LA FRETTA DI BERLUSCONI: METTERE IN SALVO IL PATRIMONIO
RIUNIONE CON AVVOCATI E FIGLI: TEME IL SEQUESTRO DELLE AZIONI
Altri sette giorni di fibrillazione, nell’attesa che la Giunta si decida a decidere. Ancora una settimana appesa agli umori del «pregiudicato che tiene tutti in ostaggio», come nella spietatissima barzelletta propalata dal web.
Fino a mercoledì chissà quante altre volte la fine del mondo sarà annunciata e poi rimangiata…
Gli amici del Cavaliere ci scherzano bonariamente («Oggi l’hai visto su? Lo troveremo giù?»).
Sugli alti e bassi di Berlusconi, Vespa regola il suo barometro serale.
Ma alla gente, quella che l’indomani deve pagare le bollette, che è in ansia per una possibile guerra alle porte di casa, che dalla politica cerca soluzione ai propri guai, da tutto questo sta ricavando noia.
Non risulta ci siano sondaggi in grado di quantificare al Cavaliere questo fastidio collettivo per i suoi tentennamenti.
Ma tra i più saggi intorno a lui, il pericolo dell’assuefazione è ben colto. Come nella favola di Esopo, evocare tutti i santi giorni la crisi senza poi mai metterla in atto determina alla lunga l’«effetto sbadiglio», la sensazione che neppure nelle minacce Silvio vada preso sul serio.
Solita riunione con gli avvocati Coppi e Ghedini, consueta partecipazione dei figli al dibattito mille volte ripetuto se convenga domandare la grazia.
I rampolli del Cavaliere pare abbiano sottoposto al padre una richiesta di clemenza già scritta e solo da firmare. Lui, per il momento, si sarebbe rifiutato.
Corre voce che la vera segretissima ragione di questi ripetuti summit consista in una sistemazione patrimoniale avviata da Berlusconi a favore dei figli, una corsa contro il tempo per evitare contraccolpi giudiziari della condanna (sequestri di pacchetti azionari e provvedimenti simili) sui vasti interessi dell’azienda di famiglia. Sarà una coincidenza, ma ieri il titolo Mediaset è passato parecchio di mano con un aumento in Borsa di oltre il 3 per cento.
Sebbene il relatore Augello sia riuscito a rinviare il voto fino a metà della prossima settimana, compiendo quasi un miracolo, per il Cav è troppo poco, bisogna tergiversare all’infinito. La Santanchè gli sussurra all’ orecchio: «Fai cadere il governo, così si tornerà alle urne e il Senato non farà in tempo a votare la tua decadenza».
Su questo lei e Quagliariello giorni fa si erano già amabilmente confrontati, poichè il ministro delle Riforme è certissimo che le elezioni anticipate esistano solo nella mente dei «falchi», Napolitano non le concederà mai, e comunque si voterebbe troppo in là per scongiurare la decadenza…
Spiega uno dei rari saggi rimasti nel Pdl: «Tutti stanno recitando una commedia per far contento l’impresario, cioè Berlusconi. Ma si capisce che già pensano alla prossima scrittura…».
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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