LA NUOVA RIVOLUZIONE DEL M5S: DICHIARARE DI NON VOLERE LE POLTRONE VOLENDOLE
QUATTRO DEI CINQUE CANDIDATI GOVERNATORI DELLE REGIONI SI SONO GIA’ GARANTITI UNA POLTRONA IN CONSIGLIO REGIONALE
“Non mi vendo per una poltroncina” tuonava stentoreo Gian Mario Mercorelli per bloccare qualsiasi accordo con il Partito democratico. Il candidato del Movimento 5 stelle nelle Marche ci ha tenuto a precisare che lui “non è uomo d’apparato” e che gli strapuntini sono roba per altri.
Non si è venduto, questo è certo, ma un regaletto se lo è fatto. Perchè il buon Mercorelli si è autoconferito un posto nelle liste dei consiglieri regionali, cercando di mettere al sicuro una poltroncina in Consiglio.
Già , perchè in quasi tutte le Regioni, al netto di complicate alchimie nell’esito del voto, la “poltroncina” viene acquisita di diritto solo dal candidato presidente arrivato secondo. Tutti gli altri rimangono con un pugno di mosche in mano, lasciando il passo a quella manciata di boss delle preferenze che riescono a strappare i pochi seggi che rimangono appannaggio delle liste che appoggiano chi arriva terzo, quarto e via discorrendo.
“Più importanti dei miei vantaggi personali (mi hanno promesso poltrone certe, prestigio assicurato), ci sono gli interessi dei pugliesi”, diceva la pentastellata Antonella Laricchia, precisando con una certa drammatizzazione da soap opera che lei non avrebbe piegato la testa, “piuttosto tagliatemela”.
Interessi dei pugliesi che evidentemente coincidono con quelli della candidata presidente M5s, visto che anche lei per assicurarsi una sedia nel Consiglio regionale di Bari figura in lista, confidando nei tanti che scriveranno il cognome del presidente sulla scheda, come accade ovunque e da sempre, dandole più chance di raggiungere l’obiettivo.
Destino che la accomuna a Valeria Ciarambino, anche lei candidata presidente in Campania ma in lista a Napoli, perchè Vincenzo De Luca sembra più forte della destra, la quale comunque è più forte dei 5 stelle e quindi non sia mai che si debba tornare alla vita di prima.
Laricchia e Ciarambino lo sanno bene, visto che sembrano da anni le uniche possibili candidate nelle due regioni, e che vengono riproposte nonostante magri raccolti elettorali, in ossequio a potentati locali da non disturbare per non avere più di tanti casini a Roma.
Stessa questione per il veneto Enrico Cappelletti, e meno male che c’è la Toscana, con l’irreprensibile Irene Galletti che un posto in lista non l’ha voluto, tetragona.
Che poi lì la legge elettorale garantisca un posto a tutti i candidati presidenti che superano il 5% è un’altra storia. O forse no. Dichiarare di non volere le poltrone volendole è la nuova rivoluzione dei cittadini portavoce, altro tonno tirato fuori dalla scatoletta, perchè giammai smaniare per una poltrona. Quello lo fa l’establishment
(da “Huffingtonpost“)
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