LA NUOVA TANGENTOPOLI LOMBARDA: POLITICI CHE MANIPOLANO PACCHETTI DI VOTI, EX TANGENTISTI E IMPRENDITORI COLLUSI
E IL PRESIDENTE LEGHISTA FONTANA E’ FINITO DRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI
In Lombardia è impossibile fare affari con la pubblica amministrazione senza “accordarsi” con imprenditori concorrenti, foraggiare amministratori prezzolati e oliare politici disonesti.
Non solo, gli eletti sono, in larga parte, semplici “yes man” con un dominus nascosto — spesso un relitto di Tangentopoli -, al quale obbediscono a bacchetta.
Sono alcune delle tristi verità che si evincono dall’inchiesta sulle tangenti che in questi giorni sta falcidiando i vertici di Forza Italia in Lombardia e che ha portato il presidente leghista della regione, Attilio Fontana, dritto nel registro degli indagati.
Un’indagine che appare ben lungi dall’essere conclusa. Una storia già vista, si potrebbe pensare — anche perchè era dai tempi di Tangentopoli che dalle parti del Palazzo di giustizia di Milano non si vedevano imprenditori con l’avvocato al seguito presentarsi spontaneamente dai magistrati per autoincolparsi di corruzione -, ma non è così.
Le 712 pagine dell’ordinanza predisposta dalla Dia (cioè dall’antimafia, perchè oltre alla corruzione nella regione più industrializzata d’Europa c’è anche tanta ‘ndrangheta), che hanno portato a 23 arresti e a 90 indagati, al di là dei singoli reati tutti da dimostrare, raccontano molto.
Per esempio, dicono che chi decide candidature, giunte comunali e provinciali, governi regionali, presidenti di commissioni, direttori generali di ospedali, partecipate e enti vari, non sono i vertici politici “ufficiali”, quelli visibili, ma oscuri personaggi “attovagliati” in un costoso ristorante nei pressi del Pirellone.
Attilio Fontana, leghista doc, segue tutti i “consigli” suggeritigli da Nino Caianiello, il Burattinaio, il “Mullah” già condannato per concussione, uno che ha appena tentato di corromperlo. E non sembra importargli il fatto che Caianiello sia il dominus occulto di Forza Italia, in teoria un competitor politico. È quel Caianiello che incassa il primo stipendio da consigliere regionale di Angelo Palumbo, planato al Pirellone solo grazie ai voti veicolati da “Nino”.
È quel Caianiello che dà della “cretina” a Laura Comi, ufficialmente un pezzo grosso del partito di Silvio Berlusconi (eurodeputata, vice presidente del Parlamento europeo, coordinatrice provinciale di Forza Italia di Varese), la quale invece viene trattata come una scolaretta alla quale fare “uno shampoo”, perchè non ha ancora ridato parte dei soldi giunti grazie alle consulenze conferitele dall’ente pubblico Afol…
E al tavolo di quel costoso ristorante, trovano spazio anche relitti (pluricondannati) di Mani pulite come il craxiano Loris Zaffra, già presidente di Aler (un altro buco oscuro della regione), che maneggiano il potere usando gli stessi metodi del 1992, piazzando le persone lì dove possono poi ricevere appalti, dare consulenze, elargire posti di lavoro ad altri amici, i quali saranno a loro volta in debito. In un gioco di specchi infinito. L’unica differenza col 1992 è che ora i soldi questi non li danno più al partito, ma se li tengono per sè.
Ma quell’inchiesta dimostra anche come gran parte degli affidamenti pubblici sia frutto di accordi spartitori tra imprenditori, che ritengono la “decima” ai politici di cui sopra un fatto scontato e che si rifanno dell’investimento concertando irrisori ribassi d’asta, depredando le casse pubbliche.
Così lo Stato si ritrova a pagare le tangenti necessarie per fregare lo Stato.
(da “Business Insider”)
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