L’UMANITA’ DIMENTICATA NELL’INFERNO LIBICO: LE ONG ERANO TESTIMONI SCOMODI DEI CRIMINI CONTRO L’UMANITA’
IL PATTO DELLA VERGOGNA TRA L’ITALIA E IL GOVERNO CRIMINALE LIBICO… L’ITALIA, COME LA GUARDIA COSTIERA LIBICA, DOVREBBE FINIRE DAVANTI AL TRIBUNALE INTERNAZIONALE DELL’AJA PER CRIMINI CONTRO L’UMANITA’
Un patto scellerato. Quello che l’Europa ha contratto in Libia. Con l’Italia come apripista. Basterebbero le foto dei lager, centinaia di disperati ammassati come animali, peggio degli animali, in fetide celle.
Basterebbe soffermarsi a scrutare i loro sguardi, disperati, i loro volti, sfigurato dal dolore, i loro corpi, piagati dai segni delle torture, per dar conto di questo patto scellerato. Basterebbero quelle immagini scioccanti per fare un falò della narrazione governativa sull'”invasione” scongiurata, per chiudere nell’armadio della vergogna le tabelle sulla diminuzione degli sbarchi.
L’Europa, l’Italia in primis, ha puntato sulla Guardia costiera di Tripoli, addestrandola, armandola. Senza curarsi minimamente del fatto che quella “Guardia” era piena di ex trafficanti di esseri umani, di criminali in divisa, di aguzzini ai quali veniva garantita l’impunità .
Per le Ong si è ideato un codice di comportamento, prendere o lasciare, e tutte, chi prima e chi dopo, hanno lasciato il Mediterraneo.
Erano testimoni scomodi, e ora si capisce ancor meglio di che. Di crimini contro l’umanità .
La politica Ue di assistere le autorità libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riportarli nelle “terrificanti” prigioni in Libia “è disumana”. A denunciarlo è l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein in un comunicato diffuso a Ginevra.
“La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità “, è l’accusa durissima di al Hussein.
Gli osservatori dell’Onu in Libia “sono rimasti scioccati da ciò che hanno visto: migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari”, aggiunge Al Hussein, che accusa “l’Ue e i suoi stati membri di non aver fatto nulla per ridurre gli abusi perpetrati sui migranti”.
Non possiamo” – è la sua accusa – “rimanere in silenzio di fronte a episodi di schiavitù moderna, uccisioni, stupri e altre forme di violenza sessuale pur di gestire il fenomeno migratorio e pur di evitare che persone disperate e traumatizzate raggiungano le coste dell’Europa”.
Parla all’Europa, l’Alto commissario Onu, ma i suoi rilievi riguardano in primo luogo il “modello italiano”: l’accordo, negato ma documentato da inchieste e testimonianze, con alcune milizie libiche per contenere i migranti e bloccarli prima che si avventurassero sulla rotta del Mediterraneo.
Nessuno può dire: non sapevo, non ho visto.
Non bisogna andare troppo indietro nel tempo. Risale, infatti, al 6 novembre scorso uno degli ultimi naufragi documentati dall’Ong tedesca Sea Watch (una di quelle che non ha accettato di sottostare la codice di condotta del Viminale) dove hanno perso la vita circa 50 persone.
Le immagini registrare dalla nave in acque internazionali non si prestano a interpretazioni o a equivoci. Quelle immagini, agghiaccianti, mostrano uomini della Guardia costiera libica maltrattare e gettare in mare i migranti che cercano aiuto per salvarsi dall’annegamento. Silenzio da Roma. Idem da Bruxelles.
Silenzi pesanti, silenzi colpevoli.
A rompere questa cortina di silenzio sono le organizzazioni criminalizzate quest’estate, sono associazioni che si sono sempre battute in difesa dei più indifesi, dei senza diritti: Amnesty, Antigone, Oxfam, Medici senza Frontiere, le decine di associazioni che, assieme ai Radicali italiani di Emma Bonino, hanno dato vita alla campagna “Ero straniero.
L’umanità che fa bene”, raccogliendo oltre 85mila firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per cambiare politiche sull’immigrazione e superare la Bossi-Fini.
Il fatto è che l’Europa non ha interesse a che nella sponda Sud del Mediterraneo siano rispettati i diritti umani, sia salvaguardata la dignità della persona.
Perchè per l’Europa non si tratta di persone ma di “migranti”, e dunque un problema di sicurezza, di ordine pubblico, e se è così ciò che conta sono i risultati, non importa come ottenuti.
Le drammatiche affermazioni di Zeid Raad spiegano cosa significhi, nella realtà , l'”aiutiamoli a casa loro”. Significa riempire di miliardi di euro (modello Turchia) generali, dittatori, satrapi e rais perchè mettano un tappo alla rotta balcanica o a quella mediterranea.
Cerchiamo Gendarmi, non interlocutori a cui chiedere conto del rispetto degli standard minimi in materia di diritti umani.
Così è avvenuto in Libia. Se, a sinistra in ogni sua declinazione radicale o “centrista”, parole come giustizia, dignità , diritti umani, avessero ancora un qualche significato politico, la cosa da farsi, subito, sarebbe quella di stracciare gli accordi sottoscritti con il governo di (dis)accordo nazionale libico guidato dal “signor nessuno”, il sedicente premier Fayez al-Serraj, sapendo che poi, in materia di migranti e di lager, i destinatari di quell’accordo, e dei soldi, erano tribù e milizie in armi.
Sono diminuiti gli sbarchi, sono aumentati i morti.
Ma le tabelle si esibiscono, le vittime no. È anche questo il “patto della vergogna”.
(da “Huffingtonpost”)
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