L’ACROBATA LETTA SOSPESO SUL FILO DEL’IMU
IL PREMIER NON PUO’ ESORDIRE IN PARLAMENTO ANNUNCIANDO ALL’EUROPA E AI MERCATI CHE INTENDE APRIRE UNA VORAGINE NEI CONTI PUBBLICI PER FAR CONTENTI BERLUSCONI E BRUNETTA
L’unica spiegazione ragionevole, o se preferite l’unica attenuante per la guerra dell’Imu, è la battaglia in corso per la spartizione di una quarantina di poltrone da viceministro e sottosegretario.
I più agguerriti sparano salve di cannone per posizionarsi, per alzare il prezzo.
Il più rumoroso come sempre è Renato Brunetta.
L’economista veneziano, rimasto fuori del governo perchè sta talmente sulle scatole a tutti che con lui Enrico Letta rischiava di andare sotto nel voto di fiducia, ieri di prima mattina ha dato il suo avvertimento, dotato di un certo peso visto che è a capo del grppo Pdl alla Camera: “Cancellazione dell’Imu sulla prima casa e sui terreni agricoli, nonchè restituzione di quanto pagato lo scorso anno sono fondamentali. O ci sarà questo preciso impegno da parte del presidente del Consiglio, o non voteremo la fiducia al governo”.
Dallo staff del premier arrivano segnali di prudenza: l’argomento Imu difficilmente potrà essere ignorato nel discorso sulla fiducia di questa mattina, ma sarà sicuramente l’ultimo a essere limato da Enrico Letta, la cui abilità sarà messa a dura prova dallo sforzo di tenere in equilibrio una cosa assai complicata
Le cifre sono chiare: il nuovo governo deve trovare alla svelta almeno 1,5 miliardi per gli ammortizzatori sociali che hanno esaurito le dotazioni finanziarie, un altro paio di miliardi per bloccare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22 per cento previsto per il 1 luglio prossimo.
Poi c’è l’appuntamento con l’altra stangata fiscale innescata dal governo Monti, la Tares: per disinnescarla e almeno rinviarla bisogna trovare subito un miliardo.
Poi servono un paio di miliardi per non mandare a casa i precari della Pubblica amministrazione che scadono a giugno.
Poi resta sempre da risolvere il problema degli esodati, su cui è complicato fare cifre
In queste condizioni per Letta sarà molto difficile assumere impegni precisi per l’Imu prima casa.
Vale 4 miliardi, e per abolirla e al contempo rimborsare quella del 2012, come promesso da Silvio Berlusconi in campagna elettorale, servirebbero 8 miliardi.
Non se ne parla proprio.
Il punto di mediazione che Letta può tentare è quello di rilanciare un pezzo della proposta avanzata in campagna elettorale da Pierluigi Bersani.
Il Pd voleva dare una franchigia di 500 euro (contro gli attuali 200), in modo tale che chi aveva da pagare un’Imu prima casa entro quella cifra ne veniva automaticamente esentato, mentre chi stava sopra aveva comunque uno sconto di 500 euro.
Con questa misura verrebbero a mancare, secondo i calcoli Pd 2,5 dei 4 miliardi di gettito, in parte compensabili da un inasprimento dell’imposta sui grandi patrimoni, quelli con valore catastale superiore ai 1500 euro.
Questa ipotesi di recupero è per un verso ottimistica, per un altro verso indigesta per il partito di Berlusconi e Brunetta.
Si parla invece delle misure di recupero avanzate in campagna elettorale da B., come le maggiori imposte su gioco d’azzardo, alcolici e sigarette, per un paio di miliardi di euro.
Qui c’è però da fare i conti con un fenomeno ormai noto, le maggiori imposte frenano i consumi, e quindi anche il gettito non sarebbe quello sperato.
Letta non può d’altra parte esordire in Parlamento annunciando all’Europa e ai mercati finanziari la ferma intenzione di aprire una nuova voragine nei conti pubblici per fare contenti Berlusconi e Brunetta
Verosimilmente sarà costretto a scegliere una posizione di attesa, rinviando le scelte nette a un momento successivo in cui gli sconti sull’Imu vengano annegati in una più complessiva manovra di rilancio dell’economia fatta anche di sollievo fiscale.
Il drammatico calo dei consumi, diventato elemento centrale della recessione, dovrà essere affrontato con qualche cosa che somigli al reddito di cittadinanza reclamato a gran voce dal Movimento 5 Stelle ma sul quale anche il nuovo ministro del Lavoro Enrico Giovanninini ha mostrato qualche apertura.
Rimane dunque il vero, drammatico punto di caduta su cui il nuovo premier sarà misurato: se tutto ciò di cui ha bisogno il Paese si traduce in minori entrate fiscali o maggiori spese, l’unica soluzione sarà un taglio della spesa pubblica drastico ma che non colpisca gli strati più deboli.
Proprio ciò su cui il governo di Mario Monti e il mitico tagliatore Enrico Bondi hanno fallito su tutta la linea.
Giorgio Meletti
(da “il Fatto Quotidiano“)
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