L’ULTIMA OFFERTA DI BERLUSCONI: “ASPETTARE LA CORTE O CRISI INEVITABILEâ€
NEL QUARTIER GENERALE DEL CAVALIERE SI ALTERNANO FALCHI E COLOMBE, MA ORMAI OGNI VIA D’USCITA SEMBRA PRECLUSA
“Offriamo a questi signori del Pd l’ultima chance per evitare la crisi». Prendere tempo, bloccare la clessidra che per lui inizierà a scorrere inesorabilmente da domani con l’esame in giunta sulla decadenza, tentare di far saltare la ghigliottina.
Ecco cosa nasconde la carta jolly che dal fortino di Arcore decidono di piazzare in questo weekend di fine estate, col ricorso piuttosto annunciato alla Corte dei diritti umani di Strasburgo.
Altro che tentativo di portare su scala internazionale il «caso Berlusconi».
La mossa quasi disperata è il Cavallo di Troia scagliato contro i portoni di Palazzo Madama per provare a condizionare i lavori della giunta presieduta da Stefà no e che ha ora in mano i destini del leader.
Ottenere un rinvio in attesa che sia Strasburgo a pronunciarsi sull’esistenza o meno della presunta «persecuzione» ai danni del Cavaliere, nell’Italia delle «toghe rosse». Ingegneria legale messa a punto dal team Ghedini-Coppi- Longo.
Ma mossa dal sapore e dalle finalità quasi esclusivamente politiche.
«Vedremo a questo punto domani se i cosiddetti democratici hanno a cuore le ragioni del diritto o piuttosto puntano solo a eliminarmi politicamente, come hanno dimostrato finora», andava ripetendo Berlusconi a chi lo ha chiamato ieri. Dall’accelerazione o meno dei lavori in giunta farà dipendere l’accensione dell’interruttore di una crisi al buio, rischiosa innanzitutto per lui. E lo sa bene.
Se i senatori Pd accetteranno di attendere quanto meno un pronunciamento di Strasburgo sull’ammissibilità¡ del ricorso (potrebbero trascorrere mesi, dato che non è stata depositata, guarda caso, alcuna richiesta di esame d’urgenza dai legali dell’ex premier), allora Letta e il suo governo saranno salvi.
Ma solo a quella condizione, fanno sapere dal quartier generale berlusconiano.
«Tutto è ora nelle mani del Pd» sostiene non a caso Brunetta. «Se la giunta accelerasse ora sarebbe un colpo mortale alla nostra democrazia» dice di rimbalzo l’eurodeputata Licia Ronzulli.
Condizioni che tuttavia la segreteria Epifani e tutto lo stato maggiore Pd già in serata valutavano come «irricevibili».
In giunta si andrà avanti. Del resto, anche il relatore Andrea Augello (Pdl) non chiederà domani una moratoria dopo il ricorso alla Corte di ieri, terrà la sua relazione e si rimetterà ai colleghi.
Schifani e gli altri sono convinti di strappare almeno un mese di tempo.
Ma Berlusconi si sente spalle al muro. Sa di non poter contare su una mano d’aiuto dal Colle, sul capo dello Stato la pensa ormai come la Santanchè: «È stato un errore rivotarlo».
Del resto, anche le ultime ambasciate al Colle hanno sortito risultati nulli.
La posizione di Napolitano non cambia, tanto meno in ragione del ricorso a Strasburgo che è affare giurisdizionale ed «esterno».
Il Quirinale non può certo interferire sul cammino parlamentare che sarà avviato domani al Senato. Come pure sull’eventuale richiesta di revisione del processo. Quanto alla grazia, la tesi resta quella ribadita nella nota di Ferragosto: sarebbe valutata – non certo automaticamente accordata – solo in caso di richiesta dei legali o dei familiari.
Già¡, i familiari. I figli, a pranzo ad Arcore eccezionalmente di sabato, con Marina e Piersilvio in testa hanno ripetuto al padre che se davvero non si vorrà imboccare la via della richiesta di grazia («Sono innocente e non mi piego», insiste lui), allora forse andrebbe presa in considerazione l’ipotesi del passo indietro, delle dimissioni da senatore un minuto prima del voto in giunta dall’esito scontato.
L’obiettivo, a quel punto, sarebbe quello di ottenere dal presidente Napolitano almeno la commutazione della pena, che non lo salverebbe dall’incandidabilità , ma dai domiciliari o dai servizi sociali sì.
Resterebbe un uomo libero, insomma, e per un leader politico non sarebbe poca cosa.
Ma ancora una volta ieri, autorevoli falchi quali Verdini e Santanchè lo hanno scongiurato di tenere duro, di non cedere.
«Dai calcoli che ho fatto sono abbastanza certo che comunque un aula al Senato, col voto segreto, la tua decadenza sarebbe respinta», lo rassicura proprio il coordinatore e giocoliere del pallottoliere d’aula, Verdini.
Convinto che in ogni caso Forza Italia potrebbe schierare il suo fondatore in lista in caso di crisi e elezioni anticipate, confidando nella clemenza delle Corti d’appello e dei Tar a livello locale.
Un azzardo tira l’altro. L’eterno conflitto di corte tra falchi e colombe.
Che si alternano al cospetto del capo.
Oggi pomeriggio a Villa San Martino voleranno queste ultime: il ministro Quagliariello, Brunetta, Gelmini, Tajani, tutti reduci dall’appuntamento di Cernobbio. Toccherà a loro spegnere i furori della calda vigilia del Cavaliere. Dopo aver fatto il punto coi direttori delle reti Mediaset, lo stesso Berlusconi ha confermato il congelamento del «colpo in canna » del video che segnerebbe lo strappo sul governo, già registrato per la messa in onda di oggi o domani. Del resto, hanno ragionato, il docufilm sulla «Guerra dei vent’anni» a ridosso della Cassazione aveva già sortito effetti a dir poco deleteri.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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