LE IMMAGINI CHE IMBARAZZANO FDI: “ELIMINA L’EBREO”
A MILANO IL QUARTIER GENERALE DI “ULTIMA LEGIONE”….IL LEADER DEL GRUPPO INNEGGIAVA A GIORGIA MELONI
Custodivano pistole, fucili, pugnali, vessilli con simboli nazifascisti. Si facevano chiamare “legionario Enzo”, “legionario Luca”, “legionaria Francesca” e indossavano magliette nere con il tricolore e il nome del movimento: “Ultima Legione”. Apparentemente, uno dei tanti gruppi identitari della destra estrema e nostalgica
In realtà – hanno accertato gli agenti della Digos coordinati dalla procura de L’Aquila e dalla Direzione nazionale anti-terrorismo – miravano a “costituire una struttura politica che si richiamava all’ideologia fascista” con “istigazione all’uso della violenza quale metodo di lotta politica e diffusione online di materiale che incita all’odio ed alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi”.
«Elimina l’ebreo», dicevano i militanti di Ultima Legione, i neofascisti perquisiti dall’antiterrorismo nei giorni scorsi.
Militanti che ritroviamo in eventi di Fratelli d’Italia, il partito sovranista e conservatore di Giorgia Meloni. In uno di questi eventi erano presenti anche esponenti del Sap, sindacato di polizia.
Accanto a lui un gruppo di militanti, con felpa nera ed in mano il volantino del partito, con la foto della Meloni. Sono gli esponenti di punta di “Ultima legione”, come si legge sul logo che portano sul petto, movimento di estrema destra nato nel 2018 proprio a Milano e, da alcuni mesi, sotto l’occhio degli investigatori dell’antiterrorismo.
Sul suo profilo social il 25 novembre del 2017 – poco prima di fondare il gruppo neofascista – ha postato un selfie con una Giorgia Meloni sorridente.
La foto è stata scattata in occasione di un incontro tra i vertici del gruppo milanese “Fare fronte” – legato all’esponente del neofascismo lombardo Roberto Jonghi Lavarini – e la Meloni, durante una manifestazione contro lo Ius Soli. Il leader della foto con Meloni è tra i perquisiti nell’inchiesta sul gruppo neofascista.
Il movimento fondato a Milano il 29 ottobre del 2018 dal 53enne Enzo Cervoni, con sede nella multietnica via Padova, è finito al centro di un’inchiesta dell’Antiterrorismo partita dall’Aquila, con 25 perquisizioni in 18 province. Fra i 30 indagati anche la compagna di Cervoni, tesoriere e responsabile dei social, e militanti di tutta Italia del gruppo che ha la sua roccaforte in Abruzzo e Lombardia, fra Milano e il Comasco. Un’organizzazione connotata, secondo l’accusa, da un elevato grado “di fanatismo violento, intriso di xenofobia e nostalgie filonaziste” che talvolta “sfociano in non meglio precisate progettualità delittuose e di eversione dell’ordine democratico, nonché nell’aperta esaltazione di recenti stragi di matrice suprematista”. Messaggi veicolati dalle chat private su Telegram e Whatsapp e sul social russo VKontakte dal 2019 finite sotto la lente degli investigatori della Digos e della Polizia postale, coordinati dalla Procura dell’Aquila e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
La Costituzione italiana era bollata come “prostituzione” e con altri epiteti. Poi l’esaltazione della violenza – “Le armi si trovano… si trovano. Ho sempre gli anelli alle dita e il manganello dietro, ora ho pure un machete” – con il corollario di nostalgie fasciste e frasi antisemite: “Elimina l’ebreo, e il mondo diventa migliore”. La pandemia, nella visione del movimento, letta in chiave complottista e negazionista. Uno degli appartenenti ha anche commentato i filmati dei mezzi dell’esercito usati a Bergamo per il trasporto della salme nella prima fase dell’emergenza sanitaria con riferimenti ai forni crematori nei campi di concentramento nazisti.
Fra i “dieci comandamenti” di Ultima Legione “stop all’immigrazione clandestina”, abolizione con referendum delle leggi Scelba e Mancino contro la ricostituzione del partito fascista, “tutelare la cultura e l’identità italiana”. In un’intervista pubblicata su YouTube Cervoni esprimeva apprezzamento per Giorgia Meloni perché “è molto combattiva”
(da agenzie)
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