LE NUOVE DIRIGENZE RAI HANNO DIMOSTRATO UNA FRAGILITÀ CHE NEMMENO IL PEGGIORE AVVERSARIO POLITICO SI POTEVA AUGURARE
MA DAVVERO LA RAI PENSAVA DI RILANCIARSI CON NOMI COME NUNZIA DE GIROLAMO, LUCA BARBARESCHI, PIERO CHIAMBRETTI, ELISABETTA GREGORACI, ANTONINO MONTELEONE? LA RAI SEMBRA UNA TV LOCALE INVESTITA DI IMPROVVISO BENESSERE
I cento anni della radio e i settanta della tv avrebbero potuto essere una buona occasione di riflessione per la Rai, una circostanza per mettere a punto il ruolo del servizio pubblico, per ritrovare un’identità smarrita .
E invece l’anniversario è trascorso quasi con fastidio: qualche manifestazione istituzionale, una mostra a Roma due o tre programmi rievocativ
Era stato costituito persino un comitato scientifico che, a quanto mi risulta, non è mai stato convocato. Insomma una grande occasione sprecata. Perché questo rammarico? Perché il servizio pubblico è un bene comune, se vogliamo ancora che esista e, al di là dei non pochi programmi fallimentari, è necessario guardare in faccia la realtà senza infingimenti
A parte pochi settori, mi riferisco in particolare a Rai Fiction e a Rai Cultura, le nuove dirigenze Rai hanno dimostrato una fragilità che nemmeno il peggiore avversario politico si poteva augurare. Per non parlare dell’informazione e soprattutto del Tg1, con quei «vocali» dei politici presi a prestito da TikTok, quasi a umiliare il lavoro giornalistico. Ma davvero la Rai pensava di rilanciarsi con nomi (con il tipo di tv che rappresentano) come Nunzia De Girolamo, Luca Barbareschi, Piero Chiambretti, Elisabetta Gregoraci, Antonino Monteleone?
Sere fa ho provato una stretta al cuore nel vedere programmi di prima serata affidati a Pierluigi Diaco e Monica Setta: la Rai sembra un tv locale investita di improvviso benessere. Per non parlare della trasmissione di Concita Borrelli, descritta come «la pupilla di Bruno Vespa». E nessuno che dia più un’occhiata critica a Milly Carlucci, persino ad Alberto Angela.
(da La Repubblica)
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