DEMOCRAT E LUNGHI COLTELLI: È INIZIATA LA GARA AL COLLE
LA LISTA NERA PUBBLICATA DAL “FOGLIO”
“Io sono in segreteria. E riformista poi…”. Alessia Rotta, responsabile Comunicazione del Pd, a pieno titolo renzianissima, nella “Lista del Nazareno”, viene classificata come “area riformista, rischio”.
In Parlamento non si parla d’altro. Ma di cosa si tratta?
Il Foglio ieri pubblica un elenco di tutti i parlamentari democratici, schedati per corrente, ma soprattutto etichettati con un “ok”, un “no”, un “a rischio”.
Rispetto a cosa? Al voto per il candidato al Quirinale che verrà .
“Una lista che gira a Palazzo Chigi”, la presenta il quotidiano, che a Matteo Renzi e ai suoi fedelissimi è molto vicino.
Basti pensare che durante i mondiali Luca Lotti ci teneva una rubrica di calcio.
“È il pallottoliere di Lotti”, “è un pizzino”, “è piena di errori”, i commenti che ieri andavano per la maggiore.Ma soprattutto: “Gliel’hanno data”.
Ecco, chi? E perchè? Tutti gli indizi portano proprio al Sottosegretario, amico fraterno del presidente del Consiglio, che da settimane ormai conta e controlla.
E allora, sì: è una via di mezzo tra lista di proscrizione, “avvertimenti” e depistaggi. Ci sono alcuni “riconoscimenti”: Anna Ascani, per dire, è definita “lettiana”, ma “ok”. Ormai in realtà è decisamente renziana. O Francesco Russo, “renzian-lettiano ok”: in Senato ha lavorato per l’approvazione delle riforme.
Poi c’è Pier Luigi Bersani “a rischio”. Da notare “a rischio” pure la Finocchiaro: come dire, tutto è possibile se la sua candidatura decade.
“Io indipendente? Ma se sono bersaniano”, si schernisce un altro “a rischio”, come Andrea Giorgis.
“Antonio Misiani non è area riformista è un giovane turco”, corregge qualcuno.
E Lorenzo Guerini: “È tutto sbagliato. Mauro Guerra, area riformista, a rischio? Ma se vive con me. E Andrea Rigoni, area dem? È un gueriniano…”.
Fatto sta che ieri i parlamentari hanno passato la giornata a leggere, commentare, mandare rettifiche e correzioni al Foglio.
Chi si è trovato incasellato tra “i nemici” lavorando da “amico” si sente attenzionato, minacciato, messo sul chi va là .
Un passo falso sul Colle o su altro, ed ecco che il malcapitato esce dai giochi.
D’altra parte, Renzi non perdona.
La lista di proscrizione fa il paio con le accuse dirette di ieri.
Ecco Stefano Fassina: “Non è un segreto” che Renzi abbia guidato i 101 che bocciarono Romano Prodi.
“A differenza di quelli che oggi chiedono disciplina e due anni fa hanno capeggiato i 101, noi siamo persone serie”. Lo riprende Guerini: “Una sciocchezza incredibile”. Pronto arriva il distinguo di Bersani, che pure nei mesi qualche accusa, seppur velata, magari per interposta persona l’ha lanciata: “È la sua opinione”, così commenta l’affermazione di Fassina.
“L’ho già detto, allora c’era chi non voleva Prodi, chi non voleva Bersani. Si sono saldati. Ora andiamo avanti, l’importante è che quella cosa non la facciamo più”. “Bersani ha detto una cosa giustissima”, commenta un renzianissimo.
Corteggiamenti. Tira una brutta aria tra i dem: anche ieri alla Camera e al Senato in 35 (da Bindi a Bersani e Cuperlo) non votano l’articolo 2 della riforma costituzionale, mentre continua la battaglia della minoranza contro l’Italicum al Senato, in particolare contro l’emendamento Finocchiaro.
Ma la strategia che sta cercando di mettere in campo il segretario-premier è chiarissima: “Ma no che non è tutto deciso con Berlusconi. Matteo coinvolgerà Bersani. E tutto andrà per il meglio”, dicono i suoi.
Più che convinzioni, sembrano depistaggi. Anche se dal canto loro, Alfano e Berlusconi dubitano della parola di Matteo.
È il giorno della fuffa, perchè, con il riavvicinamento di Ncd e Forza Italia, le larghe intese sono già nei fatti, con tanto di ministri del centrodestra.
E il partito della nazione è un processo inarrestabile, che Renzi ha già teorizzato.
Però, c’è un però. Il premier non può far passare il fatto che Amato sia un candidato imposto da Berlusconi.
Ecco “salire” la Finocchiaro: offerta ai bersaniani, che non potrebbero non votarla, contro il volere dello stesso Bersani.
Ed ecco far girare ad arte il nome di Delrio: un modo per coprire l’asse del Nazareno (o per chiarire a B. che Matteo si tiene le mani libere).
Ieri Renzi ha riunito al Pd il coordinamento per l’elezione al Colle: i vicesegretari Guerini e Serracchiani, il Presidente Orfini, i capigruppo Zanda e Speranza. Carte coperte, da parte di tutti. Si è parlato di metodo, che prevede segreteria oggi, assemblea dei gruppi di Camera e Senato lunedì e incontri con gli altri partiti.
Renzi sa che provare a far passare un candidato al primo colpo è molto pericoloso.
Ma che lo è anche farlo al quarto: le fronde potrebbero coalizzarsi su un nome, che poi diventerebbe vero.
Si ipotizza di andare per i primi scrutini su un candidato di bandiera.
E poi? Le soluzioni che ha in mente il premier sono 5 o 6. Lui lavora sulle soluzioni “win-win”. E dunque, si sta preparando a più schemi di gioco.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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