M5S, DI MAIO PARTE DA OTTO PARLAMENTARI IN MENO, AMMANCO DI 795.000 EURO
RESI NOTI I NOMI DEI (PRIMI) PARLAMENTARI GRILLINI CHE HANNO PRESENTATO BONIFICI FALSI, ALMENO SEI SARANNO SICURAMENTE ELETTI
Luigi Di Maio parte da -8. Nel senso che, non appena le Camere saranno elette, il capo politico avrà otto parlamentari in meno poichè, come ha detto lo stesso candidato premier, si sono “autoesclusi”.
Sei per aver falsificato la rendicontazione dei fondi destinati alle piccole e medie imprese (quattro dei quali saranno quasi certamente eletti) e due perchè impresentabili.
Quindi, non è ancora il 4 marzo, non si è andati alle urne ma in Parlamento è come se esistesse già il gruppo Misto, nato e alimentato dal Movimento 5 Stelle alle prese con lo scandalo bonifici fasulli e persone che sarebbe stato meglio non presentare.
Luigi Di Maio, in un video, dopo giorni di rabbia, delusione e controlli incrociati tra i dati del Ministero del Tesoro e quelli dichiarati dai deputati e dai senatori, ha annunciato gli “autoesclusi” dal Movimento, che poi sono gli stessi che una volta eletti in Parlamento andranno a ingrossare il gruppo Misto, la compagine parlamentare che non fa capo ad alcun partito.
La legge parla chiaro: se si viene eletti non basta aver firmato il foglio di cui tanto ha parlato Di Maio e dove si legge che il firmatario rinuncia all’elezione. Circostanza che appare molto improbabile, ma se così fosse fa scuola il caso del senatore grillino Giuseppe Vacciano al quale per cinque volte il Parlamento ha respinto le dimissioni.
Comunque sia l’ammanco è pari a 795mila euro.
M5s ha versato realmente 23,4 milioni di euro e non 24,2 milioni come si era detto prima che scoppiasse il caso rimborsopoli.
Andando ai nomi, a coloro che hanno fatto il bonifico, lo hanno pubblicato sul sito della rendicontazione ma poi lo hanno annullato, dunque non è mai arrivato nelle casse del Tesoro, i record man dei mancati rimborsi in realtà sono un deputato e un senatore che hanno terminato il secondo mandato e, secondo le regole M5s, non sono dunque ricandidati: Ivan Della Valle, che non ha dato l’autorizzazione per accedere agli atti e che avrebbe un ammanco di 270mila euro, e Girolamo Pisano, anche lui ha chiesto il rispetto della privacy, non avrebbe versato 200mila euro.
Passiamo poi ai candidati con relativo posto che occupano nel listino proporzionale, almeno quattro di loro saranno certamente eletti. Maurizio Buccarella per 137mila, secondo nel listino Puglia 2 Senato (la prima è Barbara Lezzi, anche lei finita nell’occhio del ciclone ma è stata assolta poichè non c’era dolo).
Carlo Martelli, non ha dato l’autorizzazione per l’accesso agli atti e non dovrebbe aver donato circa 81mila euro: è capolista al Senato per il Piemonte 2; Elisa Bulgarelli non ha donato per circa 43mila ed è terza nel listino proporzionale in Emilia Romagna; Andrea Cecconi ha un ammanco di 28mila ed è capolista alla Camera nel listino Marche 2; Silvia Benedetti ha un ammanco di 23mila ed è capolista alla Camera nel listino Veneto 2 e infine Emanuele Cozzolino non ha restituito 13 mila euro ed è terzo nel listino del Veneto 1.
A questi si aggiungono i due “impresentabili”, già esclusi dal Movimento.
Il primo è Emanuele Dessì, secondo nel listino Lazio 3 alla Camera, per un post in cui si leggeva “ho menato tre ragazzi rumeni” e un video che lo ritraeva mentre ballava con un componente del clan Spada. Il secondo è il candidato massone Catello Vietiello in corsa nel collegio uninominale di Castellamare di Stabia.
Forse chi è terzo nel listino non nutre molte speranze di essere eletto, ma tutti gli altri sì. E Di Maio, quando i numeri in Parlamento saranno determinanti per un’eventuale fiducia, partirà almeno da meno 6 e forse anche da meno otto.
(da “Huffingtonpost”)
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