“VADA A BORDO, CAZZO”: ONORE, GLORIA E DISONORE
PER FORTUNA IN ITALIA PER OGNI SCHETTINO C’E’ ANCHE UN DE FALCO…DOPO LA DIFFUSIONE DELLE TELEFONATE TRA IL CAPO DELLA CAPITANERIA DI PORTO DI LIVORNO E IL COMANDANTE DELLA CONCORDIA, IL WEB SI SCATENA TRA STIMA E INDIGNAZIONE
La nave prende voce. E risuona in tutta Italia.
Passa dai telegiornali, rimbalza tra le stanze degli uffici, esce dai computer, dalle radio, dai profili dei social network.
Frasi, toni, risposte e domande che danno un quadro più chiaro di una notte buia.
Si ascoltano, riascoltano e mentre la Costa Concordia si inclina e affonda lenta, i contorni dei protagonisti del naufragio diventano più netti. Il capitano, gli ufficiali, la capitaneria di porto.
Chi ha aiutato, chi è andato via, chi ha avuto troppa paura, chi ha mantenuto il controllo, chi ha tentennato.
Ma la voce della nave oggi è quella di Gregorio De Falco, capo della Capitaneria di porto di Livorno. Esce dalle telefonate nelle ore 1 del naufragio con Francesco Schettino, comandante della Costa Concordia.
E’ la sua voce oggi a fare eco ovunque.
Il timbro deciso come nei film di guerra in bianco e nero, come gli eroi dei fumetti. Ma purtroppo è tutto vero.
De Falco ha una voce e l’impostazione d’altri tempi.
E non ci sono descrizioni che valgano più di quel tono indignato per far immaginare la scena di una sola notte.
Non è questione di processi nè giudizi.
C’era il capitano della nave su una scialuppa. C’erano le persone ancora intrappolate dentro.
C’era il capo della capitaneria in una stanza, alla radio, che cercava di capire la situazione, che spingeva il comandante a tornare indietro.
Per fare quello che lui, dalla sua stanza, non poteva fare.
Al telefono, rumori di fondo, altre persone intorno, caos. Schettino che si giustifica: “Ma si rende conto che è buio e qui non vediamo nulla …”.
De Falco, perentorio: “E che vuole tornare a casa Schettino? E’ buio e vuole tornare a casa? Salga sulla prua della nave tramite la biscaggina e mi dica cosa si può fare, quante persone ci sono e che bisogno hanno. Ora!”.
L’allarme alla capitaneria era arrivato da una passeggera della Concordia, tramite i carabinieri.
Da quel momento una serie di telefonate legano i due comandanti.
La prima dalla capitaneria il comandante Schettino la riceve verso mezzanotte e mezza (00,32).
Gli viene chiesto quante persone sono ancora a bordo.
Pochi minuti dopo (00,42) una nuova telefonata. De Falco chiede quante persone devono ancora essere evacuate. Schettino risponde un centinaio di persone. Inizia a contraddirsi. E’ fuori la nave.
De Falco è infuriato, capisce che sta mentendo ma non alza il tono, smuove il comandante, che sembra sperduto. “Comandante, ha abbandonato la nave?”, chiede De Falco. E’ gelido.
Spazientito, non vuole perdere tempo, per perdere le staffe ci sarà tempo: “Guardi Schettino che lei si è salvato forse dal mare ma io la porto… veramente molto male… le faccio passare un’anima di guai. Vada a bordo!”, dice.
All’1,46 le comunicazioni si fanno più concitate.
L’ufficiale della guardia costiera alza la voce.
Schettino: “Comandà , io voglio salire a bordo, semplicemente che l’altra scialuppa qua… ci sono gli altri soccorritori, si è fermata e si è istallata lì, adesso ho chiamato altri soccorritori…”.
De Falco: “Lei è un’ora che mi sta dicendo questo. Adesso va a bordo, va a B-O-R-D-O!. E mi viene subito a dire quante persone ci sono”.
Schettino: “Va bene comandante”.
De Falco: “Vada, subito!”
Gregorio De Falco è di origini napoletane, arruolato in Marina nel settembre del 1993, arrivato a Livorno nel 2005.
Vent’anni di esperienza alle spalle.
Venerdì sera era a capo della sala operativa della Capitaneria e coordinava un team di cinque persone.
Insieme a lui c’erano il capoturno, un operatore radio, l’operatore dell’apparecchiatura Port approach control (Pac), l’ufficiale di ispezione e l’ufficiale operativo, De Falco appunto.
Che in un’intervista sul Tirreno ha detto: “Abbiamo fatto solo il nostro dovere, cioè portare a regime il soccorso. La Capitaneria è un’istituzione sana, bellissima, semplice. Io sono innamorato del lavoro che faccio”.
E tutti hanno immaginato il timbro in cui l’ha dichiarato.
La rete, dopo aver sentito le voci della nave, si è scatenata.
Su Twiiter gli hashtag sono diversi, tre di questi hanno quasi 20 post al minuto (#vadaabordocazzo – #schettino – #defalco).
Su Facebook, sono nati subito altrettanti fanclub per De Falco e uno a sostegno di Francesco Schettino con duemila iscritti.
Continuano a riempirsi di commenti.
Post di stima per De Falco e indignazione per Schettino. Onore, gloria, e disonore.
L’Italia buona e l’Italia irresponsabile.
Qualcuno invita a non accanirsi troppo sul comandante della Concordia, a non renderlo vittima di un “tribunale del popolo”.
Ma non funziona così.
Funziona che la rete è viva, e commenta.
“La telefonata fra il comandante De Falco e Schettino andrebbe tradotta subito in tedesco. Monti apprezzerebbe”, dice un utente.
E un altro “Direi che vadaabordocazzo dovrebbe essere l’hashtag per tutti quelli che dicono ‘non è un problema mio'”.
E poi “Viva l’Italia del Comandante della Capitaneria di Porto”.
E ancora. “Comunque quella di De Falco è la cazziata del secolo”. E anche: “Io son qua, sto coordinando, ma scusate: che r’è na biscaggina?? Ccà c’stamm’ muzzann’e fridd!! Tenimm’l ummid intelloss!”, scrive il rapper Frankie Hi Nrg, anche lui su Twitter.
E mille altri, come: “grazie al cielo in italia per ogni schettino, c’è anche un de falco”.
Così la tenacia di un uomo del quale tutti hanno ascoltato la voce, oggi ha battuto i tentennamenti di un altro che avrebbe dovuto restare a bordo.
Che invece ha risposto al telefono da una scialuppa di salvataggio.
Che non aveva contato i passeggeri rimasti a bordo.
Che era al sicuro con gli altri ufficiali.
Che negli audio registrati sembra un bambino nel panico sgridato da un adulto.
Ma soprattutto un comandante che nel pericolo, non è riuscito a rispettare il codice d’onore.
Di lui deciderà il tribunale, deciderà la legge.
La reazione della rete è solo una critica alla voce che ha tentennato, alle bugie scoperte, e al disonore.
Katia Riccardi
(da “La Repubblica“)
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