinante per raggiungere la maggioranza qualificata mentre potrebbero esserlo i 24 voti di FdI all’Europarlamento, al momento della ratifica dei top jobs, prevista a metà luglio.
Per questo la premier farà di tutto per vendere a peso d’oro il sostegno dei suoi europarlamentari. Questo è quanto ha condiviso con i suoi fedelissimi nelle ultime ore: se in Consiglio votasse a favore, i voti di FdI verrebbero considerati come scontati e quindi non avrebbe più spazio negoziale.
Se votasse no, si metterebbe ai margini, assieme a Viktor Orban, e potrebbe rischiare di compromettere l’assegnazione di un commissario di peso.
L’Italia – sa bene Meloni – non può permettersi cinque anni di guerra con la Commissione per via dei tanti delicati dossier aperti (dalla procedura per deficit ai balneari).
Von der Leyen negozierà con i Verdi, e non con Ecr.
Inoltre l’intesa tra Ppe-Pse-Renew Europe prevede che sarà von der Leyen a definire i contorni del portafoglio italiano, anche sulla base del profilo del candidato (il ministro Raffaele Fitto, per ora, resta il protagonista principale di tutte le indiscrezioni).
È emersa la disponibilità a concedere una vicepresidenza, Meloni punta però a ottenere anche un riconoscimento, per così dire, scenografico: prima di metà luglio vuole almeno un incontro tra la presidente della Commissione e la delegazione di Fratelli d’Italia proprio per mettere sulla bilancia il suo pacchetto di voti.
Servirebbe per “rivendicare” un ruolo, anche se questo potrebbe costare caro a Ursula, sul fronte opposto: quello dei socialisti e dei verdi.
(da agenzie)
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