LA PROPAGANDA DI MELONI: L’APPARENZA NON INGANNA
E’ ORMAI DA UN ANNO CHE GIORGIA MELONI NON TIENE UNA CONFERENZA STAMPA E NON ACCETTA DI RISPONDERE ALLE DOMANDE DEGLI ORGANI DI STAMPA
È ormai già un anno che Giorgia Meloni non tiene una conferenza stampa, cioè non accetta di rispondere alle domande che gli organi di stampa dovrebbero rivolgerle sull’operato della sua amministrazione. Domande specifiche, cifre alla mano, che consentirebbero agli “italiani” – come lei chiama cittadine e cittadini – di farsi un’idea più precisa su questi due anni del governo più a destra nella storia della Repubblica. Certo, se si torna con la memoria alle conferenze stampa di Draghi, con giornalisti acquiescenti, perfino osannanti, e un premier supertecnico orgoglioso delle proprie politiche neoliberiste di guerra e austerità, ci sarebbe ben poco da rimpiangere. Senonché i video autocelebrativi di Meloni rappresentano una vera e propria svolta, una vetta mai toccata, e cioè la completa dissoluzione della politica nella propaganda.
L’impresa è tanto più semplice visto il nulla di questo governo. Ma il versante propagandistico non è perciò meno pericoloso. Non si tratta solo di alterare numeri, deformare fatti, passare sotto silenzio fiaschi e fallimenti, mentire con eclatanti omissioni. Si tratta piuttosto di schivare il dibattito democratico, eluderlo fino a rimuoverlo, attraverso la narrazione di un “mondo altro”, quello consegnato ai video. Questo fantasmatico “mondo altro”, raccontato da Meloni, e – più o meno maldestramente – dai suoi accoliti di governo, può reggersi solo se viene costantemente ripetuto, secondo le regole della migliore propaganda e se nessun interrogativo dall’esterno viene a incrinarlo. Proprio perché è un mondo fantasmatico, edificato all’interno, nell’intimo parentale, teme di disgregarsi al minimo tocco dell’esterno.
Di qui la frattura senza precedenti nello spazio pubblico, la propensione alla censura, le querele e gli attacchi alle voci critiche. È una isterizzazione mai vista del dibattito. Il che può accadere – occorre sottolinearlo – grazie a quei media, canali televisivi, siti web, organi di stampa, che vanno al di là dell’allineamento. Giornalisti nei panni di grotteschi cani da guardia e di goffi coautori del meloniano “mondo altro”. Così ogni giorno capitalizzano il risentimento, fomentano la paura, attizzano l’odio, negano la realtà, infantilizzano i cittadini. È evidente, a questo proposito, il fenomeno che Jacques Ellul ha definito “partecipazione passiva”: cittadini che non più semplici spettatori, ma un po’ tifosi e un po’ fedeli, pur non intervenendo mai, parteggiano sostenendo, anche a costo del negazionismo più pervicace, quella narrazione fantomatica, come se si trattasse della propria identità.
Per tutti gli altri è difficile difendersi. La propaganda non regge a lungo contro le prove locali. Ben più arduo è contestare cifre spesso indicate senza riferimento, dati senza correlazione. Tutto questo diventa spesso un compito da specialisti, uno studio tecnico da cui i più sono esclusi. Ad esempio, si dichiara che l’occupazione è aumentata, senza chiarire a quali forme di lavoro si rinvia (a ben guardare sempre più precarizzate). Si sostiene che non sono mai stati messi tanti soldi nella sanità pubblica, senza indicare gli investimenti degli anni precedenti o, quasi peggio, senza fare un confronto con gli altri paesi europei.
È prevedibile che a un certo punto deflagrerà il catechismo semplificato e solipsistico di Meloni & C. (questa nuova forma di autoritarismo che aspira a essere totalizzante). E andrà in frantumi il fantasmatico “mondo altro” che ci viene quotidianamente narrato. Non è possibile invece prevedere quale sarà l’entità degli effetti devastanti. Il risveglio sarà brutale e gli “italiani” saranno messi faccia a faccia con il declino economico, politico e culturale della “nazione”. Al giornalismo critico e alle forze di opposizione sta il compito faticoso, e spesso impervio, di decostruire, punto per punto, la propaganda sistematica, la manipolazione intenzionale. Bisogna far emergere continuamente la realtà dove non ci sono misure di contrasto alla povertà, la sanità è stata tagliata, gli aiuti alle famiglie (quelle tradizionali) sono in gran parte simbolici (gli altri, i single sono depennati), mentre l’evasione fiscale è favorita e assecondata. L’occupazione della Rai, gli attacchi alla stampa, le aggressioni e gli insulti a singoli giornalisti (vedi quello rivolto da Corsini a Corrado Formigli), renderanno purtroppo questo compito sempre più ostico. Ma è pur vero che non meno problematico è mantenere l’imbarazzante racconto del favoloso “mondo altro”. Fino a quando? Tanto più che può dirsi fallita la missione, affidata al ministero della Cultura, di organizzare una egemonia, intesa come supporto ideologico e militante per l’autoritarismo spinto del governo Meloni. L’apparenza qualche volta non inganna!
(da ilfattoquotidiano.it)
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