LA CONTROMOSSA DI BERLUSCONI PER STOPPARE LA FRONDA INTERNA: “CRISI LAMPO DOPO IL QUIRINALE E COSI’ TORNIAMO AL GOVERNO”
MA FITTO ATTACCA: “SONO ALLIBITO, STA SVENDENDO IL PARTITO A RENZI”
«Crisi pilotata» e ingresso al governo o tentare di far saltare tutto e «andare al voto col Consultellum».
Due strade per una resurrezione politica fino a una settimana fa insperata e che ora invece Silvio Berlusconi sogna davvero o finge di sognare.
In entrambi i casi, con l’obiettivo mai rimosso di recuperare la piena agibilità politica.
Quelle due strade le descrive nei dettagli a tutti i dirigenti e i parlamentari che lo vanno a trovare a Palazzo Grazioli nelle 24 ore che hanno preceduto il suo rientro serale ad Arcore.
Il leader di Forza Italia dice di vedere rosa sul suo futuro personale e politico, è concentrato sulla partita cruciale del Quirinale, «perchè di Matteo non mi fido fino in fondo, dobbiamo stare attenti », ma è fiducioso di spuntarla anche su quel fronte.
«Fitto e i suoi non hanno capito niente, le condizioni sono cambiate e siamo tornati determinanti», dice commentando con stizza la conferenza stampa al vetriolo del capo dell’opposizione interna appena terminata.
A cena mercoledì e per tutta la giornata di ieri ha ripetuto la sua ultima analisi: «Vedrete che la sinistra pd romperà dopo il 29 e Renzi non sarà più in condizione di governare, gli serviranno i nostri voti per andare avanti ma dovrà passare attraverso una crisi pilotata e solo allora potrebbe esserci un nostro ingresso in un governo del Nazareno», spiega. Ragionamento che viaggia di pari passo con quello alternativo che l’ex Cavaliere ha fatto con i capigruppo e i fedelissimi andati a trovarlo.
La seconda via, appunto, che muove dalla convinzione che «con Angelino il dialogo ormai è ripartito» e che l’asse per il Colle con l’Ncd verrà rafforzato poi dall’alleanza sulle regionali.
Nella sua visione sarà solo il primo passo: «Se loro accettano di staccare la spina al governo per ricostruire un grande centrodestra, abbiamo l’occasione d’oro di far saltare l’Italicum e andare al voto col Consultellum».
Vorrebbe dire andare alle elezioni con un proporzionale puro (con le preferenze), senza premio di maggioranza e con la certezza quasi matematica di tornare in un governo di larghe intese con lo stesso Renzi.
In un modo o in un altro, l’approdo sarebbe Palazzo Chigi.
«Fitto sbaglia, perchè siamo tornati protagonisti» va così ripetendo anche il capogruppo Paolo Romani.
Fin qui la strategia sul futuro.
Ma gli stessi fedelissimi sanno che c’è molta propaganda nella nuova verve berlusconiana. Ottimismo seminato per incoraggiare i sostenitori del patto del Nazareno, nella prima ipotesi, e per convincere i nemici dell’Italicum che tanto si tornerà al voto col proporzionale, nella seconda.
Il ministro Ncd Maurizio Lupi passeggia in Transatlantico e non può trattenere una risata, quando gli viene chiesto del ritorno al fianco di Berlusconi.
«Piuttosto che far cadere il governo, facciamo entrare lui», scherza.
«Abbiamo il merito di aver tenuto la barra dritta sulle riforme al fianco di Renzi, costringendo Forza Italia ad accettare le modifiche, pena l’esclusione dal patto», si vanta. Tra i forzisti più polemici domina lo scetticismo.
«Berlusconi farebbe bene a stare attento, già sul Quirinale Renzi gli tirerà una “sola”, come si dice a Roma », mette in guardia il senatore Augusto Minzolini.
E altro che ricostruzione del centrodestra, spiega un agguerrito Daniele Capezzone: «Quand’anche ci riprovasse con Alfano, sarebbe comunque una mossa sbagliata, perchè nel frattempo lo stadio si è già svuotato, come dimostrano le ultime regionali in Emilia e Calabria».
Tutta la truppa di deputati e senatori vicini a Raffaele Fitto affolla la sala stampa di Montecitorio per la conferenza stampa del capocorrente.
Berlusconi fa di tutto per impedirla, lo chiama al telefono fino a un’ora prima per convincerlo a desistere. Invano.
Tacere dopo la reprimenda del leader contro i fittiani nell’assemblea di gruppo di mercoledì sarebbe apparsa una resa.
E allora l’eurodeputato rincara la dose, più tagliente del solito.
Conferma che lui e i suoi daranno battaglia dall’interno, nessuna scissione, ma sembrano già due pariti distinti. «Diciamo no al “Forza Renzi”, è una resa incondizionata ai desiderata del premier», le riforme secondo Fitto sarebbero un bluff che nasconde altro.
E allora, eccoli i “guastatori”: «Siamo qui per sgualcire e rendere inutilizzabili gli abiti blu di qualche nostro collega che già sogna di andare a giurare da ministro».
Sbagliato il ritorno con Alfano dopo un anno e sbagliato candidare Antonio Martino «per bruciarlo in un pomeriggio».
E proprio sul Quirinale Fitto avverte Berlusconi e i suoi, nessun voto a scatola chiusa da giovedì prossimo: «Ascolteremo, valuteremo, non accetteremo nomi comunicati all’ultimo minuto».
Quei 40 voti potrebbero venire a mancare, insomma.
«Noi non diciamo questo – ammicca Saverio Romano a fine conferenza – Ma di certo senza di noi non vanno lontano: se sommati ai 140 della sinistra pd, siamo abbastanza per vanificare qualsiasi candidatura eventualmente imposta da Renzi e Berlusconi».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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