L’AVVELENATA DI GIORGIA: TRADITA DA SILVIO, DA MATTEO E PURE DALLA GARBATELLA
SALVINI L’AVEVA ILLUSA, ALLA FINE SONO PIU’ I VOTI CHE LE HA FATTO PERDERE A ROMA CHE QUELLI CHE LE HA PORTATO
Se io avessi previsto tutto questo… La destra romana è avvelenata, e a ragione. Ha visto la vittoria al primo turno da vicino, troppo da vicino per uscire con aplomb dalla mazzata dei risultati finali.
E l’aplomb, tra l’altro, non è il suo stile.
Avvelenata con Berlusconi, che a Milano dove c’era il candidato “suo” si è tenuto stretto Salvini, e a Roma ha fatto il contrario usando la Capitale per regolare i conti interni.
Avvelenata coi quartieri che non le hanno risposto come dovevano, prima tra tutti la Garbatella.
Avvelenata, anche se non si può dire, pure con il suo grande sponsor, l’aspirante Trump di casa nostra, Matteo Salvini insomma, che prima ha convinto Giorgia Meloni a giocarsela in proprio scommettendo sullo schema lepenista e poi alla prova dei fatti le ha portato in dote un miserrimo 2,7 per cento, briciole, e forse le ha pure abbassato la media perchè il Carroccio, a Roma, non è che sia simpaticissimo.
«Eravamo come Davide contro Golia», soli contro il governo «e contro un centrodestra che giocava a perdere», dice la Meloni nella prima conferenza stampa dopo i risultati.
Ma l’idea di fare il passo decisivo verso l’area del voto anti-sistema l’ha già scansata: per il ballottaggio «mai indicazioni di voto per un candidato di Renzi», ma anche il M5S è «approssimativo», inconsistente, poco serio, «e non ci metterò certo la faccia». Insomma la vecchia battuta «al secondo turno voterei Raggi» è sepolta definitivamente.
Fdi resta nel perimetro dei partiti di governo: il partito di lotta può attendere tempi migliori, o peggiori, chi lo sa.
Ma neanche l’Avvelenata si può cantare fino in fondo, perchè c’è ancora la speranza di Latina dove il candidato della Meloni, Nicola Calandrini, si è conquistato a sorpresa la sfida finale con il civico Damiano Coletta.
Latina è un caso da matti. Undici candidati, otto di destra: potrebbe essere l’unico capoluogo di provincia espugnato da Fdi ma toccherà ricucire, mediare, rimettere insieme, dopo una campagna al vetriolo, e insomma non è il caso di spingersi molto oltre nella critica ai parenti-serpenti che nella Capitale ha affondato la speranza di un ballottaggio tutto al femminile, un Meloni-Raggi che secondo i sondaggisti avrebbe visto strabordare la grillina, ma sarebbe stata comunque una medaglia da portare in parata sotto Arcore e sotto via Bellerio.
E comunque, alla fine dei giochi, seppure con la mancata vittoria di Roma e quelle percentuali al lumicino al Nord e in troppe parti del Sud, la posta in gioco era cancellare le troppe incertezze nel pre-candidatura, quando si era incartata su proposte fantasia (la Dalla Chiesa, la Pivetti), dire “ci sono” e non lasciare il campo a un forzismo in assoluto declino e a una Lega tanto rumorosa quanto inefficace nelle urne.
Ora è il momento dell’Avvelenata, certo. Ora si è soli alle quattro del mattino, l’angoscia e un po’ di vino, voglia di bestemmiare.
Ma domani si potrà ritrovare il sorriso del pericolo scampato.
Gli altri hanno fatto peggio, e a lei poteva andare assai peggio.
Flavia Perina
(da “Huffingtonpost”)
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