LA LIBIA È DI NUOVO IN BALIA DELLA FAIDA TRA BANDE: E’ UN PAESE TALMENTE “SICURO” PER LA MELONI CHE LA FARNESINA ORGANIZZA L’EVACUAZIONE DEGLI ITALIANI PRESENTI NEL PAESE
LE FORZE DI SICUREZZA DEL GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE HANNO SPARATO SUI DIMOSTRANTI ANTI DBEIBEH… LA LIBIA È UNA BOMBA UMANITARIA PRONTA AD ESPLODERE E A RIVERSARE NEL MEDITERRANEO MIGLIAIA DI IMMIGRATI
«Da mezzanotte alle nove e mezza di mattina è stato un vero inferno. Esplosioni, raffiche, bombe, rumori di vetri infranti, urla: non abbiamo chiuso occhio. I libici sparavano come dei matti, non si capiva nulla, proprio qui, a due passi dal nostro albergo, in pieno centro città.
Una grande paura. Qui dicono che è normale, ma per me è una vera follia. Sto partendo adesso per Misurata in auto, approfitto di queste ore di calma. Parlano di tregua, non so quanto terrà. Poi, o riesco a prendere il volo inviato forse dalla Farnesina su Roma, oppure mi organizzo da solo e atterro dove capita, mi basta di uscire dalla Libia il prima possibile».
Sono le parole raccolte ieri sera dall’imprenditore 69enne padovano Bruno Ferrarese a farci toccare con mano la gravità della situazione. Da martedì notte Tripoli è ritornata nel pieno della guerra tra bande, come ai tempi della caduta di Gheddafi nel 2011, o nelle giornate peggiori delle sfide tra milizie, sino all’assedio da parte delle truppe della Cirenaica di Khalifa Haftar sei o sette anni fa.
Uno dei tanti imprenditori italiani che fanno affari in Libia. Sembra che al momento siano nel Paese 200-300 lavoratori italiani. «Non tutti si registrano e li stiamo cercando per aiutare l’evacuazione», ci dicono alla nostra ambasciata.
Oggi un centinaio potrebbe andare a Misurata con un convoglio organizzato dalla nostra rappresentanza per imbarcarsi sul volo speciale per Roma, che ieri
sera era in preparazione alla Farnesina.
I motivi della fuga sono evidenti. I media e i social locali affermavano ieri sera che in meno di 24 ore i morti sono stati «ben oltre cento», con un numero più alto di feriti.
Il caos violento della Libia priva di vera autorità centrale da 14 anni. Il premier Abdulhamd Dbeibeh (al governo dal 2021) a metà giornata annuncia una tregua e la fine degli scontri, ma pochi gli credono, ieri sera c’erano ancora spari sporadici.
Quest’ultima ondata di violenze ha origine lunedì sera con l’assassinio di Abdulghani Al-Kikli, noto come Ghaniwa e comandante dell’Apparato di Supporto e Stabilità che contribuisce alla forza militare della capitale. Suo nipote, il 32enne Saif, pochi giorni fa con un gruppo di uomini armati aveva fatto irruzione nelle due maggiori compagnie telefoniche nazionali per impadronirsi dei guadagni. Le altre milizie non hanno gradito, ne è scaturito un diverbio.
Risultato: tre colpi di pistola in faccia a Al-Kikli. Puro stile libico, la legge del più forte. Mentre i combattenti della sua milizia erano divisi tra i fuggiaschi e chi invece cercava vendetta, il premier Dbeibeh ne ha approfittato per lanciare una vasta operazione volta a smantellare una volta per tutte le milizie jihadiste che fanno il bello e cattivo tempo nella capitale.
Ma la sua mossa ha spinto le altre a coalizzarsi con la Rada, la milizia più forte che tra l’altro controlla anche l’aeroporto. Dbeibeh ha fatto appello ai vecchi alleati di Misurata, sua città natale, che da tempo vorrebbe controllare la piazza di Tripoli.
E così, in poche ore siamo tornati al vecchio scontro tra città-stato divise da odi tribali, ma anche in gara per la fetta più grossa dei proventi dell’export energetico e del traffico dei migranti.
Dbeibah vorrebbe liberarsi di Njeem Osama al-Masri, il capo dei gruppi armati che controllano le prigioni, tra cui quella terribile di Mitiga. È un volto noto in Italia, per lo scandalo della sua cattura con rapida liberazione lo scorso gennaio a Torino.
Intanto c’è il rischio che Haftar, oggi più che mai legato alla Russia di Putin, sia
invogliato ad approfittare del caos in Tripolitania per mandare i suoi soldati. Nulla prova che la crisi sia risolta.
Il primo ministro Dbeibeh, alle prese con la scadenza del suo mandato e indebolito dinanzi alle milizie, ha approfittato del caos scatenato dall’uccisione del capo delle gruppo paramilitare Ssa, Abdel Ghani al-Kikli, detto Gheniwa, per dare mandato alla Brigata 444 di scatenare la resa dei conti con un’altra milizia, Rada, per riprendere parte del controllo della capitale.
In attesa di capire come evolveranno gli eventi, il governo italiano ha attivato tutte le misure di emergenza possibili. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato una riunione con i vertici della Farnesina per valutare l’ipotesi di evacuazione dei cittadini italiani. A Tripoli si trovano una cinquantina di espositori, presenti per una fiera dell’edilizia.
(da Il Corriere della Sera)
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