L’HOTEL RIGOPIANO E LA STORIA DELL’ALLARME IGNORATO
CI SAREBBE LA COINCIDENZA CON UNA SMENTITA DEL DIRETTORE DELL’ALBERGO QUALCHE MINUTO PRIMA ALL’ORIGINE DELL’EQUIVOCO
Una operatrice della Protezione Civile avrebbe respinto la segnalazione di Quintino Marcella, a cui Giampiero Parete avrebbe telefonato subito dopo che la slavina aveva ricoperto l’Hotel Rigopiano sostenendo che si trattasse di una falsa notizia.
La storia era già stata raccontata nell’immediatezza della tragedia, ma oggi ci torna su Il Messaggero aggiungendo molti dettagli sull’accaduto e spiegando che potrebbe essere lei la prima indagata.
«Ancora questa storia? Abbiamo verificato, abbiamo sentito l’albergo, la notizia è stata smentita, è una delle tante bufale di questi giorni», avrebbe detto alle 18 e 20 di mercoledì 18 l’operatrice a Quintino Marcella dalla sala operativa della Protezione Civile della Prefettura di Pescara, scatenando la reazione dell’uomo.
Il nastro della conversazione, registrato dal centralino del 113, servirà a fare chiarezza sull’accaduto. Racconta oggi Paolo Mastri sul quotidiano romano
La voce è quella di una donna e le procedure di identificazione, attraverso il registro delle 15 persone in turno in quel momento sono già in corso.
C’è una traccia che aiuterà gli investigatori e arriva da un altro brano di conversazione. Quando Quintino Marcella si rende conto di essere stato preso per un mitomane insiste e dice: «Non può essere una bufala, c’è il mio amico Giampiero Parete lassù, ho parlato con lui, è una persona seria, lo conosco».
«Anche io lo conosco — replica l’operatrice -, conosco la famiglia: non vuol dire, è uno scherzo di pessimo gusto». La famiglia Parete gestisce a Pescara un’avviata pasticceria, dettaglio che restringe il campo dei sospetti a una donna piuttosto pratica della città .
È agghiacciante, a tragedia avvenuta, riascoltare i pochi minuti di quella telefonata surreale. Marcella esordisce con tono concitato: «Mi ha chiamato un mio amico, è crollato l’Hotel Rigopiano, ha moglie e figli là sotto, ci sono altre persone!».
Più che il contenuto, è raggelante il tono della risposta: sprezzante, non venato da un’ombra di dubbio. Tanto che sulle prime è la certezza di Quintino Marcella a vacillare: «…. Ma come? Se il mio amico ha detto che l’albergo è crollato deve essere così». La risposta è tranciante: «Mi dia il numero, lo chiamo io».
E qui Marcella fa un’obiezione che nel contesto suona equivoca: «Guardi che lassù non prende bene, cade la linea». «Allora è uno scherzo», risponde l’operatrice. «Uno scherzo del genere con il suo telefono?», prova a farla ragionare l’interlocutore. «Glielo avranno preso per fare uno scherzo». Fine della telefonata.
Fin qui la ricostruzione della telefonata da parte del Messaggero.
La reazione dell’operatrice però potrebbe essere considerata comprensibile se nel frattempo, come sembra dallo scambio tra i due, erano arrivate false notizie sull’hotel o su altre emergenze del genere poi rivelatesi farlocche.
In ogni caso Marcella torna a telefonare agli altri numeri dell’emergenza finchè la macchina delle operazioni non si mette in moto. Ma per capire se i soccorsi avrebbero potuto mettersi in moto prima bisognerà comprendere l’esatta dinamica dei fatti.
Nell’articolo del quotidiano infatti si sostiene che la prima telefonata sia arrivata dopo le 17,40, ovvero dopo l’invio del messaggio Whatsapp di Parete a Marcella, e che i soccorsi erano comunque partiti alle 19,45.
Il direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso, che si trovava a Pescara, ha messo comunque a verbale di essere stato contattato dalla sala operativa della Protezione Civile alle 17,40 (e quindi già i tempi non combaciano), e di aver risposto “non mi risulta” alla domanda se l’hotel fosse crollato.
«Ma perchè quella domanda 35 minuti prima della chiamata di Marcella? Probabilmente una prima richiesta di intervento al 118 deve essere arrivata dai sopravvissuti prima del contatto tra Parete e Marcella, innescando il cortocircuito dell’equivoco», conclude il quotidiano.
La slavina potrebbe essere arrivata intorno alle 17 e non alle 17,30 come appare dalle ricostruzione: questo avrebbe innescato le prime telefonate con richiesta d’aiuto e poi la verifica con il proprietario dell’hotel. Questo spiegherebbe — e giustificherebbe — l’apparentemente inumana risposta dell’operatrice. Ma proprio quel ritardo avrebbe impedito il decollo degli elicotteri per l’emergenza, sempre secondo quanto scrive il Messaggero nell’articolo di Valentina Errante.
(da “NextQuotidiano”)
Leave a Reply