INFERNO A BEIRUT: DUE ESPLOSIONI IN ZONA PORTO
ALMENO DIECI MORTI E 400 FERITI TRA CUI DUE MILITARI ITALIANI
Ci sarebbero almeno 10 morti e oltre 400 persone ricoverate all’ospedale Hotel Dieu, a Beirut, secondo la Cnn, dopo le violente esplosioni nel porto della capitale libanese.
Lo riferiscono i media locali. Intanto la Croce Rossa Libanese ha rivolto un appello urgente per chiedere sangue. Alcuni testimoni riferiscono inoltre di cadaveri in strada, ma al momento non sono state fornite cifre ufficiali sulle vittime.
Tra i feriti ci sarebbe anche un militare italiano che non è grave, mentre altri sono sotto osservazione in stato di choc. Lo apprende l’Ansa da fonti qualificate, secondo cui i militari fanno parte di un’unità del contingente italiano in Libano. La Farnesina, attraverso l’Unità di Crisi e l’Ambasciata in Libano, si è attivata per “prestare ogni possibile assistenza ai connazionali presenti nel Paese e continua a monitorare la situazione”. Lo riferiscono fonti del ministero degli Esteri.
Ancora non è chiara la dinamica degli eventi, ma secondo quanto riporta una fonte locale, la prima esplosione accidentale sarebbe partita da una nave che trasportava un carico di fuochi d’artificio. Da qui si sarebbe innescata una seconda esplosione più grande in un deposito chimico.
Ora una nuvola tossica sovrasta la città e gli abitanti sarebbero in fuga. Secondo il canale televisivo panarabo Al Mayadeen l’esplosione che è stata sentita anche a Cipro, a 200 chilometri di distanza, sarebbe stata provocata da nitrato di ammonio.
Dai video che giungono dalla zona è possibile costatare la totale devastazione dell’area. In un video si notano numerose deflagrazioni minori prima dell’enorme esplosione sopra la quale si è diffusa una gigante nube a fungo che domina gli edifici della città .
Secondo l’agenzia turca Andalu, un palazzo di tre piani nelle vicinanze è crollato e vi sono persone bloccate sotto le macerie. Fonti libanese riportano che poco prima dell’esplosione e non lontano dal porto, l’ex primo ministro Saad Hariri stava tenendo una serie di incontri con alti ufficiali, tra cui il Capo di stato maggiore. La seconda esplosione, sarebbe avvenuta nei pressi dell’abitazione dell’ex premier, che non è stato coinvolto dall’esplosione e sta bene, secondo quanto riportato da Lbci.
Fonti israeliani qualificate, citate da Reuters, hanno sottolineato che Israele non ha alcun legame con le esplosioni avvenute al porto di Beirut
Anche Hezbollah ha dichiarato che la deflagrazione non è stata causata da missili.
Nel Paese vi è tensione in vista della pubblicazione venerdì del verdetto del Tribunale speciale per il Libano sull’omicidio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri, padre di Saad, ucciso a Beirut il 14 febbraio del 2005 assieme ad altre 21 persone. Il processo vede imputati quattro membri di Hezbollah con l’accusa di “complotto a fini terroristici e omicidio preterintenzionale”. Ieri era stato annunciato che mercoledì sera Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, avrebbe tenuto un discorso dal suo bunker nella Dahiyeh, la roccaforte del Partito di Dio a Beirut, probabilmente per commentare gli avvenimenti dell’ultimo periodo, tra cui anche l’alta tensione al confine con Israele per un tentativo di attentato sventato dall’esercito israeliano la settimana scorsa, ma negato da Hezbollah.
Nel porto di Beirut, sono ancorate anche unità navali dell’Unifil, la forza dell’Onu di interposizione al confine tra il Libano e Israele. L’accesso all’area è al momento molto difficile e l’Unifil cerca di raggiungere lo scalo con l’ausilio di elicotteri. Non si hanno per ora notizie sulla situazione degli equipaggi. Lo apprende l’ANSA da fonti informate
(da agenzie)
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