MEDIASET, DUE ANNI DI INTERDIZIONE PER BERLUSCONI, MA SCATTERA’ SOLO A INIZIO ANNO
RESPINTE LE DUE QUESTIONI DI COSTITUZIONALITA’ AVANZATE DALLA DIFESA CHE RICORRERA’ IN CASSAZIONE: DECISIONE PREVISTA NEI PRIMI MESI DEL NUOVO ANNO
Due anni d’interdizione dai pubblici uffici.
È questa la decisione della Corte d’Appello di Milano. I giudici hanno accolto la richiesta che aveva presentato il Pg Laura Bertolè Viale respingendo le due questioni di costituzionalità avanzate dalle difese.
Il processo era stato ordinato quest’estate dalla Corte di Cassazione che aveva annullato con rinvio la precedente interdizione che i giudici avevano quantificato in cinque anni.
Come si ricorderà i giudici di terzo grado, confermando i 4 anni di reclusione per frode fiscale, avevano annullato però i 5 anni d’interdizione dai pubblici uffici comminati dai giudici di secondo grado, sostenendo che vi fosse squilibrio nel rapporto con la condanna penale e che non si potessero superare i 3 anni d’interdizione.
Stamattina l’udienza si è aperta davanti alla terza sezione d’appello. Da una parte la richiesta del pg, infatti c’è la nuova quantificazione della pena accessoria richiesta dal Pg, ma dall’altra ben due eccezioni di costituzionalità sollevate dalla difesa del Cavaliere, rappresentata in aula dall’avvocato Niccolò Ghedini e da un sostituto processuale dell’avvocato Franco Coppi, l’avvocato Roberto Borgogno.
Nel suo intervento Ghedini aveva sostenuto da una parte l’incongruenza e l’irragionevolezza tra l’applicazione della legge Severino (decadenza dal seggio senatoriale e interdizione per sei anni dai pubblici uffici) e un’eventuale sentenza d’appello che quantificherebbe l’interdizione a soli due anni perchè finirebbero per sommarsi; dall’altra il fatto che avendo Mediaset aderito all’accertamento fiscale dell’agenzia delle entrate pagando undici milioni di euro lo scorso settembre – quindi dopo la sentenza della cassazione in agosto – la pena accessoria stabilita dai giudici non sarebbe applicabile in base l’articolo 13 della legge speciale numero 74 del 2000. La norma però dice che non sono applicabili le pene accessorie solo se si paga prima dell’apertura del dibattimento.
Qui invece il pagamento è intervenuto solo da pochi giorni.
Il difensore Niccolò Ghedini si è già detto pronto a ricorrere in Cassazione.
Un ricorso che punterà sia sul ricalcolo della pena accessoria, sia riproponendo entrambe le questioni di costituzionalità sulla legge Severino sollevate oggi in udienza.
Per la difesa del Cavaliere oggi “non avrebbe dovuto trovare applicazione nessuna misura interdittiva”.
Al verdetto d’appello ‘bis’ seguirà il deposito delle motivazioni, atteso entro 15 giorni.
Solo dopo un eventuale nuovo verdetto della Suprema Corte, che potrebbe arrivare a fine 2013 o inizio 2014, la decisione sarà definitiva.
A quel punto Berlusconi non potrà nè votare nè candidarsi per tutto il tempo indicato dai giudici e perderà il diritto di sedere in Parlamento.
Inoltre non potrà essere tutore o curatore, svolgere pubblici uffici e ogni incarico non obbligatorio di pubblico servizio.
Leave a Reply