“MA CHE RAZZA DI UOMINI E’ QUESTA?”: I VERSI NELL’ENEIDE DI VIRGILIO CI RACCONTANO LA TRAGEDIA ODIERNA NEL MEDITERRANEO
“QUI, IN POCHI, NUOTAMMO ALLE VOSTRE SPIAGGE. CHE RAZZA DI UOMINI E’ QUESTA? O QUALE PATRIA COSI’ BARBARA PERMETTE SIMILE USANZA? CI NEGANO IL RIFUGIO DELLA SABBIA, CI VIETANO DI FERMARCI. SE DISPREZZATE IL GENERE UMANO TEMETE GLI DEI”
Nel primo Libro dell’Eneide di Virgilio, mentre Enea e i suoi stanno per raggiungere le coste della Sicilia, dopo sette anni di navigazione, arriva la tempesta.
La dea Giunone, da sempre ostile ai troiani, briga con Eolo, re dei venti, a scatenare una tempesta senza precedenti.
Ma anche Enea ha i suoi santi in Paradiso e così, sostenuto da Nettuno, dio delle acque, si salva e con sette delle sue venti navi approda nelle coste della Libia.
Qui dovrà convincere Didone, la regina di Cartagine, con una famosa orazione, per chiederle ospitalità :
“Qui, in pochi, nuotammo alle vostre spiagge. Che razza di uomini è questa? O quale patria così barbara permette simile usanza? Ci negano il rifugio della sabbia; dichiarano guerra e ci vietano di fermarci sulla terra più vicina. Se disprezzate il genere umano e le armi degli uomini, temete almeno gli Dei, memori del bene e del male.”
Sono i versi da 538 a 543 dell’Eneide di Publio Marone Virgilio, poema composto probabilmente tra il 29 a.C. e il 19 a.C., opera epica alla base della nostra cultura non solo perchè narra la nascita di Roma, ma perchè da oltre duemila anni racconta la “lotta per la vita” di un uomo e dei suoi compagni, narrando la leggendaria storia di un gruppo di profughi che, sfuggendo dalla guerra, viaggiarono tra tempeste, morti e naufragi per il Mediterraneo fino ad approdare nel Lazio, diventando il progenitore del popolo romano, i fondatori dell’Italia.
Quella stessa Italia che oggi nega ad altri disperati l’approdo e, dunque, la salvezza. Che Nettuno sia con loro.
(da “Fanpage”)
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