ECO-ANSIA: IL 72% DEGLI ITALIANI NE SOFFRE, SONO SOPRATTUTTO GIOVANI: LA PERCEZIONE PIU’ ALTA DI IGNORANTI TRA I SOVRANISTI
“COSI’ MELONI AMMICCA AI NEGAZIONISTI”… “IL NEGAZIONISMO DANNEGGIA INDUSTRIA E TURISMO”
Il 72% degli italiani soffre di eco-ansia. Quasi 3 cittadini su 4, infatti, sono preoccupati per come si evolverà il clima della Terra, e guardano al futuro con pessimismo. A patire la condizione, quindi, non sono solo i giovani, come Giorgia Vasaperna che esternando le proprie emozioni ha fatto commuovere il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, ma rimangono comunque la fascia anagrafica più in apprensione a causa del cambiamento climatico.
Secondo i dati dell’Istituto Noto elaborati da Repubblica, tra le nuove generazioni l’incidenza del fenomeno è del 79% (il 14% è ottimista sul futuro pur preoccupandosi, il 7% resta neutro), per gli adulti la percentuale di preoccupati scende al 65%, ma resta invariata la quota di ottimisti.
Gli anziani si dimostrano i più tranquilli, con il 60% di pessimisti e il 30% di ottimista. Anche qui, i rimanenti sono neutri.
Più negazionisti tra gli elettori di FdI e Lega
Una sensazione che quindi viene percepita da tutta la popolazione, anche se sono soprattutto i più giovani ad esternarla, nonostante chi si ostina a minimizzarla, come fatto dal ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini nei confronti di Vasaperna.
Posizioni ambigue del leader della Lega che si riflettono in quelle degli elettori del partito, tra i quali sono il 77% riconosce l’evidenza scientifica – il 99,9% degli studi confermano che il cambiamento climatico è in atto e che a generarlo sono stati gli esseri umani – mentre il 23% non solo non lo imputa alle attività umane ma nemmeno crede che il fenomeno sia in corso.
In tutto il Paese è ben il 18% della popolazione a negare l’evidenza scientifica. Percentuali ancora più preoccupanti per Fratelli d’Italia. Appena il 69% degli elettori del partito della premier Giorgia Meloni dà ascolto agli esperti, e il 22% lo nega del tutto.
Le percentuali degli altri partiti sono più in linea con la realtà dei fatti: il 95% degli elettori del Terzo polo e del Pd riconosce il cambiamento climatico antropico. Dato che scende al 92% tra gli elettori del M5S e al 74% tra gli astenuti. Secondo il sondaggio, condotto su un campione rappresentativo della popolazione italiana di mille individui, il 48% dei cittadini chiede che il governo intervenga, anche se il 44% ritiene che l’emergenza climatica non sia tra le priorità dell’esecutivo Meloni. Infine, il 35% sarebbe disposto a pagare più tasse per migliorare la situazione.
Il presidente di Legambiente: «Meloni è rimasta agli anni ’90»
Di quest’ultima opinione è anche il presidente di Legambiente Stefano Ciafani: «Il governo rallenta sulla transizione ecologica e ammicca ai negazionisti climatici». E parla di un tema molto caro al centrodestra, spesso contrapposto alla transizione ecologica. In questo modo non danneggia tanto l’ambiente, quanto soprattutto il futuro delle imprese italiane: la manifattura, l’agricoltura, il turismo. E il paradosso è che i vertici di Confindustria stanno assecondando questa politica». L’ingegnere ambientale entra nel merito della critica: «Un video come quello diffuso dalla premier Meloni, in cui si parla di “eventi meteo catastrofici” e di “dissesto idrogeologico”, senza mai citare il clima, poteva essere girato negli anni Novanta, non nel 2023. Purtroppo è un modo per ammiccare ai negazionisti»
Il turismo italiano perderà almeno 15 miliardi
E non si tratta solo di una questione verbale: «Giorgia Meloni parla quasi ossessivamente di Nazione: eppure non lavora per la sovranità energetica dell’Italia. Anzi va nella direzione opposta: i nuovi gasdotti e rigassificatori ci renderanno dipendenti, se non dalla Russia, dal Nordafrica o dai produttori di gas naturale liquefatto». Il negazionismo, spiega ancora Ciafani, «ha l’effetto di rallentare la transizione energetica e di minacciare gli interessi della Nazione, per dirla con Meloni». L’esperto snocciola i numeri: «Secondo le previsioni del ministero dell’Ambiente, il turismo italiano rischia una flessione del 15% degli arrivi internazionali se la temperatura media del Pianeta salirà di 2 gradi [oggi siamo a 1,1. Se tutti i Paesi del mondo manterranno le promesse fatte, il riscaldamento globale raggiungerà i 2,7 gradi centigradi. Molto oltre la soglia considerata sicura di 1,5 gradi, ndr]».
«Confindustria fa gli interessi delle aziende energetiche»
Insiste Ciafani: «Le perdite economiche del settore sono previste rispettivamente in 17 miliardi di euro (innalzamento di 2 gradi)», mentre «l’agricoltura italiana subirà perdite per 12,5 miliardi l’anno». Infine, Ciafani tocca il tema dell’industria: È ormai chiaro che dentro Confindustria a pesare di più sono gli interessi di poche, grandi aziende energetiche. Solo così si spiegano le parole del presidente Bonomi secondo cui la transizione ecologica va fatta, ma lentamente. Questo approccio non va incontro alle tante, piccole aziende manifatturiere che vorrebbero avere bollette energetiche più leggere (investendo in rinnovabili anziché sul gas) e essere più competitive in termini di innovazione».
(da agenzie)
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