LA TASSA SULLA CASA CAMBIA ANCORA: DETRAZIONI FINO A 1,3 MILIARDI
MA L’ALIQUOTA MASSIMA POTRA’ SALIRE
Un mezzo regalo di Natale. Con il rischio che l’intervento non sia sufficiente a compensare le famiglie con figli che non potranno contare sulle stesse detrazioni del 2012, quando c’era l’-Imu.
Il governo iha confermato l’intenzione di correre ai ripari per arginare la protesta dei Comuni, capeggiati dal sindaco di Torino e presidente dell’Anci Piero Fassino, e appoggiati dagli stati maggiori del Pd, Renzi e Cuperlo.
In queste ore i tecnici dell’esecutivo stanno lavorando per assemblare il decreto che dovrebbe rispondere alle richieste dei Municipi infuriati per la perdita di 1,5 miliardi di trasferimenti che sono scomparsi nel passaggio parlamentare dalla vecchia Imu al nuovo sistema della Tasi
I MILLE GRANDI COMUNI
Nella legge di Stabilità , che ieri ha ottenuto la fiducia alla Camera, viene infatti concesso a «ristoro» dei Comuni solo un miliardo, ma il calcolo è stato fatto considerando che le amministrazioni avrebbero potuto recuperare, con le proprie forze, grazie alle al mix di incassi fiscali basati sulle tasse sulla prima casa e sulla seconda circa 3,7 miliardi contro i 4,7 dell’Imu del 2012.
Invece durante il passaggio alle Camere uno degli elementi che reggeva il quadro è venuto meno facendo franare le stime: l’aliquota massima per la seconda casa è scesa dall’11,6 al 10,6 per mille, con la conseguente perdita di circa 1,1-1,5 miliardi.
Colpiti dal nuovo meccanismo soprattutto i grandi Comuni che hanno già portato l’aliquota al 10,6 e non hanno più margini di aumento.
Di qui nasce la richiesta dei sindaci di riavere indietro i soldi: anche con i 500 milioni messi a disposizione con la «Stabilità », reintrodurre le detrazioni in questa condizione è assai difficile
DELRIO AL LAVORO
Il nuovo decreto del governo, ancora in allestimento, prevede due ipotesi, vincolate entrambe all’ampliamento delle detrazioni (che sull’Imu c’erano: 200 euro più 50 per figlio).
Ad entrambe ha fatto riferimento il ministro per gli Affari Regionali Graziano Delrio: «Serviranno a dare flessibilità all’aliquota della Tasi per fare le detrazioni alle famiglie», ha annunciato ed ha ricordato che il nuovo intervento porterà a 1,2-1,3 miliardi gli attuali 500 milioni destinati alle detrazioni.
Dunque circa 7-800 milioni in più. «Stiamo lavorando per tenere conto del problema, le soluzioni devono essere condivise dall’intero governo e dall’Anci», dice il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta.
LE DUE IPOTESI
Le ipotesi sul tavolo sono due. La prima prevede lo stanziamento di 800 milioni «vincolati» e «riservati » a quei Comuni che reintrodurranno le detrazioni.
La seconda, invece, a costo zero per lo Stato, prevede la possibilità per i Comuni, che applicheranno le detrazioni, di aumentare l’aliquota massima della Tasi, dall’attuale 2,5 per mille al 3,5 mille, arrivando pericolosamente vicina all’aliquota base della bistrattata Imu che era al 4 per mille.
Senza contare che negli ultimi giorni i Comuni l’hanno scampata bella: nel testo modificato dalla Commissione Bilancio della Camera è saltata all’ultimo momento l’idea di limitare all’1 per mille il tetto dell’aliquota Tasi sull’abitazione principale. Il che avrebbe messo ancora più in difficoltà i sindaci
UNA STORIA INFINITA
Alla fine dei giochi si mette una nuova toppa al sistema di tasse sulla casa, che così rischia un nuovo caos e una instabilità cronica, sottoposto a continui cambiamenti che mettono sotto stress contribuenti, commercia-listi e Caf.
La storia comincia con il discorso di insediamento di Enrico Letta, costretto dall’ accordo con i berlusconiani, a promettere il «superamento» della tassa.
Tra pressioni e polemiche si passò per un rinvio (a maggio) poi per l’abolizione della prima rata (ad agosto), in seguito si arrivò all’abolizione della seconda rata (era novembre).
Nel frattempo la tassa sulla casa non cambia la sostanza ma cambia nome: prima doveva chiamarsi «service tax», poi la legge di Stabilità la battezz
Trise (contiene Tasi e Tari), il Senato la battezza ancora due volte, si passa dalla Tuc alla Iuc, nome per ora stabilizzato.
Ora il 2014 si apre con una serie di scadenze di fuoco: come è noto resta da pagare la mini-Imu, cioè la differenza tra l’ aliquota fissata dai Comuni e quanto rimborsato dallo Stato ad aliquota base.
CHI HA FIGLI PAGA DI PIU’
Il rischio, come ha prontamente calcolato la Cgia di Mestre, è che anche l’erogazione degli 800 milioni aggiuntivi non sia sufficiente a ristorare i contribuenti con figli e abitazioni di medie dimensioni dal passaggio dall’Imu alla Tasi.
Per un abitazione, categoria A3, la detrazione media salirebbe dai 25 ai 66 euro e comporterebbe comunque un aggravio, rispetto al 2012, dai 47 (con 1 figlio) ai 111 (tre figli) nel caso in cui l’aliquota fosse portata al 2,5 per mille.
Anche nel caso che si desse la possibilità ai Comuni di alzare l’aliquota al 3,5 per mille di vantaggi se ne avrebbero pochi perchè molte delle detrazioni che i Municipi introdurrebbero sarebbero mangiate dalla nuova e più alta aliquota.
E le risorse? Si conta sul «tesoretto » di 4-6 miliardi che lo spread basso avrebbe consentito di far risparmiare sull’onere per il debito.
Roberto Petrini
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply