“MA QUALE TOGA ROSSA, ERO AMMIRATORE DI MARONI”: INTERVISTA AL PROCURATORE CAPO DI GENOVA
COZZI: “LE ACCUSE DI SALVINI SONO RIDICOLE. LA GDF HA CONTATTATO LA SUA SEGRETERIA, NON DICA CHE NON ABBIAMO NOTIFICATO L’ATTO, E’ STATO LUI A DIRE CHE FINO A LUNEDI’ NON ERA DISPONIBILE A RITIRARLA”
«Forse è la prima volta nella vita che qualcuno mi dà della “toga rossa”, al massimo mi era capitato di sentirmi dire che ero troppo moderato», dice Franco Cozzi, procuratore di Genova, da sempre attestato come vicino a Unicost (corrente centrista della magistratura).
«Non voglio entrare in polemica con nessun rappresentante politico, ma solo chiarire un messaggio: qui non c’è alcun attacco alla Costituzione. Anzi, noi siamo intervenuti in difesa del Parlamento».
L’unico momento in cui la tensione sembra allentarsi è quando le agenzie di stampa battono la nuova accusa di Matteo Salvini, che in questa iniziativa della magistratura vede un complotto delle «toghe ultrarosse»: «Forse è la prima volta nella vita che qualcuno mi dà della “toga rossa”, al massimo mi era capitato di sentirmi dire che ero troppo moderato», ridacchia Franco Cozzi, procuratore di Genova, da sempre attestato come vicino a Unicost (corrente centrista della magistratura, a cui sottolinea peraltro di «non aver alcuna affiliazione»).
«Scherzi a parte. Non voglio entrare in polemica con nessun rappresentante politico. Voglio solo chiarire un messaggio: qui non c’è alcun attacco alla Costituzione. Anzi, noi siamo intervenuti in difesa del Parlamento, che si è costituito parte civile in questo processo».
Dottor Cozzi, per il segretario della Lega Nord Matteo Salvini il sequestro dei fondi è un accanimento politico, il tentativo di affossare un partito prima delle elezioni attraverso un provvedimento giudiziario…
«Questo è ridicolo. Chi mi conosce sa che non nutro nè antipatie, nè simpatie per alcun movimento politico, a patto che si muova nel solco costituzionale».
Conferma di non essere una toga rossa?
«Al massimo sono una toga rossoblù: confesso di essere tifoso del Genoa (Ride ancora, poi il tono si fa di nuovo serio). Nutro rispetto per la storia della Lega Nord. Per esempio, considero Roberto Maroni uno dei migliori ministri dell’Interno che abbiano mai guidato il Paese. Ho rapporti istituzionali ottimi con alcuni esponenti di quel partito, come l’assessore Sonia Viale, con cui stiamo portando avanti una collaborazione eccellente sulle Rems (gli istituti che hanno sostituito i manicomi criminali, ndr). La politica non c’entra nulla».
Nessun attacco alla Costituzione?
«Ma per piacere. Nel trattare la vicenda è stato omesso un dettaglio fondamentale: il Parlamento si è costituito parte civile nel processo agli ex vertici della Lega Nord, perchè, come prevede l’impostazione accusatoria, ritiene di essere stato danneggiato».
Anche l’attuale gestione del Carroccio sostiene di essere stata vittima delle spese effettuate durante la gestione dell’ex tesoriere Francesco Belsito.
«Potevano costituirsi parte civile. In un primo momento so che avevano pensato di farlo, ma poi, legittimamente, hanno rinunciato».
Salvini contesta anche il fatto che il sequestro sia arrivato prima che il giudizio sia definitivo.
«Proviamo a fare un po’ di chiarezza. Si tratta di un sequestro cautelativo, che segue una sentenza del tribunale di Genova. Se venisse ribaltata, quel denaro verrebbe restituito. È un atto doveroso, perchè, vista la somma rilevante (circa 48 milioni di euro, ndr), il rischio è che svaniscano i soldi per risarcire le vittime. Anche perchè le entrate del partito, come documentano i loro difensori, sono in calo. Non solo. La Lega Nord è stata condannata a rispondere in solido insieme agli imputati condannati. Senza quantificare il sequestro al movimento sarebbe impossibile procedere con l’azione civile nei confronti dei singoli».
Perchè aggredire prima il patrimonio del partito?
«Esiste un’importante sentenza della Cassazione in tema di sequestri, il “caso Gubert”. In quel processo, che riguardava questioni fiscali, gli imputati contestarono il congelamento dei beni, facendo notare che i guadagni erano andati all’ente per cui lavoravano. Ecco, a prescindere dalle condotte di chi ha gestito le casse della Lega Nord, il partito, afferma il tribunale, ha incassato 48 milioni di euro di rimborsi pubblici a cui non aveva diritto».
Tra le dichiarazioni di giornata c’è anche quella che avete sequestrato i fondi della Lega senza fornire “uno straccio di carta”.
«Mi risulta in realtà che appena avviate le complesse procedure di sequestro la Guardia di finanza si sia messa in contatto con la segreteria di Salvini, per notificargli il provvedimento. È stato lui a dare disponibilità a ricevere l’atto solo dopo lunedì».
(da “il Secolo XIX”)
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