IN MIGLIAIA MANIFESTANO CONTRO GREEN HILL, MENTRE DAI VERBALI DI ISPEZIONE DELLA ASL SPUNTANO CENTINAIA DI ANIMALI MORTI, MOLTI DETENUTI ABUSIVAMENTE
SFONDATE LE RETI DAVANTI ALL’ALLEVAMENTO, ORGANIZZATO UN PRESIDIO PER DUE SETTIMANE… CARCASSE DI 450 ANIMALI MAI REGISTRATI E ACQUE CONTAMINATE: PER LE AUTORITA’ DI CONTROLLO VA BENE COSI’
Nemmeno Caronte ferma gli attivisti anti Green Hill. Nonostante i quasi 40 gradi previsti, a Montichiari sono arrivate oltre 3000 persone da tutta Italia: chiedono, per l’ennesima volta, la chiusura dell’allevamento lager che cresce 2500 beagle l’anno da destinarsi ai laboratori farmaceutici.
Tra loro anche la cantante Anna Oxa, vegana convinta: «Se vogliamo iniziare a cambiare il sistema dobbiamo iniziare da qui. I lager riservati alle persone sono già esistiti, non è giusto che debbano rimanere per gli animali».
Gli attivisti del Coordinamento Fermare Green Hill hanno organizzato un accampamento alla base del colle San Zeno (che ospita l’allevamento contestato).
Il presidio pacifico durerà fino al 15 luglio.
Diversi gli attivisti che si accamperanno con le tende, in una vera e propria vacanza antivivisezione. «L’ennesima iniziativa per portare l’attenzione sulla legge anti-sperimentazione ferma in Senato da troppo tempo» dichiara Sara, una dei leader degli animalisti.
TERREMOTATI IN CORTEO
Simbolica la presenza di un gruppo di sfollati delle aree terremotate dell’Emilia. Nonostante i mille problemi da affrontare hanno deciso di non esserci, per «solidarizzare» con la causa animalista.
Il corteo è partito poco prima delle 16 dal Palageorge in via Falcone, sfilando poi per il centro storico, la piazza del municipio, mentre è stato vietato avvicinarsi all’allevamento di beagle, visto il blitz del 28 aprile che ha portato all’arresto di 13 attivisti, «colpevoli» di aver liberato 70 cani.
Ma poco prima delle 18 centinaia di manifestanti hanno tagliato la rete di recinzione dei campi di fronte all’allevamento, avvicinandosi al canile.
L’idea di un piccolo gruppo è quella di tentare un altro blitz.
SALE LA TENSIONE
Tra gli attivisti è palpabile la tensione: nonostante una decina di manifestazioni organizzate nell’ultimo anno a Montichiari a Milano, Roma, ma anche nelle principali capitali europee, l’allevamento di proprietà della multinazionale Marshall funziona come se nulla fosse.
Molta rabbia ha suscitato la registrazione di una telefonata di un dipendente di Green Hill (messa in rete dagli attivisti) che parla della necessità «di sopprimere i cani inadatti prima che arrivi l’anagrafe canina».
LA LEGGE FERMA IN SENATO
La commissione di Palazzo Madama non ha ancora votato la discussa legge che vieterebbe l’allevamento -sul suolo italiano – di cani, gatti e primati da destinarsi ai laboratori.
SPUNTANO I VERBALI DELLE ISPEZIONI DELLA ASL “MORTI CENTINAIA DI ANIMALI”
A far luce su quello che accade nella struttura di Montichiari – dove vengono allevati fino a 2.500 beagle destinati alla sperimentazione – sono in realtà una serie di documenti ufficiali dell’Asl di Brescia.
Si tratta di verbali finora sconosciuti (Repubblica ne è entrata in possesso e li pubblica per la prima volta) nei quali si dà conto di ispezioni effettuate dai funzionari dell’azienda sanitaria. Risultato: centinaia di cani morti.
Altrettanti detenuti abusivamente. Carcasse animali mai identificate e acque contaminate.
Lo spaccato più sconcertante che viene a galla riguarda proprio i decessi dei cani – spesso non registrati all’Anagrafe canina – e avvenuti in circostanze tutt’altro che chiare. Centosessanta cani morti nei cinque capannoni tra 2009 e 2010.
Cinquanta in un solo mese.
Stando alle carte dell’Asl, si scopre non solo che nei libri obbligatori i beagle che smettono di vivere sono dei fantasmi; ma che negli stessi registri non vi è traccia – in più periodi – nè di 450 cani detenuti – a questo punto abusivamente – nè di esemplari ceduti ad aziende che collaborano con Green Hill.
“Errori di distrazione”, li definiscono i responsabili del servizio veterinario.
Il che, adesso, solleva dubbi anche sulle ragioni per cui le stesse verifiche non siano mai state rese pubbliche.
Nei capannoni dell’allevamento sono state rilevate inoltre “carcasse non identificate” (verbale del 31 maggio 2010), “temperature ambientali non a norma” (così scrive il ministero della Salute) e “presenza di acqua contaminata” (relazione marzo 2012).
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