LETTA ANNULLA L’ESPULSIONE DELLA MOGLIE DEL DISSIDENTE: ORA VADA IN KAZAKISTAN A RIPRENDERLA E LASCI ALFANO IN OSTAGGIO
TROPPO FACILE “AUTOASSOLVERE” TUTTI I MINISTRI DOPO CHE IL NOSTRO PAESE HA COMPIUTO UN’AZIONE INFAME: CHI HA SBAGLIATO ORA PAGHI… IN MANCANZA DI UNA VERA DESTRA, A CHIEDERE LE DIMISSIONI DI ALFANO, SPAZIO LIBERO A SEL E CINQUESTELLE
L’Italia ha revocato l’espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov che era stata rispedita in patria con la figlia di sei anni nel maggio scorso, con un’operazione che negli ultimi giorni ha sollevato polemiche e un’inchiesta interna del Viminale.
La signora può rientrare in Italia, informa una nota di palazzo Chigi, che sottolinea come l’esecutivo sia stato tenuto all’oscuro di tutto, compreso “il ministro dell’Interno”, cioè Angelino Alfano, indicato invece nei giorni scorsi come uno dei registi dell’operazione.
Un penoso tentativo di salvare il suo vice.
Al momento, comunque, la consorte del principale oppositore del dittatore Nazarbayev si trova in patria agli arresti domiciliari.
”A seguito della revoca del provvedimento di espulsione, che verrà immediatamente resa nota alle autorità kazake attraverso i canali diplomatici, la signora Alma Shalabayeva potrà rientrare in Italia, dove potrà chiarire la propria posizione”, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi.
Il governo, prosegue la nota, “colti i profili d iprotezione internazionale che il caso ha sollevato, si è immediatamente attivato per verificare le condizioni di soggiorno in Kazakistan della signora e della figlia”.
Il governo affida inoltre al Capo della polizia, Alessandro Pansa, un’indagine sullo svolgimento della procedura di espulsione, gestita dalla Questura di Roma.
La donna e la figlia Alua, di sei anni, sono state caricate su un’aereo noleggiato dall’ambasciata kazaka il 31 maggio a Ciampino: una procedura lampo risolta in tre giorni, condotta da una cinquantina di agenti della Digos e della Squadra mobile di Roma, in base a informazioni fornite dall’Ufficio stranieri.
I legali della signora Shalabayeva accolgono naturalmente con favore “il ripristino dei diritti violati“.
L’avvocato Riccardo Olivo chiede ora che la signora Shalabayeva ritorni il più presto in Italia ed auspico che il governo kazako dia corso alla richiesta del nostro governo”. Mentre Andrian Yelemessov, ambasciatore del Kazakistan in Italia, afferma di non aver “ricevuto alcuna richiesta da parte italiana” e ha ancora il coraggio di sostenere la “correttezza delle procedure che hanno portato all’espulsione”.
La Farnesina, per contro, fa sapere per vie informali di aver già contattato il diplomatico.
L’improvvisa decisione del governo fa riferimento al recente intervento alla Camera del premier Enrico Letta, durante la question time: dall’indagine disposta “risulta inequivocabilmente che l’esistenza e l’andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate ai vertici del governo: nè al Presidente del Consiglio, nè al Ministro dell’interno e neanche al Ministro degli affari esteri o al Ministro della giustizia”. Governo assolto in toto, dunque, compreso il ministro dell’Interno Angelino Alfano, indicato nei giorni scorsi come una sorta di dominus dell’operazione, e finora rimasto silente.
Nell’indagine interna già avviata su input di Letta sono stati già sentiti i funzionari della Questura di Roma direttamente coinvolti nell’operazione: i responsabili dell’Ufficio Stranieri, Maurizio Improta, della Digos, Lamberto Giannini, e della Squadra mobile, Renato Cortese.
I quali avrebbero riferito di aver agito in piena autonomia, senza ordini superiori, l’opposto di quanto avrebbero detto ieri.
Il governo pare ammettere anche alcuni retroscena in merito a carte mancanti nel fascicolo dell’espulsione. “All’esito della presentazione del ricorso avverso tale provvedimento, sono stati acquisiti in giudizio e conseguentemente dalla pubblica autorità italiana, documenti, sconosciuti all’atto dell’espulsione, dai quali sono emersi nuovi elementi di fatto e di diritto che, unitariamente considerati, hanno consentito di riesaminare i presupposti alla base del provvedimento di espulsione pur convalidato dall’autorità giudiziaria”.
Nuove carte che “consentono ora, e anzi impongono, una rivalutazione dei relativi presupposti”.
La versione di Letta non accontenta l’opposizione.
Come già aveva fatto il Movimento Cinque Stelle questa mattina, il leader di Sel Nichi Vendola chiede le dimissioni del ministro Alfano e annuncia una mozione di sfiducia.
La nota di Palazzo Chigi, “che riconosce gravi e colpevoli mancanze da parte di apparati dello Stato, in qualunque altro Paese civile, si sarebbe conclusa in ben altro modo: con le dimissioni del ministro dell’Interno. Non ci si può ipocritamente lavare la coscienza con due parolette. Aspettiamo ora dal titolare del Viminale il passo conseguente”.
Mentre il deputato Claudio Fava parla di una “extraordinary rendition” la cui responsabilità ricade comunque sul ministro dell’Interno: “Se Alfano sapeva dovrà spiegare in nome e per conto di chi sono stati disposti l’arresto e la consegna della signora Shalabayeva alle autorità kazake, contravvenendo precise norme di legge e di diritto internazionale. Ancor peggio se nulla il ministro ha saputo: sarebbe la prova di una sua inaudita inadeguatezza politica”.
Gli stessi Cinque Stelle tornano alla carica con il senatore Mario Giarrusso: “Alfano o è complice di quanto accaduto o, come ha detto lui, è un incompetente che non sa cosa stava succedendo al ministero degli Interni. E’ una cosa gravissima. In ogni caso, in un momento così grave della nostra storia, non possiamo avere un ministro che ha acconsentito che una donna innocente ed una bambina venissero deportate in una dittatura. Non è possibile che vi sia un ministro non in grado di capire cosa succede nel suo dicastero”.
Giarrusso sottolinea che “Alfano si è sottratto alle sue responsabilità non venendo a riferire in Parlamento su questa vicenda”, come gli era stato chiesto da più parti. Incombenza assunta poi dal presidente del consiglio Letta nela question time che ha condotto all’epilogo (momentaneo) della vicenda.
Anche il Senato “ha deciso di approfondire, non appena sarà conclusa l’indagine preannunciata dal presidente del Consiglio Letta, le modalità e la dinamica complessiva di un episodio che ha contorni inquietanti”, scrivono in una nota congiunta Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari Costituzionali, e Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato.
“È giusto fare pulizia ma soprattutto trasparenza, perchè la vicenda non potrà concludersi scaricando responsabilità di comodo sugli ultimi anelli della catena di comando”.
Sul fronte del centrodestra, tra i primi a reagire c’è proprio il capogruppo Pdl al Senato Renato Schifani, anche lui indicato da indiscrezioni come parte in causa nella vicenda. “La sinistra di Vendola e il Movimento 5Stelle non sbraitino e non strumentalizzino”, replica.
“Il ministro Alfano, il presidente Letta e gli altri ministri non hanno alcuna responsabilità nè politica nè tantomeno operativa”.
Se lo dice lui che è stato citato dai media come uno dei registi dell’operazione “sequestro”, possiamo stare tranquilli.
Da rilevare un aspetto non secondario: in Europa una destra normale avrebbe difeso la legalità , in Italia la pseudo destra anomala sta con un torturatore di dissidenti, come denunciato da Amnesty International.
E si lascia a Sel e Cinquestelle il monopolio delle richiesta di dimissioni di Alfano, quelle che avrebbe dovuto chiedere una destra civile.
Rivendichiamo con orgoglio di essere stati tra i pochi a destra a denunciare il sequestro di persona e a chiedere giustizia.
Ora chiediamo a Letta di partire per il Kazakistan e riportare in Italia Alma e sua figlia: se avessero bisogno di un ostaggio gli lasci i pegno Alfano e Schifani.
Della loro mancanza in Italia non se ne accorgerebbe nessuno.
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