LO SVUOTACARCERI E’ LEGGE: EVITA LA MULTA UE, INTASA I TRIBUNALI E NON RISOLVE IL PROBLEMA DEI DETENUTI
ALLA FINE NE USCIRANNO SOLO DUEMILA
L’obiettivo era e resta uno solo: arrivare a maggio e schivare il colpo.
La sentenza Torreggiani non lascia scampo: se l’Italia non riuscirà a garantire — entro maggio, appunto — uno spazio non inferiore ai 3 mq e molte ore trascorse all’esterno della cella, verrà condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo a risarcire, con centomila euro ciascuno, sette detenuti che avevano fatto ricorso per le condizioni disumane in cui vivevano nei penitenziari di Busto Arsizio e Piacenza.
Cifra che, moltiplicata per i 15 mila detenuti eccedenti rispetto alla capienza delle nostre carceri, farebbe una somma degna di una Finanziaria.
E così, a due giorni dalla sua scadenza e a una settimana dal nuovo governo, ieri il Senato ha approvato con voto segreto —147 sì, 95 no e nessun astenuto — il disegno di legge di conversione del decreto del 2013: quello che è stato definito lo “svuota-carceri” e che in realtà , finora, ha portato fuori di galera soltanto 2.100 persone.
Erano 63.200, sono 61.100 e le previsioni da qui a maggio sono di scendere più o meno di altrettanto.
Quanto basta, secondo le previsioni del ministro Annamaria Cancellieri, per portare a casa il risultato di Strasburgo. E poco importa se la legge rischia di essere travolta dai ricorsi
LIBERAZIONE ANTICIPATA
È la norma più discussa, nata male e finita — forse — peggio. Prevede che lo sconto di pena, già esistente, di 45 giorni ogni sei mesi per i detenuti che si comportano bene salga a 75.
La decisione sarà comunque sub iudice. In origine, la norma era pensata per tutti i detenuti: le aspre critiche dei giudici antimafia, anche dalle colonne del Fatto , hanno portato poi all’esclusione dal beneficio di coloro che hanno commesso reati di mafia, omicidio, violenza sessuale, rapina aggravata ed estorsione.
E già questo potrebbe violare l’articolo 3 della Costituzione. Se poi si considera che la norma è “in via temporanea” (dal 1 gennaio 2010 al 24 dicembre 2015), i profili di incostituzionalità potrebbero anche essere due.
Perchè chi è entrato in carcere il 31 dicembre 2009 non ne ha diritto? Ieri il Senato ha votato contro l’emendamento dei 5 Stelle che avrebbe impedito di estendere il beneficio a corruzione e concussione. “Vergogna”, ha commentato il senatore Enrico Cappelletti.
BRACCIALETTI ELETTRONICI
Viene ribaltato l’onere della motivazione: se finora il giudice, concedendo i domiciliari, poteva prescrivere il braccialetto “solo se necessario”, adesso dovrà farlo sempre, a meno che non ne escluda la necessità .
I braccialetti erano già stati al centro di una grossa polemica, perchè costati oltre 9 milioni di euro allo Stato a beneficio di Telecom (dove lavora come responsabile della Direzione Administration, finance and control Piergiorgio Peluso, figlio della Cancellieri) e perchè, finora, ne sono state usate solo poche decine.
La legge specifica che l’utilizzo dei braccialetti non comporterà un ulteriore aggravio per le forze di polizia. Resta da capire, allora, chi controllerà i detenuti che ne verranno dotati.
PICCOLO SPACCIO
Il codice prevedeva che la lieve entità fosse un’attenuante nella detenzione e cessione illecita di stupefacenti.
Se bilanciata da aggravanti come la recidiva, finora potevano determinarsi pene molto alte.
Lo svuota-carceri rende invece la lieve entità reato autonomo, con possibilità di disporre l’affidamento terapeutico dei tossicodipendenti anche per più di due volte.
È un modo per ripristinare la differenza tra droghe leggere e pesanti, che la Fini-Giovanardi (bocciata dalla Consulta la settimana scorsa) aveva eliminato
ESPULSIONE DEI DETENUTI stranieri.
Viene ampliato il campo dell’espulsione come misura alternativa al carcere. Varrà anche per i delitti previsti dal testo unico sull’immigrazione, purchè la pena non superi i due anni, e per chi è condannato per rapina ed estorsione.
Anche in questo caso, visto che non ci sono i soldi per mettere le persone sugli aerei e riaccompagnarle in patria, è una misura che rischia di rimanere sulla carta.
AFFIDAMENTO IN PROVA
Viene portato da tre a quattro anni il limite di pena (anche residua) che consente l’affidamento ai servizi sociali.
“Peccato che non vengano ampliate le risorse professionali e finanziarie indispensabili all’implementazione delle misure alternative”, fa sapere il Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali.
GARANTE dei detenuti.
La legge istituisce l’ufficio del Garante presso il ministero di via Arenula: tre componenti in carica per cinque anni.
Ci saranno molte più denunce, ma le celle invivibili continueranno a essere tali.
Perchè fino a quando non si ripenserà da un punto di vista culturale all’intero “sistema carcere”, le risposte all’emergenza saranno i soliti rimedi all’italiana.
Silvia D’Onghia
(da “il Fatto Quotidiano“)
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