LO STRABISMO FISCALE DELLA SINISTRA E IL PESO DELLA CGIL
SE SI VUOL APRIRE UN DIALOGO CON I PICCOLI NON SI PUO’ DIPENDERE DALLA CGIL
Ieri cominciando la sua giornata di lavoro da vice-ministro Stefano Fassina non avrebbe mai pensato che si sarebbe conclusa con una solenne stroncatura da parte del segretario della Cgil, Susanna Camusso.
Se c’è stato infatti in questi mesi un politico di punta del Pd attento a coltivare i rapporti con il sindacato è stato Fassina ma evidentemente Camusso è come quegli stopper d’area di rigore che quando devono randellare non stanno attenti a distinguere tra palla e gambe.
Il vice-ministro di buon mattino si era recato a un’assemblea della Confcommercio – gli stessi che avevano fischiato Flavio Zanonato – e con un pizzico di empatia aveva riconosciuto che non tutti gli evasori sono uguali, ma bisogna distinguere tra l’egoismo dei ricchi e chi evade per far sopravvivere la sua azienda nel commercio o nell’artigianato.
Buon senso, verrebbe da commentare ma Camusso non l’ha pensata così e ha emesso il suo verdetto: «Fassina ha commesso un drammatico errore politico».
Per carità , l’allievo prediletto di Vincenzo Visco di errori politici ne fa tanti, una buona parte per eccesso di generosità .
Ha sostenuto l’ipotesi di un governo del cambiamento Bersani-Grillo e ancora qualche giorno fa ha dato via libera a un emendamento del cinquestelle Pisano che istituiva il famigerato Durt e aumentava gli adempimenti burocratici dei Piccoli. Capita.
Il vero guaio di tutta questa vicenda è che però dimostra ancora una volta lo strabismo del Pd, che a differenza di quello di Venere non è una virtù.
Se si vuole aprire un canale di dialogo con i Piccoli, approfittando delle evidenti difficoltà della Lega, bisogna essere conseguenti e non dipendere dal giudizio della Cgil.
Se si mette in cima all’agenda, come è giusto, la lotta all’evasione fiscale bisogna calibrare gli strumenti per evitare di fare di tutt’erba un fascio e soprattutto di parlare di nuove tasse nel momento in cui la pressione fiscale è a livelli record.
Insomma è evidente che nel corpo della società italiana ci sono contraddizioni che vengono da lontano, in buona sostanza dal compromesso democristiano (deroga all’efficienza per i pubblici dipendenti in cambio di deroghe fiscali per gli autonomi). Per scomporle prima e riaggregarle poi ci vuole visione politica e polso fermo.
Due qualità che sembrano scarseggiare.
Dario Di Vico
(da “il Corriere della Sera“)
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