L’ESAME EUROPEO PER FITTO: PRIMA DELL’INTERROGAZIONE ORALE DI TRE ORE, PREVISTA A INIZIO NOVEMBRE, L’ASPIRANTE COMMISSARIO MELONIANO DOVRÀ RISPONDERE ALLE DOMANDE SCRITTE MESSE A PUNTO DAGLI EURODEPUTATI
CI SARANNO QUESITI INSIDIOSI COME “PROCEDERÀ A UN RECUPERO DEI FONDI DEL PNRR NEL CASO IN CUI GLI STATI NON COMPLETINO GLI INVESTIMENTI ENTRO IL 2026?”. LA RISPOSTA È COMPLICATA: PERCHE’ IN PRIMA FILA TRA I PAESI RITARDATARI C’È L’ITALIA
“Procederà con un recupero dei fondi del Pnrr trasferiti agli Stati nel caso in cui questi non completino gli investimenti entro il 2026?”. E ancora: “I fondi della politica di coesione dovrebbero essere riformati su un modello basato sulle prestazioni simile a quello del Recovery?”. “A quali riforme dovrebbero essere collegati?”. “Intende rafforzare il legame tra la politica di coesione e il rispetto dello Stato di diritto?”.
Prima di sottoporsi all’interrogazione orale di tre ore, prevista all’inizio di novembre, l’aspirante commissario europeo Raffaele Fitto dovrà rispondere a una serie di domande scritte messe a punto dagli eurodeputati. E nella bozza del documento visionata da “La Stampa”, che verrà inviata a breve, nei quesiti posti si nascondono alcuni “trabocchetti” che potranno svelare le reali intenzioni del commissario designato da Ursula von der Leyen a guidare le politiche di Coesione e le Riforme e portarlo a urtare alcune sensibilità politiche.
Fitto sarà audito dalla commissione Affari Regionali. Ma all’incontro parteciperanno anche gli eurodeputati di altri commissioni, tra cui quella per il Bilancio e quella per gli Affari Economici. Ed è da questi ultimi che arriva un quesito sul futuro del Pnrr.
I parlamentari della commissione Econ, nella quale siedono molti “rigoristi” del Ppe, vogliono sapere se Fitto «ritiene che il Recovery sia un precedente per affrontare la crisi e le significative carenze di finanziamento». Insomma, se è il caso di ripetere. Ma soprattutto gli chiedono se “procederà con un recupero dei fondi trasferiti agli Stati membri nei casi in cui gli investimenti non verranno completati entro il 2026”.
Una risposta da maneggiare con cura, perché se è vero che così prevede il regolamento, Fitto non può certo permettersi di minacciare un taglio dei fondi ai Paesi come l’Italia che rischiano di essere in ritardo.
L’altra grande questione riguarda il futuro delle politiche di coesione. Gli eurodeputati della commissione Regi vogliono sapere “come aumenterà la flessibilità” dei fondi e se intende subordinare l’erogazione dei fondi regionali alla realizzazione di riforme e investimenti o addirittura al rispetto di “condizionalità macroeconomiche”.
In quel caso, “come garantirà alle Regioni di non perdere accesso ai fondi” in caso di governi nazionali inadempienti? Su questo punto, poi, c’è un aspetto che sta certamente molto a cuore dei federalisti (nel senso che viene dato a questo termine in Italia e non in Europa) e dei tifosi dell’autonomia differenziata: “Esaminerete la creazione di un meccanismo per l’accesso diretto ai fondi di coesione da parte delle autorità locali?”.
C’è poi una domanda che punta a scoprire le reali intenzioni di Fitto sulla necessità di “rafforzare il legame tra la politica di coesione e il rispetto dello Stato di diritto, imponendo un’applicazione più rigorosa delle condizioni”. Tema da sempre osteggiato dai conservatori e dai governi che sono stati sin qui penalizzati da questo vincolo, come quello di Viktor Orban.
Dopo l’esame degli interessi finanziari, attualmente ancora in corso perché il Parlamento ha chiesto informazioni aggiuntive a Fitto, e dopo l’analisi delle risposte scritte, tra il 4 e il 12 novembre si terrà l’audizione vera e propria che durerà tre ore. A esprimersi saranno i coordinatori dei gruppi nella commissione Affari Regionali che dovranno raggiungere una maggioranza dei due terzi: in caso contrario potranno esserci ulteriori domande scritte o anche un’altra audizione.
Se anche a quel punto non fosse possibile raggiungere la soglia dei due terzi, tutti i membri della commissione saranno chiamati a votare a scrutinio segreto e in quel caso basterà la maggioranza. Tra i coordinatori della commissione Regi ci sono due italiani: Valentina Palmisano, esponente del M5S e coordinatrice della Sinistra che ha già annunciato il suo voto contrario, e l’esponente di Fratelli d’Italia, Denis Nesci, che garantirà a Fitto il sostegno di Ecr.
(da La Stampa)
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