L’UE RICHIAMA L’ITALIA AL RISPETTO DELLE NORME INTERNAZIONALI DEL SOCCORSO IN MARE
“L’ASSISTENZA IN MARE E’ UN OBBLIGO”
Ancora un richiamo dall’Europa all’Italia sulla gestione dell’immigrazione. L’ammonimento questa volta arriva dalla commissaria Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson, che ha risposto a un’interrogazione presentata il 20 febbraio da un gruppo di eurodeputati, soprattutto di S&D, La Sinistra e Verdi, che chiedeva se il decreto-legge 2023/1, cioè il nuovo Codice di condotta per le Ong che soccorrono i migranti in mare, fosse in linea con il diritto europeo e internazionale.
“La Commissione ricorda costantemente agli Stati membri l’assoluta importanza di applicare la legislazione nazionale nel pieno rispetto del dovere dell’assistenza in mare, che costituisce un obbligo stabilito dal diritto internazionale in materia, in particolare dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e dalla Convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, anche quando a svolgere sistematicamente le attività di ricerca e soccorso sono imbarcazioni private. Le norme contenute nel decreto-legge 2023/1 (sul soccorso il mare, ndr) devono essere interpretate e attuate nel rispetto del diritto internazionale”, ha scritto la commissaria Ue.
L’interrogazione metteva in discussione il decreto italiano in quanto “impone alle navi civili di soccorso di dirigersi immediatamente verso un porto assegnato, spesso un porto lontano, dopo ogni salvataggio, fatto che ritarda le operazioni di ricerca e soccorso”.
“Tale ritardo – hanno scritto gli interroganti – è ancora più grave dal momento che di solito le navi effettuano più operazioni di salvataggio nell’arco di diversi giorni.
L’organizzazione non governativa Medici senza frontiere stima che, se le sue navi fossero state costrette ad allontanarsi dopo la prima operazione di salvataggio nel 2022, il numero di persone salvate sarebbe diminuito da 3.050 a solo 1.030″.
(da Fanpage)
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