“L’INCHINO”, CONSUETUDINE SOLO ITALIANA: NESSUNO E’ MAI INTERVENUTO PER PORVI FINE
GIA’ 52 VOLTE LA COSTA CONCORDIA AVEVA FATTO PASSAGGI RAVVICINATI ALL’ISOLA DEL GIGLIO SENZA MAI RICEVERE SANZIONI…. PER EVITARE LA TRAGEDIA SAREBBE BASTATO RISPETTARE IL CODICE DI NAVIGAZIONE
“Inchini tollerati”. Lo sono stati fino a qualche ora prima della tragedia sulla Costa Concordia che ha provocato morti e feriti incagliandosi sulla scogliera davanti al porto dell’Isola del Giglio.
Nei registri delle capitanerie di porto che dovrebbero controllare il traffico marittimo, emerge che la “Costa Concordia” – così come tutte le altre navi in zona e in navigazione nel Mediterraneo e nei mari di tutto il mondo – era “seguita” da Ais, un sistema internazionale di controllo della navigazione marittina che è stato attivato da alcuni anni e reso obbligatorio da accordi internazionali dopo gli attentati dell’11 settembre (in funzione anti-terrorismo) e dopo tante tragedie del mare avvenute in tutto il mondo.
L’Ais è un sistema che viene utilizzato (e lo è stato anche nel caso della Costa Concordia) proprio per evitare collisioni tra navi in navigazione o altri tipi di incidenti.
E questi sistemi, allestiti dalla Selex di Finmeccanica, sono attivi in tutte le capitanerie di porto italiane.
Con un comando centrale a Roma – al comando generale della Guardia Costiera – e giù giù fino ai grandi porti ed i piccoli centri della Guardia Costiera sparsi in tutte le isole del Mediterraneo.
Come provano i tracciati, registrati dal sistema Ais, quindi visibili a tutti, anche la “Costa Concordia” era sotto monitoraggio del sistema Ais.
Ma nessuno, alle 21.24 di quella tragica sera, quando quel bestione di acciaio ha virato improvvisamente di 45 gradi dirigendosi verso l’isola del Giglio, ha ritenuto di intervenire chiamando via radio il comandante Francesco Schettino, anche per sapere se era accaduto qualcosa di anomalo.
La nave viaggiava a una velocità di 15 nodi all’ora e si è diretta sotto la costa dell’isola del Giglio indisturbata.
Fino a quando la chiglia ha urtato contro lo scoglio a poco meno di 200 metri dalla costa, che l’ha bloccata facendola inclinare e provocando morti e feriti.
E che l’Ais fosse in funzione lo dimostrano anche le dichiarazioni del sottocapo della capitaneria Tosi che quella sera – quando ha ricevuto la telefonata dai carabinieri di Orbetello allertati da una telefonata della figlia di un passeggero che era a bordo della Costa Concordia – ha subito risposto: “Un attimo che attivo l’Ais”.
E quando l’ha attivato ha scoperto che la nave era ormai incagliata dando l’allarme alla capitaneria di Porto di Livorno e al comandante De Falco che poi si è messo in contatto con il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino.
Si è scoperto così che quel passaggio così vicino all’isola del Giglio era un omaggio all’ex comandante della Costa Concordia Mario Palombo ed al maitre della nave che è dell’isola del Giglio.
Si è scoperto anche che per ben 52 volte all’anno quella nave aveva fatto gli “inchini”.
Inchini che fino all’altro giorno, fino a prova contraria, erano stati tollerati: nessuno fino ad allora aveva mai chiesto conto e ragione ai comandanti di quelle navi.
Nessuno aveva cercato di capire perchè passassero così vicini alla costa dove per legge è anche vietato (se una piccola imbarcazione sosta a meno di 500 metri dalle coste, se beccata dalle forze dell’ordine, viene multata perchè vietato).
Figuriamoci se a un bestione come la Costa Concordia è consentito “passeggiare” in mezzo al mare a 150-200 metri dalla costa.
Il comandante Schettino, come confermano le indagini e le conversazioni radio con la capitaneria di porto di Livorno, ha fatto errori su errori, ma nessuno prima gli ha vietato di avvicinarsi troppo all’isola del Giglio.
Quando si è incagliata era troppo tardi.
Francesco Viviano
(da “La Repubblica”)
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