L’ATTIVISTA M5S ACCUSATO DI UNA TRUFFA MILIONARIA A CASTELVETRANO
E’ IL COORDINATORE DI UN MEETUP SICILIANO
Qualche giorno fa il senatore M5S Michele Giarrusso in un’interrogazione urgente al Ministro dell’Interno Minniti chiedeva di avviare dei controlli a Castelvetrano (Trapani): “Fino a quando la mafia e la politica andranno a braccetto, non si vedrà un filo di luce“, aveva dichiarato il senatore Cinque Stelle dopo il sequestro di beni per un valore pari a cinque milioni di euro a Marco ed Enrico Adamo, imprenditori attivi nella politica locale di Castelvetrano finiti sotto indagine perchè ritenuti molto vicini a Matteo Messina Denaro, il boss della mafia latitante che è originario proprio del paese in provincia di Trapani.
Il comune rischia lo scioglimento per mafia e il commissariamento e Giarrusso chiedeva l’intervento immediato dello Stato “per liberare Castelvetrano dalla mafia e dalla sporca politica che tiene i cittadini schiavi del sistema” e forse non immaginava di dover guardare anche all’interno del MoVimento 5 Stelle di Castelvetrano e del limitrofo comune di Partanna.
Stando a quanto riporta il quotidiano locale Tp24.it nell’ambito di un’inchiesta su una truffa -la cui entità ammonta a quasi sette milioni di euro — ai danni di Regione, Unione europea e Patto Territoriale “Valle del Belice” sulla quale sta indagando la Procura di Marsala risulterebbe coinvolto il coordinatore del Meetup dei Cinque Stelle di Partanna Gaspare Secchia.
L’accusa contesta alle nove persone coinvolte e a tre società il reato di truffa aggravata in concorso per il conseguimento di erogazioni pubbliche in merito alla realizzazione di un complesso alberghiero a Marinella di Selinunte ed i fatti contestati si riferiscono al periodo 2008-2009.
In particolare a Secchia, che era il perito incaricato della contabilità tecnica è contestato anche il reato di falso in atto pubblico.
Accuse pesanti non solo perchè Secchia è un attivista del MoVimento ma anche perchè a fine gennaio si era fatto promotore di un incontro sulla legalità al quale avevano preso parte i senatori Giarrusso, Vincenzo Maurizio Santangelo e l’europarlamentare Ignazio Corrao e anche rappresentanti delle associazioni antimafia come Libera.
La reazione di Secchia è indicativa del nervosismo del MoVimento riguardo a certe situazioni e alla posizione che gli attivisti devono assumere alla luce del nuovo codice etico recentemente approvato, almeno stando alle dichiarazioni rilasciate a Tp24.it:
Raccontate balle e non ascoltate gli interessati ma solo cosa dice la Procura. E poi vorrei capire come mai vi occupate ora di questo processo che è in corso da anni. Voi giornalisti siete stati telecomandati dopo il successo della nostra iniziativa contro la mafia.
Inoltre Secchia fa sapere che “Dieci minuti dopo aver letto l’articolo mi sono dimesso dal meet up, e comunque sono candidabile perchè non c’è nessuna condanna e il nuovo regolamento prevede che io possa candidarmi”.
Ed è vero che — regolamento alla mano — è candidabile, ma il fatto che Secchia si sia dimesso dal meet up solo dopo che la notizia era stata pubblicata dal quotidiano online la dice lunga visto e considerato che — come ha detto — il processo è in corso da anni e che il Giornale di Sicilia aveva fatto il suo nome già il 31 gennaio mentre l’articolo di Tp24.it è di questa mattina.
Il fatto che sia ancora candidabile per le regole del MoVimento non rappresenta certo un problema nemmeno per chi non fa parte del M5S, il fatto invece la cosa sia stata taciuta fino a quando “i giornalisti telecomandati” ne hanno parlato la dice invece lunga sul valore della trasparenza.
(da “NextQuotidiano”)
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