INTERVISTA A PAOLO GUZZANTI: “BERLUSCONI HA ROTTO CON LA DESTRA IMPRESENTABILE DI SALVINI E MELONI”
LO STORICO CONSIGLIERE DEL CAVALIERE: “I VERI LIBERALI NON HANNO NULLA A CHE VEDERE CON LORO”
Dottor Guzzanti, lei oggi scrive che in un paese civile esistono una destra e una sinistra democratiche, e una destra e una sinistra impresentabili
Non in un paese civile, solo in Italia esiste tale duplicità , forse per alcuni aspetti la si riscontra in Francia. Mi pare che in questo siamo piuttosto soli. Non ho simpatie per la democrazia ungherese o polacca, ma riconosco a quelle nazioni il fatto oggettivo di essere uscite da una situazione di merda durata mezzo secolo, un periodo di dittatura che a noi è stata risparmiata, e che li ha lasciati cicatrizzati male.
Cosa intende?
Che l’Italia è una democrazia che non può fare ricorso a tutte le sue componenti senza mettere a rischio la propria natura liberal-democratica. Perchè la democrazia è un conto, la liberal democrazia è un altro, la parola democrazia è poco significante, mentre se vi si associa il concetto di libertà insito in essa si fa riferimento alla genetica anglosassone, che è alla radice di tutte le democrazie moderne.
Paolo Guzzanti è storico consigliere di Silvio Berlusconi. Ridacchia quando dice di essere di un’altra era politica, ma anche oggi il suo è un punto di vista non banale sul Palazzo e sul suo sobbollire.
“Se divago mi fermi”, chiede gentilmente ogni qual volta si addentra in un groviglio di ragionamenti insieme complessi e lineari nel loro filo conduttore.
Ragionamenti come quello che ha messo oggi nero su bianco sul Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, che fa a pezzi Salvini e il salvinismo con un titolo eloquente: “I veri liberali non hanno a che fare con una certa destra”. E ancora: “Una vera democrazia liberale scarta la destra inutilizzabile”.
Luogo, il Giornale, e forma, l’attacco in prima pagina e un titolone cubitale a pagina quattro, qualcosa vorranno pur dire nel dibattito interno al centrodestra, tra le spinte governiste dell’ex Cavaliere e la puzza di bruciato avvertita dai suoi alleati. Glielo abbiamo chiesto.
Mi faccia capire: Salvini al potere metterebbe a rischio il tessuto democratico del paese?
Non temo la dittatura di Salvini. C’è stato in Italia un periodo in cui era ragionevole temere un colpo di stato, oggi non siamo in quella situazione. Salvini si muove e alimenta un tipo di destra a cui manca un substrato culturale che per esempio Bossi aveva. Questa gente non ha nè memoria nè presente. Quando ha pronunciato la frase dei pieni poteri non ha fatto altro che cadere in un lapsus freudiano indicativo.
Indicativo di cosa?
È un riflesso pavloviano che verrebbe a qualunque sceriffo da spiaggia confortato dagli applausi della gente. Ma dietro non ha uno straccio di visione. Qual è il suo sogno, la sua visione del paese? Berlusconi scrisse “L’Italia che vorrei”, amalgamò una destra intorno a un ideale, a un progetto, che poi sia stato realizzato o meno è un’altra faccenda. Poi i leghisti sono anche bravi, i loro sindaci sono spesso apprezzati. Finchè fai bene con chiarezza e efficienza le cose locali, tante persone ti seguono. A livello locale spesso non distingui più destra o sinistra, ci sono tanti amministratori bravi, e loro ne hanno tanti decorosi.
Ancora non ho capito in che modo Salvini potrebbe sgangherare la liberal democrazia italiana, nè se sia un reale pericolo da questo punto di vista.
La può sgangherare eccome, perchè lui e la Lega hanno un’idea plebiscitaria dei meccanismi democratici, l’idea che l’unico momento in cui si celebra la democrazia è il voto, poi una volta eletto faccio come mi pare. E in questo è insito il disprezzo di chi concorre al gioco democratico ma non sta con te, non c’è neppure di facciata un rispetto di chi non è dei tuoi, un po’ come sta facendo Trump negli Stati Uniti. La pretesa di questi qua è trasformare una democrazia, che è un gioco complicato e sofisticato come gli scacchi, in una roba in cui puoi dare una martellata al re bianco per vincere. La nostra libertà personale non può non essere garantita se al governo non c’è chi ci hai messo tu, se vieni percepito come nemico, se no diventi come Putin, che non è un caso che a Salvini piaccia tanto.
E la sinistra non potabile quale sarebbe, quella dei 5 stelle?
I 5 stelle non li considero di sinistra. Riconosco che il principale distributore del loro petrolio è stato l’elettorato del Pd che si è travasato lì. Ma il continuo spaccarsi della sinistra, dei gruppi dirigenti e dell’elettorato, è una condanna della sinistra italiana, se lo lasci dire da uno che è stato socialista. C’è sempre stata una sinistra che chiede di governare, e poi c’è una sinistra sinistra che cerca di impedirglielo rifacendosi a ideali più radicali. Oggi è il Pd che ci prova, ma anzichè evolversi ha i difetti genetici di queste antiche maledizioni. E poi si trovano legati mani e piedi ai 5 stelle.
Dunque i 5 stelle rappresenterebbero una sinistra “inutilizzabile” nel gioco democratico?
I 5 stelle sono peggio di Salvini, è un partito che ha scritto nella sua storia di voler abolire il sistema democratico parlamentare. Dunque al governo c’è un partito che non riconosce la democrazia liberale. In Salvini vedo tentazioni e goffaggini un po’ burine e muscolari, potenzialmente pericolose, quello dei 5 stelle è un tentato colpo di stato permanente.
È un argomento affascinante, ma rimaniamo sul punto: stiamo correndo verso una spaccatura del centrodestra tra chi concorre al gioco democratico e chi ha ambizioni di scardinarne alcuni meccanismi?
È sicuramente arrivato il momento della resa dei conti. Salvini e Berlusconi si odiano politicamente, sono antitetici. L’ex cavaliere non credo si sia dimenticato che Salvini, nel suo periodo di amore per Di Maio, lo trattava anche peggio di come avrebbe fatto un 5 stelle, anche dal punto di vista umano. Berlusconi si è rotto di Salvini. Due anni fa andai ad Arcore dopo le elezioni e mi raccontò tutti i suoi malumori, non lo sento da allora. È molto ferito dai modi di Salvini nei suoi confronti, così lontani da quelli della vecchia Lega, tutte queste cose hanno scavato un solco.
È inutile nascondersi dietro un dito. Oggi il Giornale, quotidiano di famiglia di Berlusconi, pubblica in prima pagina un suo articolo in cui si sostiene che forza Italia, cito, “non dovrebbe avere a che fare con una certa destra”, e che la democrazia liberale dovrebbe “scartare la destra inutilizzabile”. Sembra un segnale politico eloquente
Da parte di Sallusti pubblicare questo articolo è stato un atto di coraggio, le racconto come è andata.
Magari.
Tre giorni fa ho espresso gli stessi concetti, a dire il vero in maniera ancora più violenta sul Riformista. Ieri Sallusti con mia piacevole sorpresa mi ha chiamato e mi ha chiesto di formulare lo stesso concetto. Ho accettato. Poi mi ha richiamato e mi ha detto che aveva deciso di metterlo come fondo in prima pagina. Io sono un po’ matto, e non ho paura delle mie idee e non rendo conto a nessuno, ma questo per loro è un segnale politico.
Ci vede una cesura tra due mondi o è il solito balletto tattico al quale spesso il centrodestra ci ha abituato?
La prima che ha detto, è un vero e proprio gesto di rottura attivato da Berlusconi anzitutto con Salvini, ma anche alla Meloni, sulla quale viene posto un aut aut diverso ma altrettanto netto.
Per quale motivo?
Lei sta con i conservatori e non con i sovranisti, il suo tutore è una persona di buon senso come Crosetto. Lui ha contribuito ad ancorarla in un alveo diverso, ma comunque le è rimasta la tara della matrice storica della destra, perchè la nostra destra destra non è quella dei bianchi razzisti americani, è una destra delle borgate
Ma questa cesura dove porta?
Qui non si va a votare prima dell’elezione del nuovo Capo dello stato. È un primo passo: senza nessuna confusione di ruoli danno una mano al governo, cosa che fa incazzare 5 stelle che perdono potere di ricatto con il Pd.
Ma per fare cosa?
Ah, poi si naviga a vista. Se l’esperimento funziona, in qualcosa poi dovrà evolvere, cambi di maggioranza o rimpasto non lo so, ma lì non ci arrivi senza questa fase.
Dunque il centrodestra è rotto
Noto che Salvini da qualche settimana ha richiamato Marcello Pera, ha iniziato a parlare di liberalismo, ha capito che gli serve anche questo versante. Ma sono scettico che serva a qualcosa, il suo elettorato risponde a istinti pavloviani, non a stimoli complessi. Sono pronto a scommettere però che o combatte su questa nuova linea o soccombe.
Uno scenario al momento improbabile.
Meno di quel che si pensi. Ad oggi i numeri sono suoi, ma se la linea di Berlusconi sul covid premia, se contribuisce sull’economia, sul Recovery fund, magari sul Mes, le cose possono cambiare. La proposta di Berlusconi è anche strumentale, ma ha un chiaro binario politico. Se si realizzerà o meno sarà la politica a dirlo.
Le hanno scritto dopo la pubblicazione?
Molti parlamentari, di centrodestra ma anche di centrosinistra una pioggia di messaggi.
Leghisti?
Nessuno.
(da “Huffingtonpost”)
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