LA REGIONE LIGURIA ORA DISCRIMINA GLI UOMINI
UNA LEGGE REGIONALE ISTITUISCE UN FONDO DI GARANZIA PER AIUTARE A PAGARE I MUTUI A CHI PERDE LAVORO O SI SEPARA…IL GIUDICE OBBLIGA SPESSO IL CONIUGE A CAMBIARE RESIDENZA….LA REGIONE PERO’ CONCEDE L’AIUTO SOLO A CHI HA LA RESIDENZA ANAGRAFICA NELLA STESSA CASA
La legge regionale 3 dicembre 2007 aveva delle buone finalità nella sua formulazione ideale, ovvero quella di istituire un fondo di garanzia, finalizzato alla concessione di fideiussioni per il pagamento delle rate dei mutui già accesi da soggetti in difficoltà , per far fronte agli impegni assunti con le banche. La Regione Liguria si poneva cioè come obiettivo un intervento minimo da fornire alle famiglie in difficoltà transitoria, dovuta a circostanze straordinarie, come la perdita del lavoro o la separazione giudiziale. Un sostegno nel prorogare le rate del mutuo azzerando gli interessi supplementari, attraverso il fondo di garanzia, compatibile con le regole del mercato. Questa misura era rivolta anche ai nuclei familiari caratterizzati da una sentenza di separazione giudiziale, ovvero da un verbale di separazione consensuale omologato dal Tribunale.
A costoro viene richiesto il requisito sia della cittadinanza che della residenza anagrafica nello stesso alloggio per il quale si sta rimborsando il mutuo ipotecario alla data della richiesta, requisito che deve essere posseduto dal componente il nucleo familiare proprietario dell’alloggio.
Ma il giudice, nel 95% dei casi, obbliga il coniuge a cambiare residenza, così che i soggetti cointestatari o intestatari di alloggi sono costretti ad abbandonare l’abitazione del nucleo familiare, pur continuando a pagare il rateo. Ebbene costoro, secondo il legislatore ligure, non possono accedere alla legge di cui sopra,in quanto viene richiesta la residenza anagrafica proprio nella casa da cui il giudice del Tribunale invece esige l’allontanamento.
Una contraddizione palese che ha generato le proteste della sezione ligure dell’Associazione nazionale padri separati, una Onlus che a Genova ha avuto positivi riscontri, anche attraverso una proposta di legge presentata dal cons. reg. di AN, Alessio Saso (nella foto).
L’associazione constata ” con estremo dispiacere che il legislatore non ha tenuto conto di molti padri, escludendoli di fatto dal bando e continuando una azione discriminatoria nei confronti di soggetti deboli, coinvolti in un disagio familiare che richiede misure di sostegno e non di esclusione”.
Ci auguriamo che la Regione prenda carta e penna e modifichi le norme di accesso, garantendo a tutti, uomini e donne, sempre uguali diritti e doveri. In un mondo in cui il disagio è diffuso e le difficoltà economiche possono improvvisamente colpire anche chi non se lo aspetta, le norme vanno coordinate tra potere giudiziario e legislativo.
Nessuno deve sentirsi escluso o discriminato, laddove i problemi sono magari già pesanti. Talvolta basta un po’ di attenzione e di buona volontà per evitare di crearne altri.
Leave a Reply