MILANO, NAPOLI, GIORGETTI, ZAIA: I GUAI DI SALVINI NON FINISCONO MAI
LO SBARCO AL SUD E’ DIVENTATO UN NAUFRAGIO, A NAPOLI ESCLUSE LE LISTE PRO MARESCA
A Milano per la prima volta dal ’93, da quando entrò a Palazzo Marino al seguito del sindaco Formentini, Matteo Salvini non si candida a consigliere comunale, cedendo il posto da capolista alla “civica” Annarosa Racca che avrebbe voluto far correre da prima cittadina.
A Napoli, invece, la presentazione di una lista leghista a sostegno del pm Catello Maresca era appesa a un filo che si è spezzato: esclusa sul filo di lana per due minuti di ritardo nella presentazione, anche il ricorso è stato respinto dal Tar (insieme a quello di due civiche).
Una beffa, a cui qualcuno dà un connotato doloso e un’interpretazione maliziosa: evitare di contarsi in una città dove un sondaggio del “Mattino” sulle intenzioni di voto a 21 giorni dalle comunali ha collocato la Lega al 2,9% con FdI al 7,4% e Fi al 5,6%.
Insomma: la Lega “lepenista” non si concentra più sulla Lombardia (dove, addirittura, rischia il sorpasso da meloniani che cercano “un voto in più”) ma lo “sbarco al Sud” rischia di trasformarsi in un naufragio.
E non basta la trincea della Calabria – dove le rilevazioni danno Occhiuto in vantaggio e dove Salvini concluderà la campagna elettorale – per sedare il nervosismo che attanaglia via Bellerio.
Le amministrative, questo al leader è chiaro, saranno anche un test sulla sua linea di lotta e di governo. Che, sul secondo versante, ha ancora diversi nodi da sciogliere, oltre al malumore unanime dei governatori per i distinguo sul green pass.
Dopo la netta intervista di Zaia al “Corsera”, altrettanto chiare le parole del ministro Giorgetti dopo un incontro con gli imprenditori in Umbria: “Estendere il green pass a tutti i lavoratori è un’ipotesi in discussione. L’esigenza delle aziende è di avere sicurezza per chi opera nei reparti. Credo, quindi, che si andrà verso un’estensione senza discriminare nessuno, possibilmente”.
Perché, ha spiegato, “soltanto un contagiato, al netto delle conseguenze sanitarie rischia di far chiudere tutta l’azienda. Dobbiamo dare un sistema di certezze”.
Anche l’incontro di Salvini con Draghi, auspicato e reclamizzato, non è ancora in calendario. Né lo è quello con la ministra Lamorgese, che non ha risposto porgendo l’altra guancia alle ruvidezze salviniane.
Fino al 3 ottobre, tuttavia, la prima preoccupazione del quartier generale salviniano sono le comunali. Sarà il responso delle urne a mettere o meno l’attuale gestione sulla graticola.
A Roma, il segretario è riuscito a frenare il malcontento di Claudio Durigon, che si è dimesso da sottosegretario dopo la gaffe sul parco da intitolare al fratello di Mussolini dietro la promessa di una promozione nei ranghi del partito.
Raccontano però che la prospettiva di una sua nomina a vice-segretario non abbia fatto felice l’ala governista. E che, dunque, tutto sia ancora in stand-by, sebbene Durigon abbia smentito le voci che lo davano in avvicinamento a FdI.
A Napoli la situazione non è più tranquilla.
Il “Mattino” – che titolava “Polveriera centrodestra” – ha rivelato come i rapporti tra la Lega, che ha voluto Maresca candidato, e l’aspirante sindaco, sono ai minimi termini. Casus belli, il protagonismo dell’ex pm sulle liste che ha portato a un patto di ferro con gli azzurri a spese di leghisti e meloniani.
Salvini sabato ha portato il suo tour elettorale a Benevento, Caserta e Salerno snobbando platealmente proprio il capoluogo. Una rabbia fredda che però non riavvicina la Lega a FdI, che avrebbe voluto in corsa l’avvocato Sergio Rastrelli, figlio dell’ex governatore missino della Campania.
Ora, il Tar ha spento le speranze di una lista leghista (sia pure con l’escamotage del nome “Prima Napoli” perché da quelle parti il simbolo del Carroccio certo non traina). E resta, come in ogni thriller che si rispetti, l’incognita su come finirà la – agguerrita – partita elettorale.
(da Huffingtonpost)
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