MATTEO FRENZY: RILASSATI, DIO ESISTE, MA NON SEI TU
DICEVA ABRAMO LINCOLN: “PUOI INGANNARE QUALCUNO PER SEMPRE, PUOI INGANNARE TUTTI PER UN PO’, MA NON PUOI INGANNARE TUTTI PER SEMPRE”
Nel secondo compimese del suo governo, ci permettiamo qualche consiglio non richiesto a Matteo Renzi, sempre più Frenzy nel senso hitchcockiano di “delirio” e “frenesia”.
1. Evitare sceneggiate tipo l’uomo solo al computer che arringa via Twitter i cittadini davanti alle sedie vuote della sala stampa. I giornalisti sono quel che sono, ma un premier dovrebbe almeno fingere di rispettarli. Oltretutto sono inoffensivi.
2. Ricordare sempre da dove viene. Quando scalava il Pd e l’outsider era lui, Renzi non disdegnava programmi tv scomodi, come Servizio Pubblico, forse perchè erano scomodi per chi allora stava al potere. Ora che lo sono per lui, non è una buona idea preferire i salotti comodi. La forza di un leader si misura dalla capacità di contraddire i critici, non di farsi lisciare il pelo dai servi.
3. Non scordare mai l’insegnamento del confessore: “Matteo, Dio esiste ma non sei tu, rilà ssati”. Se il Pd, fino all’altroieri anti-renziano, è diventato tutto renziano, così Forza Italia, la stampa e le tv, non dipende tanto dalla sua bravura, quanto dalla cupidigia di servilismo tipica di una certa Italia. Ma il fenomeno è passeggero: alla prima difficoltà , torneranno tutti anti-renziani.
4. Non fidarsi troppo del feeling con la “gente”. Se oggi milioni di italiani “vogliono” credere in Renzi e gli perdonano tutto, è più per disperazione che per convinzione. Ma gli innamoramenti non portano mai bene ai capi popolar-populisti: dal balcone di palazzo Venezia al distributore di piazzale Loreto il passo è brevissimo.
5. Non esagerare con le promesse impossibili da mantenere. Lo choc iniziale è stato salutare, dopo l’ossario dei Monti e dei Letta. Ma, con questi chiari di luna, più promesse fai, più aspettative crei, più bugie dici, più delusioni prepari. Diceva Abramo Lincoln: “Puoi ingannare qualcuno per sempre, puoi ingannare tutti per un po’, ma non puoi ingannare tutti per sempre”.
6. Non rottamare la rottamazione: oltre alla giovane età , è la principale ragione del successo di Renzi. Che però, appena divenuto segretario e poi premier, è parso virare verso la manutenzione: la pace con D’Alema, il riciclaggio di mezzo governo Letta, le candidature di vecchi ras tipo Chiamparino e D’Alfonso, la melina sull’arresto di Genovese stanno appannando l’immagine del rottamatore. Prima o poi la gente lo noterà .
7. Evitare la sovraesposizione mediatica. Occupare tv, giornali e Rete a ogni ora del giorno e della notte, grazie anche allo stomachevole servilismo dei media, può servire a drogare i sondaggi e forse i risultati delle Europee. Ma Renzi, pur essendo un abile comunicatore, non ha il repertorio da guitto di B. per rendere sopportabile l’overdose di sè. Alla lunga può stancare.
8 . Rispettare le regole. L’insofferenza alla par condicio mostrata nel mini-caso della Partita del Cuore non è un buon segno. Renzi non è più uno scout o un sindaco: la pretesa di sgambettare su un campo di calcio in diretta tv a sei giorni dal voto è vietata dalla legge. Bene ha fatto dunque a rinunciare, ma non a piagnucolare come un bambino capriccioso contro i grandi cattivi che gli han levato il pallone. E la sindrome del risotto di D’Alema da Vespa porta sfiga.
9. Badare più alla sostanza che alla forma. Dire “io riformo la legge elettorale e la Costituzione mentre gli altri chiacchierano” e poi partorire mostri come l’Italicum e il Senato delle Autonomie è insensato. Quando la gente scoprirà cosa c’è dentro le “riforme”, Renzi dovrà cambiarle o darsi alla fuga. Gli italiani chiedono riforme migliorative, non purchessia per dire di averle fatte. Ascoltare gli odiati “professoroni” e circondarsi di collaboratori migliori dell’attuale cerchio tragico potrebbe non essere una cattiva idea.
10. Combattere Grillo rubandogli le idee (a proposito: che ne è della promessa di abolire i “rimborsi elettorali”?), anzichè dandogli del “milionario”. Anche perchè finora Renzi si è retto sul patto d’acciaio con un miliardario, frodatore fiscale e detenuto: l’unico con cui non ha mai polemizzato. E “cambiare verso” anche lì?
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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