LA BIANCOFIORE SI DA’ ALLA LETTERATURA: ESCE “IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO”, LA SUA AUTOBIOGRAFIA
AMORE, PASSIONE E POLITICA: “NOI DONNE NATE NEGLI SETTANTA SIAMO COME CANDY CANDY: NATE PER SOFFRIRE, IN ATTESA DI UN AMORE IMPOSSIBILE”
Amori, passioni, politica. Un libro a metà tra autobiografia e dizionario sentimentale che descrive una generazione. Quella nata attorno al 1970, o giù di lì.
Tutto sotto il segno di Silvio Berlusconi, ma anche di Matteo Renzi.
Perchè Michaela Biancofiore, 44 anni, deputata di Forza Italia e una delle amazzoni azzurre, in quel racconto-fiume di circa 400 pagine – «Il cuore oltre gli ostacoli», Mondadori – e che definisce «la fiaba della mia vita», ci tiene a precisarlo.
Appunto: «La mia generazione è la stessa di Renzi». I rimandi dell’immaginario (ovviamente molto proviene dalla tv) sono quelli che sovente cita il premier.
«Candy Candy, Goldrake, Jeeg Robot, Mazinga… ma le larghe intese non c’entrano. Ho cominciato a scrivere nel 2010» puntualizza.
Ed ecco il via all’amarcord. Siamo sul finire degli anni Settanta.
«Le televisioni private fanno capolino nei salotti degli italiani – rammenta Biancofiore – e davanti agli schermi ci si ferma per Candy Candy». Bimbetti, ma non solo.
«Fratelli e sorelle maggiori, mamme, le nonne. E magari anche i papà sbirciano un po’ incuriositi». Candy Candy nella biografia della «mia generazione conta molto». Più per le donne, veramente. «A quell’epoca i genitori non parlavano di sesso e amore. Non che dovessimo apprendere tutto da quel cartone animato… Ma Candy Candy ci descrive bene, e rappresenta l’immagine del fallimento sentimentale vissuto da tante come me».
Si spieghi meglio, Biancofiore. «Voglio dire che siamo ancora tutte lì – scherza ma non troppo l’onorevole Fi – ad aspettare Terence Granchester. Tutte con un tratto comune: sofferenza e struggimento nell’attesa di un’amore impossibile. Di Terence ricordo ogni espressione, ombrosa, baudeleriana. Ma dentro l’animo tenero e protettivo: molto innamorato, in sintesi». Domanda inevitabile: e lei, Biancofiore, il suo Terence l’ha incontrato? Risposta franca, almeno nella parte iniziale. «Ora sono single, una storia importante è finita neanche troppo tempo fa».
L’amore impossibile con lo 007 francese
Nell’autobiografia l’amazzone azzurra racconta molto della sua vita sentimentale. C’è spazio anche per un inedito. Quella liaison dangereuse – nel vero senso della parola – con uno 007 italofrancese. Relazione combattuta, portata avanti per anni, tra inseguimenti, abbandoni, ritorni di fiamma e una tinta di giallo riguardo la quale la deputata è tassativa: «Se volete saperne di più, leggete il libro…».
«Mi sento in crisi politica»
Poi, naturalmente, la politica. Con un’ammissione iniziale. «Mi sento in crisi, vocazionale e e non solo. Ho visto troppi tradimenti, troppi voltagabbana, ho incontrato troppa gente interessata: la politica è sporca perchè la sporcano gli uomini… Coltivo un sogno: passeggiare sottobraccio con Papa Francesco per potergli domandare: ma se ti circondano persone che cercano solo potere tu come fai a esercitare una politica pulita?».
Il «doloroso» stream of consciousness
Quanto alle 400 pagine, Biancofiore racconta di aver cominciato a scriverle nel 2010. Una prima fase di stream of consciousness buttato giù di getto «di notte, al mattino presto, nei fine settimana, in ogni istante in cui sentivo affiorare un ricordo o un’emozione da raccontare. Non è stato facile, talvolta è stato doloroso».
Ad esempio la scomparsa del padre – assistenze universitario di Aldo Moro – per un male incurabile. «Avevo 12 anni, i miei avevano divorziato in un periodo in cui il divorzio restava una parola ancora tabù. Ma papà , pugliese, restava per me una figura presente, tanto».
Dopo la sua scomparsa cominciarono le tribolazioni economiche. «Abbiamo attraversato momenti di povertà . Mia madre, che aveva la terza media, frequentò le scuole serali per diplomarsi, poi iniziò a insegnare alle elementari. Io nel frattempo finii al collegio per gli orfani dello Stato: posto d’osservazione previlegiato per guardare l’Italia. Se io stavo male, c’era chi stava peggio. Ad esempio quel bambino, ultimo di sette fratelli, figlio di un bidello sardo. Una famiglia che toccava con mano la fame vera».
Il primo incontro con Silvio: in smoking bianco…
Inevitabile a questo punto la virata dei ricordi su Berlusconi. Pagine che accompagnano, talvolta casualmente – ad esempio un segno del destino: l’onomastico di Biancofiore è il 29 settembre, compleanno del Capo – e talvolta meno – l’anello di Damiani regalato dall’ex premier: «mai tolto perchè è in fondo sono fidanzata con lui» – tutta la fiaba dell’amazzone.
Si comincia dal primo incontro, del tutto virtuale, allo schermo tv. Primi anni Ottanta, Canale 5 trasmette una specie di festival dei migliori programmi del Biscione.
Berlusconi compare in smoking bianco e Michaela dice a voce alta (ricevendo l’occhiataccia della madre, una donna all’antica che i lustrini della tv proprio non li gradisce): «Mi piace tanto quel signore, mi piacerebbe lavorarci assieme un giorno…».
E ancora, il bilancio di quello che Biancofiore chiama «il quarantennio di Berlusconi, iniziato con l’avvio della sua avventura nella tv privata. Quanta rabbia, quando i pretori volevano far chiudere Canale 5… Comunque la si rigiri, Silvio incarna la prospettiva italiana dell’american dream. Ha dato da mangiare a migliaia di italiani. L’avessero lasciato lavorare, chissà a quanti altri sarebbe successo di realizzarsi nella vita come è capitato a me».
«Ho scritto a Marina»
Infine l’editore. Che Michaela Biancofiore stesse lavorando all’autobiografia era noto già da un anno. Era alla ricerca di un editore. «Non certo Mondadori, mi sembrava troppo semplice. Poi però ho inviato il manoscritto a Marina Berlusconi, che non conoscevo e dalla quale mi aspettavo solo un parere professionale».
È finita invece «che mi hanno chiamato l’amministratore delegato Carlo Cavallero e il direttore letterario Antonio Riccardi: “Una bella storia”, mi hanno detto. E ora è in libreria».
Alessandro Fulloni
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