MA CHE GARANTISMO, LA SVOLTA DI GRILLO E’ SOLO ORWELLIANA
IL CODICE ETICO SPUNTATO SUL BLOG SANCISCE CHE DECIDE LUI LA “GRAVITA'” DELL’AVVISO DI GARANZIA… UN PENOSO TENTATIVO DI SALVARE LA RAGGI
Quella di Beppe Grillo non è una svolta garantista. Il codice etico spuntato sul blog senza autori e senza firma dice varie cose.
Nessuna di queste a garanzia della presunzione di innocenza di eventuali esponenti del Movimento 5 stelle sotto indagine.
L’unica forma di tutela prevista è quella all’autonomia decisionale del leader fondatore e di un gruppetto a lui vicino votato plebiscitariamente dall’ennesima riedizione digitale della legge Acerbo a uso e consumo degli iscritti al portale.
Il tono dello scarno documento di poco più di una paginetta e le interpretazioni autentiche degli esponenti stellati di queste ore hanno un che di inquietante.
Una costituzioncina etica octroyèè, che dice di voler puntare a rendere più trasparente e lineare il rapporto tra responsabilità politica e responsabilità giudiziaria di portavoce e iscritti, ma ha come ultimo fine la creazione di uno stato di diritto interno al Movimento.
Un sistema nel quale non ci sono garanzie per chi finisce nel tritacarne di un processo mediatico (chiedere a Federico Pizzarotti, che ancora attende risposte alle controdeduzioni che pure era stato invitato a fornire), se non quella dell’umore o della convenienza politica del capo.
Grillo – finalmente – fa carta straccia dell’equivalenza indagine/avviso di garanzia/qualcosa da nascondere/colpevolezza morale della quale i suoi sono stati alfieri sin dagli albori del grillismo.
Forse lo fa perchè si è accorto che l’esercizio del potere è cosa più complicata e probante dall’andare in piazza e fanculizzare il primo che passa perchè ti va.
E richiede di sporcarsi le mani, immergerle nel mare di cavilli e norme sovrapposte (o sovrapponibili dalla procura di turno) che possono lasciare schizzi di melma al riemergere.
Probabilmente lo fa per fermare sul nascere l’ordalia internettara dell’attivista più puro dei puri che chiederebbe le dimissioni di Virginia Raggi non appena – come si scrive da più parti in questi giorni – venisse raggiunta da un’indagine per l’esercizio delle sue funzioni da sindaco di Roma.
Ma al macero, oltre all’equivalenza di cui sopra, va anche il garantismo, qualunque sfumatura e peso si voglia dare al termine.
Un avviso di garanzia non ti bolla come reprobo. Solo perchè Grillo avoca a se e al suo tribunale del popolo (i probiviri) la decisione di distribuire le lettere scarlatte.
La distruzione dell’automatismo – discutibile, deprecabile, a volte osceno – lascia posto non all’attesa che chi viene coinvolto si difenda fino all’ultima istanza, ma a una totale discrezionalità .
Sancita dall’enunciato distopico “presunzione di gravità “.
Testuale: “Il Garante del MoVimento 5 Stelle, il Collegio dei Probiviri o il Comitato d’Appello, in virtù e nell’ambito delle funzioni attribuite dal Regolamento del MoVimento 5 Stelle, valutano la gravità dei comportamenti tenuti dai portavoce, a prescindere dall’esistenza di un procedimento penale”.
Non è l’innocenza fino a prova contraria, non sono nemmeno i bizantinismi della legge a decidere del destino di chi abita nell’universo stellato.
È la struttura che ha il dito sospeso sul tasto rosso e sul tasto verde, l’attivazione dei quali non passa nemmeno da una valutazione di carte, cavilli, accertamenti, approfondimenti.
Ma da quel che Grillo e i pretoriani presumeranno sia grave o meno grave, sconveniente o meno sconveniente all’ecosistema interno.
Nulla di nuovo nella fattoria delle stelle, dove tutti gli astri brillano, ma alcuni brillano più degli altri.
Più che garantista, la svolta di Grillo è orwelliana.
Pietro Salvatori
(da “Huffingtonpost“)
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