LE PREVISIONI DELL’IHME SUI MORTI PER COVID IN ITALIA: 99.000 MORTI ENTRO MARZO, 136.000 SE SI ALLENTANO LE MISURE
L’ISTITUTO DI SEATTLE AVEVA GIA’ AZZECCATO CON PRECISIONE LE VITTIME DELLA PRIMA ONDATA
Saranno 99mila i decessi per virus in Italia il 31 marzo. Ma 136mila (il 36% in più) se abbasseremo la guardia con mascherine e distanziamenti.
La millimetrica precisione con cui l’Ihme (Institute for Health Metrics and Evaluation) dell’università di Washington a Seattle calcola le sue proiezioni può sembrare un po’ campata in aria. Invece ci azzeccano: già in aprile avevano previsto con tre mesi di anticipo il totale dei morti della prima ondata, 36mila. E 36mila furono.
Ci conviene quindi dar retta alle loro estrapolazioni, in questi giorni di false speranze e rilassamenti natalizi.
Se il vaccino funzionerà rapidamente, da gennaio, potremo avere uno ‘sconto’ di mille vittime in meno. Ma il carico degli attuali 686mila positivi purtroppo è già destinato automaticamente a causare nei prossimi tre mesi altri 35mila decessi, oltre ai 64mila attuali.
La seconda ondata, alla fine, ci costerà il doppio della prima. E proprio per questo dobbiamo evitarne una terza a gennaio, frutto di assembramenti da adesso a fine anno.
Anche altre quattro tendenze vietano ogni spensieratezza.
La prima: siamo già i terzi peggiori al mondo, con i nostri 1.068 morti per milione di abitanti. Ci superano soltanto Belgio (1.546) e Perù (1.105), per ora. Ma all’attuale ritmo supereremo anche il Perù entro una settimana.
Secondo dato: abbiamo passato tutta l’estate guardando con commiserazione i disastri in Usa e Brasile. Battevano ogni record negativo, mentre noi ci illudevamo di esserne fuori. Ebbene, oggi loro stanno meglio di noi: gli Usa sono a 923 e il Brasile a 851 vittime per milione di abitanti.
Terzo dato. L’8 dicembre la Germania ha registrato un picco di 622 decessi in un giorno, che ha provocato la reazione drastica di Angela Mekel: lockdown duro fino al 10 gennaio.
Ebbene, non è il caso di abbandonarsi a un consolatorio e inconfessabile “mal comune, mezzo gaudio”. Infatti la Germania resta lontanissima da noi come bilancio totale, a 268 per milione: il 75% in meno. E, soprattutto, negli ultimi giorni le loro vittime si sono ridotte fino alle 111 del 14 dicembre.
Quarta tendenza infine, la più preoccupante. Abbiamo superato il picco, ma il ritmo della discesa della curva è assai più lento di aprile-maggio.
Allora le terapie intensive diminuivano al ritmo di 50-100 al giorno, i ricoveri di parecchie centinaia, e questo ci ha permesso di quasi svuotare i nostri ospedali a luglio. Adesso invece i posti in rianimazione si liberano con lentezza esasperante, e solo perchè purtroppo i morti superano i nuovi arrivi.
Quanto ai ricoveri nei reparti normali, il 14 dicembre sono addirittura aumentati, invertendo la tendenza.
Brutte notizie, insomma, ma meglio affrontarle piuttosto che rischiare ulteriori dolorose ricadute.
(da agenzie)
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