LA CIA IMPEDI’ LA CORSA ALL’OSCAR DI DON CAMILLO E PEPPONE
NEL 1953 I RAPPORTI TRA PRETE E SINDACO COMUNISTA ERANO GIUDICATI “TROPPO AMICHEVOLI”… E PER FERNANDEL E GINO CERVI SFUMO’ LA STATUETTA
Che i comunisti italiani detestassero Giovanni Guareschi è cosa arcinota, molto meno conosciuta invece è l’ostilità che suscitò negli Usa l’uscita e il successo del film Il piccolo mondo di Don Camillo, e per motivi diametralmente opposti: se nell’Italia dei primi Anni ’50 lo scrittore era considerato un reazionario, nell’America del maccartismo la strana storia di un sindaco del Pci in rapporti tutto sommato bonari col parroco di Brescello suscitava il sospetto di quanti vedevano ovunque il pericolo rosso
E così contro il film, che era ben avviato a vincere l’Oscar come miglior opera straniera nel ’53, si mobilitò la Cia, riuscendo a scongiurare l’assegnazione della statuetta alle avventure di Don Camillo e Peppone.
L’Oscar andò a Giochi Proibiti di Renè Clèment e la pellicola tratta da Guareschi, che nella versione americana era doppiata da Orson Welles per le parti della voce narrante e del Cristo parlante, se ne tornò alla base a mani vuote.
Documenti americani desecretati rivelano che un ruolo determinante lo ebbe tal Luigi Luraschi, contatto dell’intelligence Usa all’interno dell’Ufficio censura della Paramount, come racconta Egidio Bandini, studioso di Guareschi e presidente del Club dei Ventitrè, l’associazione fondata dai figli dello scrittore: «Siccome si era accorto che la componente “leftist” (di sinistra, ndr) dell’Academy Awards era intenzionata ad assegnare l’Oscar per il miglior film straniero a The little world of Don Camillo, si adoperò per impedirlo e ci riuscì, come dimostra la lettera scritta a Owen, il suo corrispondente all’interno della Cia: gli disse che pensava di essere riuscito a lasciare fuori la pellicola di Duvivier (il regista, ndr), spiegando di aver lavorato contro il film».
Non tanto perchè lo ritenesse troppo pericoloso politicamente, quanto per mettere i bastoni fra le ruote ai giurati progressisti che invece spingevano per la nomination.
Per Guareschi e la sua opera del resto non si tratta dell’unico episodio di incomprensione ideologica negli Stati Uniti: «Nell’edizione americana del primo volume vennero tagliati interi racconti in cui Peppone ci faceva una bella figura – aggiunge Bandini -. Solo l’anno scorso è uscita negli Usa la versione integrale».
Franco Giubilei
(da “La Stampa”)
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